Il caffè è il prodotto di largo consumo più diffuso della nostra vita quotidiana, con circa 1 miliardo di consumatori in tutto il mondo. La caffeina, ingrediente principale del caffè, oltre a centinaia di altri, ha molte azioni rapide e positive sul cervello, vale a dire aumenta la prontezza, favorisce la concentrazione, migliorando l’umore e il benessere.1
Il caffè migliora la risposta cardiovascolare allo stress mentale nei bevitori di caffè non abituali, con un ulteriore aumento della pressione sistolica, mentre nei bevitori abituali tale risposta viene attenuata. I bevitori abituali sono protetti dagli effetti stimolanti del caffè grazie alla down-regulation della risposta del sistema nervoso simpatico con un suo consumo regolare. Sorprendentemente, questo effetto del caffè è almeno parzialmente indipendente dalla caffeina e dovuto invece a centinaia di altri ingredienti che devono ancora essere definiti.2,3
In linea con queste osservazioni, a livello clinico, un consumo moderato di caffè è inversamente associato al rischio di insufficienza cardiaca, con l’effetto maggiore riscontrato con quattro porzioni al giorno. Molto probabilmente, il consumo moderato ma regolare di caffè attenua l’attivazione simpatica massiccia nell’insufficienza cardiaca e, in quanto tale, può fornirne una certa protezione.4
In un ampio registro che ha coinvolto oltre 40.000 partecipanti allo studio European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC)–Germania, il consumo di caffè durante quasi un decennio di follow-up non ha influenzato il rischio complessivo di malattie croniche. In aggiunta, sia il caffè con caffeina che quello decaffeinato consumati in una dose di quattro tazze al giorno sono stati associati a un rischio inferiore di diabete di tipo 2 rispetto a coloro che bevevano meno di una tazza al giorno.5,6 Rimaneva dunque la questione se sia importante anche in quale momento della giornata consumare il caffè.
Nell studio pubblicato sull’European Heart Journal, Wang et al. hanno analizzato l’ora del giorno in cui si consuma il caffè in un dataset di 42.188 adulti.7 Gli autori hanno delineato due distinti modelli di consumo di caffè, vale a dire il modello mattutino, presente in circa un terzo dei partecipanti, e un modello meno comune, lungo tutta la giornata, presente nel 14% dei partecipanti.
Durante un follow-up mediano di quasi un decennio, e dopo l’aggiustamento per l’assunzione di caffè con caffeina e decaffeinato, le quantità di tazze al giorno, le ore di sonno e altri fattori confondenti, il modello denominato mattutino, piuttosto che quello “tutto il giorno”, è stato significativamente associato ad un rischio inferiore di mortalità per tutte le cause con un hazard ratio di 0,84 e di mortalità cardiovascolare addirittura dello 0,69 rispetto ai non bevitori di caffè.
Perché l’ora del giorno dovrebbe essere importante? Nelle ore del mattino si verifica comunemente un marcato aumento dell’attività simpatica quando ci svegliamo, effetto che raggiunge il suo livello più basso durante il sonno. Pertanto, è possibile, come sottolineano gli autori, che bere caffè nel pomeriggio o la sera interrompa il ritmo circadiano dell’attività simpatergica.
L’attivazione simpatica induce la formazione di specie reattive dell’ossigeno. Gli effetti antinfiammatori documentati del consumo di caffè potrebbero quindi essere importanti. Inoltre, è interessante che il modello circadiano dell’infiammazione sia riflesso da livelli plasmatici più elevati di proteina C-reattiva al mattino, il che potrebbe ulteriormente contribuire ai pronunciati benefici del consumo di caffè al mattino rispetto a tutto il giorno o al tardo pomeriggio e alla sera.
Il punto di forza dello studio è il numero di individui inclusi e il lungo follow-up di quasi un decennio. Inoltre, la natura prospettica della raccolta dati, per quanto riguarda il consumo di caffè e le abitudini alimentari, è un ulteriore valore aggiunto. D’altro canto, l’analisi non deriva da coorti randomizzate, e i dati quindi forniscono solo associazioni piuttosto che causalità.
Bere caffè, dunque, potrebbe presentare potenziali e molteplici effetti benefici sull’apparato cardiocircolatorio, preferibilmente però quando si beve al mattino.
References:
1. Nehlig A. Effects of coffee/caffeine on brain health and disease: what should I tell my patients? Pract Neurol 2016;16:89–95.
2. Corti R, Binggeli C, Sudano I, Spieker L, Hänseler E, Ruschitzka F, et al. Coffee acutely increases sympathetic nerve activity and blood pressure independently of caffeine content: role of habitual versus nonhabitual drinking. Circulation 2002;106:2935–40.
3. Sudano I, Spieker L, Binggeli C, Ruschitzka F, Lüscher TF, Noll G, et al. Coffee blunts mental stress-induced blood pressure increase in habitual but not in nonhabitual coffee drinkers. Hypertension 2005;46:521–6.
4. Mostofsky E, Rice MS, Levitan EB, Mittleman MA. Habitual coffee consumption and risk of heart failure: a dose–response meta-analysis. Circ Heart Fail 2012;5:401–5.
5. Stevens LM, Linstead E, Hall JL, Kao DP. Association between coffee intake and incident heart failure risk: a machine learning analysis of the FHS, the ARIC study, and the CHS. Circ Heart Fail 2021;14:e006799.
6. Floegel A, Pischon T, Bergmann MM, Teucher B, Kaaks R, Boeing H. Coffee consumption and risk of chronic disease in the European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC)-Germany study. Am J Clin Nutr 2012;95:901–8.
7. Wang X, Ma H, Sun Q, Li J, Heianza Y, Van Dam RM, et al. Coffee drinking timing and mortality in US adults. Eur Heart J 2024;45:ehae871. 10.1093/eurheartj/ehae871