Il rene è vittima della ciccia
di Claudio Ferri
04 Marzo 2023

Un recente articolo di Arabi et al (Front Endocrinol (Lausanne) 2023 Jan 16;13:1095211) richiama l’attenzione del cardiologo su un aspetto sempre dimenticato: quello del ruolo nefrotossico dell’accumulo di grasso addominale.
E’ vero, infatti, che pressione arteriosa e glicemia elevate sono determinanti cruciali nell’induzione del danno renale, ma va ricordato che tra 1/5 ed 1/4 dei casi di malattia renale cronica vedono l’obesità come elemento contributore indipendente dai suoi abituali cattivi compagni di strada. Ciò potrebbe essere legato alla nefrotossicità delle componenti endocrine che usualmente si combinano all’obesità in chiave di ipersecrezione. Tale nefrotossicità, in particolare, sarebbe conseguente sia alla flogogenicità dell’accumulo adiposo, con conseguente danno glomerulare, sia alla fibrogenicità del medesimo accumulo, con esito in fibrosi della flogosi glomerulare. Gli ormoni e le sostanze maggiormente implicate in questo ambito sarebbero la leptina e l’adiponectina, con un ruolo minore ben studiato anche per resistina, visfatina, angiotensinogeno, e lipocalina.
L’attivazione endocrina obesità-correlata determina un asse adipe-rene che è necessario, pertanto, interrompere. Ciò può essere fatto attraverso farmaci attivi sulla flogosi intraglomerulare – sono in corso, ad esempio, studi con l’anti-interleuchina-6 ziltivekimab, proprio mirati al paziente con danno renale – sia ricercando il dimagrimento attraverso farmaci specifici come i GLP-1 agonisti. Questi ultimi, in particolare, hanno già dimostrato tanto di poter esercitare un effetto nefroprotettivo diretto in modelli sperimentali di obesità (Drug Des Devel Ther. 2022 Nov 9;16: 3893-3913), quanto di poter esercitare un significativo grado di nefroprotezione nei diabetico di tipo 2 con danno renale (eGFR <60 ml/min) ed obesità (BMI medio: 35.8 ± 4.79).

Prof. Claudio Ferri
Direttore della Scuola di Medicina Interna
Università degli Studi L’Aquila