AUTOMOBILI, GAS DI SCARICO ED EFFETTI CARDIOVASCOLARI
di Antonella Labellarte
30 Gennaio 2012

Numerosi studi negli ultimi 20 anni hanno riconosciuto nell’inquinamento atmosferico un importante e modificabile fattore di rischio cardiovascolare. Il peggioramento della qualità dell’aria nelle aree urbane è stato posto in relazione oltre che con l’asma, anche con un’ampia gamma di eventi avversi, quali l’angina, l’infarto e l’insufficienza cardiaca e l’esposizione prolungata alle polveri sottili è risultata associata all’estensione dell’aterosclerosi nelle carotidi e nelle arterie coronarie.
Un elegante studio epidemiologico ha dimostrato in passato (New England J Med 2004) che il rischio di comparsa di infarto del miocardio aumenta almeno tre volte dopo un’ora di esposizione al traffico.. 

Le cosiddette “polveri sottili” prodotte nella combustione dei motori a scoppio, dagli impianti di riscaldamento e nelle attività industriali, sono delle particelle microscopiche in sospensione nell’atmosfera, identificate dalla sigla PM (particulate matter) e da un numero PM10, PM2.5, ad esempio, che sta ad indicare che il diametro di tali particelle è inferiore a 10 µm (10 millesimi di millimetro), o 2.5 µm (2.5 millesimi di millimetro). Tanto più piccole sono, tanto più facilmente queste particelle attraversano le difese dell’apparato respiratorio. Una fonte importante di PM2.5 sono le automobili con alimentazione diesel.
Gli studi finora effettuati hanno condotto anche nel nostro paese alla stesura di normative che fissano dei limiti: ad esempio, per i PM10, 50 µg/m3 è il valore medio nelle 24 ore da non superare più di 35 volte per anno.
E’ ciò che conduce alle sempre più frequenti giornate con blocco del traffico nelle città, che così spesso risultano, a questo punto diremo “apparentemente” fastidiose..

Uno studio determinante, nel 2007, ha rivelato alcuni meccanismi che possono spiegare l’associazione tra infarto del miocardio e polluzione atmosferica. L’inalazione di gas di scarico provenienti da combustione di carburante diesel, da parte di volontari sani e pazienti affetti da malattia coronarica, ha causato ischemia miocardica, danneggiamento della funzione vascolare, con peggioramento della capacità di vasodilatazione ed un aumento della formazione di trombi nei vasi. Ma il gas di scarico è costituito da una miscela complessa di gas, polveri, micro gocce, particelle volatili e in questi studi passati non era possibile identificare quale dei componenti fosse il primo responsabile degli eventi cardiovascolari.
Lo studio pubblicato recentemente sullo European Heart Journal ha molti pregi: è stata utilizzata una camera che riproduce la reale esposizione ai gas nelle strade cittadine durante le ore di punta, un motore diesel reale alimentato con un carburante diesel del mondo reale. E’ stato condotto su 16 volontari sani. Un particolare sistema di filtrazione ha consentito di testare il gas di scarico non trattato, il gas di scarico costituito dalla sola fase gassosa,una volta eliminate le nano particelle, e le sole nano particelle purificate. Senza entrare nel dettaglio di un esperimento molto sofisticato gli studiosi hanno osservato che solo il gas di scarico non trattato ha danneggiato la funzione vasodilatatrice. Tale rilievo ha condotto gli autori ad affermare che “..è necessaria una accurata analisi dei componenti del particolato dei gas di scarico originati dall’utilizzo del carburante diesel per mettere a punto le tecnologie indispensabili a modificare le emissioni degli autoveicoli così alimentati.”

Questa affermazione conduce a considerazioni importanti in ambito di politica sanitaria e salute pubblica. Gli autori hanno utilizzato un sistema filtro in teflon molto efficace e non i filtri comunemente utilizzati nelle autovetture. Gli stessi autori hanno tuttavia dimostrato che anche i filtri attualmente in commercio sono in grado di abolire gli effetti cardiovascolari e pro trombotici dei gas di scarico dei motori diesel. Autovetture non provviste di tali sistemi, ancorché anche quelli in commercio siano già oggi migliorabili con le attuali tecnologie, non dovrebbero poter circolare. E se l’autoveicolo nella foto può costituire una “pittoresca eccezione” in una città con un buon tenore di vita, esso rappresenta la normalità nelle città di quei paesi ancora in condizioni di sottosviluppo. Inoltre è venuto il tempo di considerare il ruolo delle “particelle ultrafine”(UFPs). Le strategie adottate per ridurre le PM10 e PM2.5, se pur importantissime, potrebbero infatti non essere sufficienti nei confronti delle frazioni ultrasottili, che potrebbero avere effetti tossicologici diversi ed agire quindi attraverso altri meccanismi. E’ giunto il tempo di discutere come regolamentare l’emissione nell’ambiente di nano particelle originate dalla combustione al fine di tutelare la pubblica salute. E’ ovvio quanto sia necessario che chi governa si occupi di questi aspetti.

Fonte :
Nino Kunzli . From bench to policies: ready for a nanoparticle air quality standard? Eur Heart J 2011; 32: 2613-15 Nicholas L. Mills et al. Combustion derived nanoparticulate induces the adverse vascular effect of diesel exhaust inhalation. Eur Heart J 2011; 32: 2660-71

Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma