Uno per tutti. I teorici vantaggi del programmatore unico
di Filippo Stazi
18 Aprile 2023

Al momento ogni casa produttrice di dispositivi cardiaci impiantabili (pacemaker, defibrillatori, loop recorder) utilizza un proprio sistema di comunicazione con essi, sia per le interrogazioni in presenza, che in remoto. Nel primo caso si impiega il programmatore, differente per ogni brand, nel secondo ci si avvale, a seconda della scelta operata dalle varie ditte, di stand alone base stations poste a casa del paziente o di app scaricabili sugli smartphones. Il passaggio ad un unico sistema di comunicazione, uguale per tutti i dispositivi fornirebbe indubbi vantaggi.

Il primo di questi si verificherebbe in caso di controllo in urgenza. I pazienti che giungono acutamente in pronto soccorso privi di coscienza o che non hanno consapevolezza del dispositivo di cui sono portatori o che hanno barriere linguistiche, possono essere vittime di un ritardo di cure proprio per la mancata possibilità di interrogare precocemente il dispositivo impiantato. Inoltre non tutti i centri medici dispongono del programmatore dedicato di ognuna delle ditte operanti sul mercato e quindi il paziente potrebbe vedersi privato della possibilità di fare il controllo per mancanza dello stesso. Infine, non tutti i  medici hanno familiarità con i vari tipi di programmatori e i loro diversi modi di funzionamento. Un programmatore universale sicuramente ovvierebbe a queste problematiche, ridurrebbe il rischio di errori e faciliterebbe la cura del paziente.

Anche la gestione del monitoraggio remoto di questi dispositivi sarebbe facilitato da unico sistema di comunicazione, sia in termini di addestramento del paziente che del personale sanitario, costretto a confrontarsi con i diversi criteri attualmente impiegati nella programmazione del sistema, nella trasmissione dei dati e nella verifica delle informazioni. Ad esempio l’erogazione di una terapia antitachicardica attiva automaticamente una trasmissione di alert in alcuni dispositivi ma non in altri e anche la memorizzazione degli episodi aritmici rilevati differisce a seconda delle varie piattaforme. Inutile sottolineare il rischio di errore clinico che si annida nelle pieghe di tale variabilità. La possibile soluzione di inviare i dati a soggetti terzi esterni all’industria fabbricante il dispositivo che potrebbero convertirli in criteri standardizzati è costosa e richiederebbe comunque un’integrazione nel sistema di registrazione dei dati medici non facile da ottenere.

L’ultimo e forse maggiore beneficio di un sistema unico di comunicazione sarebbe la sua maggiore cybersecurity, aspetto con cui dovremo sempre più confrontarci nel prossimo futuro. L’adozione di un  sistema universale costringerebbe infatti le industrie produttrici a trovare un accordo su un comune protocollo di comunicazione, basato sugli standard industriali di sicurezza maggiormente accettati, quali il Kirchoff’s Open Design principle, mentre al momento i diversi produttori usano differenti protocolli con grossa variabilità da ditta a ditta. Infine, al momento i protocolli utilizzati sono in gran parte riservati e difficilmente controllabili dalle autorità regolatorie.

L’obiezione del diritto di brevetto e della tutela della libera concorrenza delle singole industrie viene meno in un contesto come quello medico, anche alla luce della scarsa partecipazione del paziente alla scelta del dispositivo che gli viene impiantato, decisione cui spesso partecipa poco anche il medico.

Non si possono negare le indubbie difficoltà da superare per giungere ad una soluzione di questo tipo, non tanto tecniche quanto politiche ed economiche. Ogni brand ha infatti investito molto nei propri sistemi di comunicazione e difficilmente, senza un forte intervento dei decisori pubblici, necessariamente coordinato a livello mondiale, sarà disposto ad abbandonarlo ed ad impegnarsi in nuove piattaforme. Inoltre una volta il sistema unico divenisse realtà sarebbe complesso ripartire tra i vari produttori la responsabilità di gestione dello stesso e i costi connessi con la sua manutenzione. Ciò nonostante, sebbene la probabilità che questo in futuro avvenga è al momento ancora piuttosto remota, non vi è dubbio che il passaggio ad un unico sistema di comunicazione sarebbe un enorme passo avanti nello spostare l’attenzione dall’industria al paziente.

Bibliografia:

  1. Kramer DB, Moe MEG, Peters NS. Bempedoic A universal programmer for cardiac implantable electrical devices-clinical, technical and ethical considerations. JAMA Cardiology 2023; 8 (4): 307-308