Trattamento percutaneo del tronco comune: la localizzazione della malattia impatta sulla prognosi?
di Simone Budassi
21 Febbraio 2023

Il trattamento della malattia ostiale del tronco comune (TC), mediante angioplastica, ha mostrato risultati favorevoli al follow up a tre anni quando confrontato con il trattamento di lesioni del tronco comune al corpo o al tratto distale; questi i risultati dello studio retrospettivo di Sui Y e colleghi recentemente pubblicato su Eurointervention [1].

Attualmente ci sono pochi dati che correlano la localizzazione della malattia aterosclerotica sul tronco comune ed il suo trattamento mediante PCI con la prognosi. In questo studio sono stati arruolati un totale pazienti con malattia del tronco comune (TC) dal 2004 al 2016. I pazienti sono stati divisi in tre gruppi a seconda della localizzazione della malattia sul TC: il gruppo lesione ostiale definiva una malattia a 3 mm dall’ostio con un diametro della stenosi >50%, quello mid-shaft comprendeva pazienti con malattia localizzata al corpo del TC, mentre il gruppo bifurcation comprendeva pazienti con malattia aterosclerotica > 50% localizzata nel tratto distale del TC e/o coinvolgenti l’origine di  arteria coronaria discendente anteriore (LAD) e circonflessa  (Cx). L’endpoint primario analizzato, target vessel failure (TVF), era un composito che comprendeva morte cardiaca, infarto miocardico (IM) del vaso target e rivascolarizzazione del vaso target.

Dei 4652 pazienti arruolati, 627 (13.6%) avevano una lesione all’ostio del TC. C’era una maggiore prevalenza femminile (31.3%) rispetto ai gruppi mid-shaft (18.1%) e bifurcation (19.9%) (p<0.001). Durante il lungo follow up di tre anni l’endpoint composito si è osservato nel 7.5% dei pazienti del primo gruppo, nel 6.8% del secondo gruppo e nel 9% del terzo gruppo, distribuendosi quindi in maniera omogenea nella popolazione in esame. Il singolo endpoint di IM si è osservato in maniera significativamente minore nel gruppo ostiale rispetto al gruppo biforcazione (2% vs 4.2% p=0.02) mentre era simile tra gruppo ostiale e mid shaft (p=0.95). Anche l’endpoint IM del vaso target ha avuto una minore incidenza nel gruppo ostiale rispetto al gruppo biforcazione (1.8% vs 3.9%; p=0.02) mentre si manteneva simile nel gruppo ostiale contro il gruppo mid-shaft. La spiegazione di questi risultati potrebbe risiedere nell’ulteriore bias che le differenti tecniche nel trattamento delle biforcazioni inseriscono nell’analisi. Gli autori hanno quindi sottoanalizzato questa popolazione: l’endpoint TVF si è osservato nel 7.8% dei pazienti con lesione ostiale e nel 10.7% di quelli del gruppo bifurcation trattati con due stent (p =0.03) mentre quando il primo gruppo veniva confrontato con lesioni di biforcazione trattate con tecnica Provisional non si osservavano differenze statisticamente (7.8% vs 8.6% p= 0.38).

Studi precedenti avevano già valutato la differenza tra malattia localizzata alla biforcazione e quella localizzata all’ostio-tratto medio, senza però differenziare ulteriormente questo secondo gruppo. In questi trials pazienti sottoposti a PCI di lesioni ostiali/corpo del TC avevano una ridotta incidenza di rivascolarizzazioni rispetto a quelli con malattia del TC distale, senza però essere associati ad un aumento del MI o della mortalità [2,3,4]. Questa differenza potrebbe essere attribuibile al ridotto utilizzo di strategie a doppio stent nel trattamento delle biforcazioni in questo studio. Inoltre, la definizione di MI  era relativamente più ristretta rispetto agli studi precedenti sull’argomento. Un limite importante dello studio di Sui Y e colleghi riguarda l’utilizzo dell’imaging intravascolare, che veniva lasciato a discrezione dell’operatore. Nel trattamento del TC infatti, l’imaging intracoronarico è ormai essenziale nella valutazione della severità delle lesioni, nella pianificazione della procedura in termini di materiali e tecniche utilizzate e nella valutazione/ottimizzazione dei risultati della PCI [5,6].

In conclusione, in questo studio, il trattamento del TC ostiale ha ottimi outcomes nel follow up a 3 anni, con un rischio simile di IM quando confrontati con il gruppo che presentava malattia al corpo del TC e un rischio invece ridotto quando confrontati con i pazienti con malattia del TC distale.

Bibliografia

1 Sui Y, Qian J, Guan C, Xu Y, Wu N, Yang W, Wu Y, Dou K, Yang Y, Qiao S, Xu B. Long-term clinical outcomes of percutaneous coronary intervention for ostial left main coronary artery disease. EuroIntervention. 2023 Feb 16:EIJ-D-22-00909. doi: 10.4244/EIJ-D-22-00909. Epub ahead of print. PMID: 36799005.

2 Naganuma T, Chieffo A, Meliga E, Capodanno D, Park SJ, Onuma Y, Valgimigli M, Jegere S, Makkar RR, Palacios IF, Costopoulos C, Kim YH, Buszman PP, Chakravarty T, Sheiban I, Mehran R, Naber C, Margey R, Agnihotri A, Marra S, Capranzano P, Leon MB, Moses JW, Fajadet J, Lefevre T, Morice MC, Erglis A, Tamburino C, Alfieri O, Serruys PW, Colombo A. Long-term clinical outcomes after percutaneous coronary intervention for ostial/mid-shaft lesions versus distal bifurcation lesions in unprotected left main coronary artery: the DELTA Registry (drug-eluting stent for left main coronary artery disease): a multicenter registry evaluating percutaneous coronary intervention versus coronary artery bypass grafting for left main treatment. JACC Cardiovasc Interv. 2013;6:1242-9

3 Palmerini T, Sangiorgi D, Marzocchi A, Tamburino C, Sheiban I, Margheri M, Vecchi G, Sangiorgi G, Ruffini M, Bartorelli AL, Briguori C, Vignali L, Di Pede F, Ramondo A, Inglese L, De Carlo M, Bolognese L, Benassi A, Palmieri C, Filippone V, Barlocco F, Lauria G, De Servi S. Ostial and midshaft lesions vs. bifurcation lesions in patients with unprotected left main coronary artery stenosis treated with drugeluting stents: results of the survey from the Italian Society of Invasive Cardiology. Eur Heart J. 2009;30:2087-94.

4 Burzotta F, Lassen JF, Banning AP, Lefèvre T, Hildick-Smith D, Chieffo A, Darremont O, Pan M, Chatzizisis YS, Albiero R, Louvard Y, Stankovic G. Percutaneous coronary intervention in left main coronary artery disease: the 13th consensus document from the European Bifurcation Club. EuroIntervention. 2018;14:112-20.

5 De la Torre Hernandez JM, Hernández Hernandez F, Alfonso F, Rumoroso JR, Lopez-Palop R, Sadaba M, Carrillo P, Rondan J, Lozano I, Ruiz Nodar JM, Baz JA, Fernandez Nofrerias E, Pajin F, Garcia Camarero T, Gutierrez H; LITRO Study Group (Spanish Working Group on Interventional Cardiology). Prospective application of pre-defined intravascular ultrasound criteria for assessment of intermediate left main coronary artery lesions results from the multicenter LITRO study. J Am Coll Cardiol. 2011 Jul 19;58(4):351-8. doi: 10.1016/j.jacc.2011.02.064. PMID: 21757111.

6 Kang SJ, Ahn JM, Song H, Kim WJ, Lee JY, Park DW, Yun SC, Lee SW, Kim YH, Lee CW, Mintz GS, Park SW, Park SJ. Comprehensive intravascular ultrasound assessment of stent area and its impact on restenosis and adverse cardiac events in 403 patients with unprotected left main disease. Circ Cardiovasc Interv. 2011;4:562-9.