Fino al ‘700 il medico era un soggetto eteronomo che riceveva tutte le norme per il proprio comportamento dall’autorità civile oppure religiosa, secondo lo stato, senza alcuna autonomia. I collegi medici inglesi sul finire del XVIII secolo furono i primi ad aspirare all’indipendenza da ingerenze esterne. Gli Statutes del Royal College of Physicians di Londra si limitavano a disciplinare i rapporti fra medici, a salvaguardare la rispettabilità della categoria e a controllare l’osservanza della deontologia: vietavano di denigrare l’opera dei colleghi, di disputare in presenza dell’ammalato e di contrattare gli onorari. Consigliavano inoltre l’abbigliamento, il modo di comportarsi e soprattutto raccomandavano la segretezza. Molte norme si addicevano assai più a società segrete che ad un ordine professionale. Niente doveva essere rivelato né all’ammalato né ai colleghi, molte tecniche terapeutiche venivano tenute segrete ed erano monopolio di pochi, l’uso del forcipe era un segreto di famiglia che veniva tramandato di padre in figlio. Questi ostetrici indossavano un ampio mantello col quale celavano sé stessi. Le partorienti e le loro manovre agli occhi di tutti. Non pochi medici avvertivano disagio per questi comportamenti e ritenevano che l’affettazione del mistero non fosse il modo migliore per tenere alta l’autorevolezza della professione e che troppi atteggiamenti meglio si addicessero ai maghi e agli stregoni che ad uomini di scienza. In Inghilterra, contemporaneamente agli inizi della rivoluzione industriale, nacquero i primi gruppi di medici riformatori, fra questi per passione e intelligenza emerse Thomas Percival che aveva studiato a Manchester e che fu il primo ad iscriversi alla Warrington Academy che come altre accademia dissidenti era frequentata soprattutto da presbiteriani e che divenne celebre per la modernità dell’insegnamento. Non potendo frequentare, in quanto dissidente, le Università di Oxfort né di Cambridge, studiò a Edimburgo e si laureò a Leyda. Esercitò la professione a Manchester, fiorente centro dell’industria laniera, dove divenne un leader della vita culturale. Uomo pio e dotto, fu la “voce più autorevole dell’ala conservatrice dell’illuminismo in medicina”, incaricato dello studio di un nuovo schema di condotta professionale, pubblicò nel 1783 i due volumi della sua “Etica Medica” che, per modestia, redasse sotto forma di consigli al figlio. Condannò la misteriocrazia medica fonte di paura, ansia e diffidenza per il malato, disapprovò la tendenza alle prognosi funeste e affermò che il medico doveva essere sempre “ministro di speranza e di sollievo”. Affrontò anche problemi pratici come la riforma del sistema carcerario, l’igiene delle filande, gli ospedali per infettivi; aspirò a dare alla medicina un ruolo pubblico, sostenne per primo l’importanza dei principi della statistica in medicina e soprattutto l’etica come base alla professione medica. Thomas Percival nutrì un’incondizionata fiducia nella bontà dei medici, gentleman di aspetto e di modi che ad altro non aspirava che a governarsi e a migliorarsi nell’autonomia del College. La sua opera riscosse l’ammirata approvazione dei medici e contribuì grandemente al miglioramento della medicina inglese In lui in “neoclassicismo tollerante dell’Illuminismo si fuse con i problemi della prima industrializzazione” dando un contributo fondamentale alla tradizione britannica della medicina sociale: è considerato la figura più alta e nobile fra i medici riformatori d’Inghilterra.
Thomas percival, grande riformatore