Terapia supplementare con calcio e progressione dell’aterosclerosi coronarica. Un nuovo nemico in vista?
di Camilla Cavallaro intervista Francesco Prati
01 Febbraio 2021

L’assunzione di supplementi di calcio per via orale è molto diffusa nel trattamento dell’osteoporosi ed altri disturbi del sistema osteoarticolare; nonostante queste sostanze abbiano un comprovato beneficio a livello osseo, la sicurezza dal punto di vista cardiovascolare è rimasta un mistero per molto tempo. E’ noto infatti, che elevati livelli di calcio circolante, causati dall’assunzione di supplementi esogeni, possano favorire il processo di calcificazione dell’endotelio vascolare. L’assunzione di calcio potrebbe pertanto favorire la progressione e vulnerabilità della placca aterosclerotica

Bazarbashi e colleghi, a questo proposito, hanno pubblicato un interessante lavoro con ecografia coronarica intravascolare (IVUS), valutando su nove studi di progressione regressione dell’aterosclerosi, la variazione nel tempo dell’estensione delle calcificazioni coronariche e del volume della placca, in relazione all’assunzione di supplementi di calcio per via orale (1).

L’IVUS rappresenta una metodica estremamente accurata nella valutazione del volume degli ateromi, che vengono quantificati come percentuale della placca nel tratto esaminato (PAV). L’IVUS inoltre valuta in modo preciso il grado di calcificazione dell’aterosclerosi poiché il calcio, caratterizzato da un’iperecogenicità superiore a quella della tonaca avventizia, si associa ad un cono d’ombra (2). Gli autori hanno calcolato il grado di calcificazione del tratto studiato, impiegando il Calcium Index (CaI).

Dai risultati è emerso che nella popolazione esaminata (con età media 58 anni, 73% di sesso maschile, 43% in terapia con statine) si è verificato un cambiamento di PAV e di CaI con una media di -0.02 ± 1.9% (p= 0.44) ed una mediana di 0.02 (interquartile range: 0.00 to 0.06) (p <0.001) rispetto ai valori basali. Analizzando i dati con il metodo propensity-weighted, e correggendo per il tipo di trattamento farmacologico ricevuto, per i dati demografici, clinici, ecografici, e per i parametri di laboratorio, non sono emerse differenze significative tra i due gruppi per quanto riguarda il cambiamento annuale del PAV (least-squares mean: 0.09; 95% CI: 0.20 to 0.37 vs. 0.01; 95% CI: 0.27 to 0.29; p = 0.092) nei pazienti che assumevano integrazione di calcio. All’analisi multivariata invece, eseguita secondo il modello di regressione logistica, l’assunzione di calcio era associata in maniera indipendente ad un aumento del CaI (OR: 1.15; 95% CI: 1.05 to 1.26; p = 0.004).

 

Considerazioni:

Questo interessante studio mette in risalto come nei pazienti con malattia coronarica angiograficamente dimostrata, l’assunzione di supplementi orali di calcio sia correlata ad un progressivo aumento della calcificazione coronarica, indipendentemente dalle dimensioni dell’ateroma e dalle caratteristiche cliniche del paziente.

Nonostante precedenti studi (3) con valutazione CT del calcio coronarico avessero già dimostrato un associazione tra supplemento orale di Ca e presenza di calcificazioni coronariche, questo è il primo studio che ne dimostri l’impatto sulla progressione di malattia.

Saranno interessanti ulteriori approfondimenti anche per comprendere meglio l’effetto di questi cambiamenti sulla stabilità di placca e sull’outcome cardiovascolare, in modo da promuovere una valutazione rischio/beneficio prima della prescrizione di supplementi di calcio in determinate categorie di pazienti.

Intervista a Francesco Prati

C. Cavallaro: E’ cosi pericoloso ricorrere a supplementi di calcio?

F. Prati: Lo studio ci dice che in alcuni soggetti l’assunzione orale di calcio può favorire la progressione della malattia coronarica. L’osservazione si aggiunge a quella fornita in passato da una analisi dello studio MESA, che evidenziò un aumento del calcio nel 22% dei casi, impiegando il Calcium Score coronarico. Peraltro studi clinici hanno riportato una correlazione (anche se modesta) tra impiego di supplementi di calcio ed infarto miocardico. Abbiamo insomma più elementi per considerare pericoloso per le coronarie l’eccesso di calcio orale

C. Cavallaro: L’aterosclerosi calcifica è di fatto più pericolosa?

F. Prati: L’argomento è controverso. In realtà le placche più pericolose (vulnerabili) presentano una componente lipidica più marcata e superficiale. Solo alcune componenti calcifiche si sono dimostrate associate ad eventi infartuali. Mi riferisco ad alcuni noduli calcifici che si presentano come “spuntoni” di calcio che protrudono nel lume con un aspetto irregolare in superficie. C’è ancora molto da comprendere sul rapporto che lega il calcio al rischio di infarto.

C. Cavallaro: Le statine possono proteggere dai possibili danni indotti dai supplementi orali di calcio?

F. Prati: Anche questo aspetto è poco chiaro. Le statine modificano l’aterosclerosi, riducendo la componente lipidica delle placche e di fatto aumentano le calcificazioni. Non a caso nello studio che stiamo commentando l’impiego di statine potenti si accompagnava ad un aumento significativo del Calcium Index.

C. Cavallaro: Le cose si complicano. Esistono casi in cui in presenza di aterosclerosi è meglio non prescrivere statine?

F. Prati: No. Le statine ed altri farmaci ipolipemizzanti rimangono uno dei pilastri su cui poggia la prevenzione primaria e secondaria. In presenza di aterosclerosi va abbassato il colesterolo al valore (< 55 mg/dl) suggerito dalle linee guida, indipendentemente dalla presenza di calcificazioni. In futuro capiremo meglio il nesso tra calcio, rischio di infarto e terapie da utilizzare.

 

Bibliografia

  • Najdat Bazarbashi, Samir R. Kapadia, Stephen J. Nicholls et al. Oral Calcium Supplements Associate With Serial Coronary Calcification Insights From Intravascular Ultrasound; JACC: cardiovascular imaging, vol.14, no.1, 2021 january 2021: 259–68.
  • Mintz GS, Nissen SE, Anderson WD, et al. American College of Cardiology Clinical Expert Consensus Document on Standards for Acquisi- tion, Measurement and Reporting of Intravascular Ultrasound Studies (IVUS): a report of the Amer- ican College of Cardiology Task Force on Clinical Expert Consensus Documents. J Am Coll Cardiol 2001;37:1478–92.
  • Anderson JJ, Kruszka B, Delaney JA, et al. Calcium intake from diet and supplements and the risk of coronary artery calcification and its pro- gression among older adults: 10-year follow-up of the Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis (MESA). J Am Heart Assoc 2016;5:e003815.