Rosuvastatina a basso dosaggio o integratori alimentari? I risultati dello SPORT trial
di Laura Gatto
17 Gennaio 2023

L’uso di integratori alimentari è incrementato esponenzialmente nel corso degli ultimi 30 anni. Nella survey NHANES (National Health and Nutrition Examination Survey), che ha arruolato oltre 37.000 soggetti tra il 1999 ed il 2012, circa il 52% degli intervistati affermava di assumere integratori alimentari [1]; questa percentuale è salita a circa l’80% nel 2019 ed in circa il 20% dei casi tali supplementi erano a base di sostanze assunte con l’obiettivo di migliorare il profilo lipidico [2]. Le motivazioni che spingono un paziente a scegliere un “trattamento naturale” rispetto alla statina tradizionale sono molteplici, ma in gran parte da attribuire alla paura degli effetti collaterali, in primis la tossicità epatica e l’intolleranza muscolare. Sebbene l’impiego di integratori alimentari ipolipemizzanti sia abbastanza diffuso ed intensivo, in realtà non ci sono molte evidenze riguardo la loro efficacia e sicurezza, soprattutto in confronto con le statine. Su uno degli ultimi numeri della prestigiosa rivista americana JACC sono stati pubblicati i risultati dello SPORT (Supplements, Placebo, or Rosuvastatin Study) trial, uno studio randomizzato, prospettico e monocentrico condotto presso la Cleveland Clinic dal gruppo di Steven Nissen con lo scopo di confrontare sicurezza ed efficacia di alcuni dei più comuni integratori alimentari con basse dosi di rosuvastatina (5 mg/die) [3].

Nello studio sono stati arruolati pazienti con età compresa tra 40 e 75 anni, con valori di colesterolo LDL tra 70 e 189 mg/dL, senza storia di patologia cardiovascolare ma con un rischio di eventi a 10 anni calcolato tra il 5 ed il 20%. Inoltre, i soggetti non dovevano essere in trattamento con statine o con gli altri integratori alimentari studiati nel trial, in questo caso dovevano aver interrotto la terapia almeno 4 settimane prime dell’arruolamento. I principali criteri di esclusione sono stati: insufficienza epatica o patologia epatica attiva, velocità di filtrazione glomerulare < 30 mL/min/m2, valori di trigliceridi a digiuno > 200 mg/dL. I soggetti eleggibili sono stati randomizzati ad un trattamento con rosuvastatina 5 mg/die, placebo, olio di pesce, cannella, aglio, curcuma, steroli vegetali e riso rosso fermentato. In tutta la popolazione è stato effettuato un dosaggio del profilo lipidico, del profilo metabolico completo e della proteina C reattiva al tempo zero e dopo 28 giorni di trattamento. I livelli di colesterolo LDL sono stati calcolati utilizzando la formula di Friedewald. L’endpoint primario dello studio è stata la variazione percentuale del colesterolo LDL nei pazienti trattati con rosuvastatina rispetto agli altri sette regimi di trattamento. Gli endpoint secondari hanno incluso le variazioni percentuali nei livelli di proteina C reattiva, colesterolo totale, colesterolo HDL e trigliceridi per ogni gruppo di studio nei confronti della rosuvastatina.

Da Maggio 2021 a Luglio 2022 199 pazienti sono stati randomizzati alle otto strategie di trattamento. L’età media è stata di 64 anni, il 59% dei soggetti è risultato di sesso femminile, l’incidenza di ipertensione è stata il 42%, solo un paziente era affetto da diabete mellito. I livelli basali di colesterolo LDL sono stati 128 ± 23 mg/dL, di colesterolo totale 206 ± 27 mg/dL, di colesterolo HDL 58 ± 123 mg/dl,  di trigliceridi 87 mg/dl e di proteina C reattiva 1.4 mg/L. Il rischio medio di eventi cardiovascolari a dieci anni è risultato pari al 7.9% e l’aderenza al trattamento assegnato è stata molto alta (> 70% in 195 pazienti). Nel gruppo trattato con la rosuvastina la riduzione del colesterolo LDL, rispetto al basale, è stata del 37.99%. Quando confrontata con placebo, olio di pesce, cannella, aglio, curcuma, steroli vegetali e riso rosso fermentato, la bassa dose di statina ha dimostrato una riduzione percentuale dei livelli di LDL significativamente più consistente (P < 0.001). Inoltre, nei pazienti randomizzati alla bassa dose di statina si è osservato una riduzione percentuale del colesterolo totale rispetto al basale del 24,4% significativamente più alta rispetto al placebo ed a tutti gli altri integratori alimentari (P < 0.001). Allo stesso modo una riduzione significativa dei livelli di trigliceridi rispetto al basale è stata documentata nel gruppo rosuvastatina rispetto a tutti gli altri competitor (P < 0.05). Non sono state osservate differenze significative, invece, nei valori di colesterolo HDL e di proteina C reattiva. Nessuno degli integratori alimentari ha dimostrato una variazione significativa del colesterolo LDL rispetto al placebo ad eccezione dei pazienti tratti con l’aglio che addirittura hanno mostrato un incremento di circa l’8% (P= 0.01). In merito alla sicurezza, l’incidenza di eventi avversi è stata in generale molto bassa in tutti i gruppi, sebbene numericamente più alta nei pazienti trattati con gli steroli vegetali e con il riso rosso fermentato. Il trattamento con rosuvastatina non si è associato a peggioramento della funzionalità epatica e renale o ad incremento dei valori di glicemia.

Gli autori del trial hanno quindi concluso che la rosuvastatina somministrata al dosaggio di 5 mg/di (dosaggio più basso disponibile sul mercato) è in grado di ridurre in modo significativo la colesterolemia LDL rispetto ai più comuni integratori alimentari impiegati nella pratica clinica. Forse il risultato ancora più rilevante da sottolineare, è che nessuno degli integratori alimentari studiati ha ridotto significativamente il colesterolo LDL rispetto al placebo. Lo studio sicuramente presenta alcuni limiti, come la ridotta numerosità del campione ed il fatto di essere stato condotto in un unico centro, tuttavia le evidenza a cui giunge sono importanti e sicuramente dovrebbero essere prese in considerazione quando si deve scegliere la migliore terapia ipolipemizzante in prevenzione primaria per un paziente con rischio di eventi cardiovascolari stimato a 10 anni come medio-alto. In base ai risultati di questo studio la scelta dovrebbe ricadere sulla rosuvastatina a basso dosaggio, anche alla luce delle nuove direttive europee che hanno ridotto il contenuto della monocolina all’interno dei nutraceutici a base di riso rosso fermentato.

Bibliografia:

  1. Kantor ED, Rehm CD, Du M, White E, Giovannucci EL. Trends in dietary supplement use among US adults from 1999-2012. JAMA. 2016;316:1464–1474.
  2. CRN. 2019 CRN Consumer Survey on Dietary Supplements, 2019. Accessed August 13, 2022. www.crnusa.org/2019survey
  3. Laffin LJ, Bruemmer D, Garcia M, Brennan DM, McErlean E, Jacoby DS, Michos ED, Ridker PM, Wang TY, Watson KE, Hutchinson HG, Nissen SE.Comparative Effects of Low-Dose Rosuvastatin, Placebo, and Dietary Supplements on Lipids and Inflammatory Biomarkers. J Am Coll Cardiol. 2023 Jan 3;81:1-12.