Gli uomini del paleolitico e del neolitico amavano disegnare sulle pareti delle caverne scene di caccia: ad Altamira, in Spagna, sono stati ritrovati dipinti bellissimi. I dipinti della grotta di Lescaux, in Dordogna, possono essere considerati il museo pittorico della caccia preistorica. Il cacciatore ostenta sempre l’arma e, sovente, il fallo, simbolo della virilità; gli animali appaiono in fuga o feriti a morte. A Pindal presso Santander, nel nord della Spagna, c’è il disegno dell’”elefante col cuore”. Non è certo che sia un elefante, potrebbe essere un mammuth, un bisonte o un proboscidato di una specie estinta. Non è neppure certo che la macchia rossa di forma irregolarmente triangolare, sia stata dipinta dalla stessa mano, probabilmente è stata aggiunta successivamente. Con la macchia rossa, in corrispondenza del cuore, un cacciatore ha voluto evidenziare la zona più vulnerabile del corpo degli animali di grossa taglia, il punto in cui dovevano essere colpiti se si voleva abbatterli. Avevano capito che in quel punto è situato l’organo più importante per la vita. La scoperta dell’elefante col cuore è dovuta all’abate Breuil, straordinario archeologo e pittore autodidatta, che trascorse gran parte della sua lunga vita supino nelle caverne a ricercare e ritrarre pitture rupestri. L’elefante di Pindal è l’unico esempio di simbologia del cuore della preistoria. Per trovarne altri dovranno passare ventimila anni. Ha scritto Lewinson: gli uomini della preistoria hanno sicuramente conosciuto il cuore come parte del corpo, pretendere altro rientra nel campo della fantasia.
Preistoria