OLIO DI COCCO E SALUTE DEL CUORE: REALTÀ O FINZIONE?
di Antonella Labellarte
01 Ottobre 2020

Si fa presto a dire “informati!”, sull’olio di cocco si è scritto un po’ tutto come su mille altri argomenti. I popular media ne hanno spesso parlato come di un prodotto alimentare dai grandi benefici effetti, un olio naturale…un gran successo di marketing. Quando si parla di cose “naturali” si fa facilmente presa. E’ esperienza quotidiana dei medici sentire dire dai propri pazienti che assumono rimedi naturali per la “qualunque”, pur se non testati, piuttosto che i farmaci dai famigerati bugiardini che pur hanno percorso il lungo faticoso cammino della sperimentazione clinica per essere approvati. Persino il signor Trump, presidente degli Stati Uniti, ci ha messi più volte in guardia sulle onnipresenti fake news.

 

Su un recente numero della prestigiosa rivista Circulation si fa un po’ il punto della situazione. L’olio di cocco, ricco di acidi grassi saturi, aumenta il contenuto plasmatico di colesterolo LDL, le famigerate low density lipoproteins che giocano un ruolo così drammatico nell’aterosclerosi. Questa la conclusione.

Già nel 2016 una revisione sistematica sull’argomento aveva identificato 7 trials che avevano testato gli effetti dell’olio di cocco sul colesterolo LDL. Ebbene, paragonandone gli effetti con quelli di altri oli ad elevato contenuto di grassi insaturi, in sei trials era stata documentata l’attività dannosa del primo rispetto ai secondi. Un passo in avanti è lo studio pubblicato appunto di recente da Neelakantan e colleghi (Circulation 2020;141 (10):815-817) che include la valutazione di 17 trials. Questa metanalisi, che ha un approccio quantitativo piuttosto che descrittivo e che ha valutato rigorosamente gli studi nell’ambito della prevenzione cardiovascolare, ha avuto questi risultati: l’olio di cocco aumenta la concentrazione del colesterolo LDL e HDL, non ha alcun effetto sui trigliceridi, sul peso corporeo, sull’accumulo di grasso e sui marcatori di glicemia e di infiammazione se paragonato ad altri oli vegetali non tropicali.
L’olio di cocco ha un alto contenuto di acido laurico, un acido grasso saturo a 12 atomi di carbonio e in misura minore di acido palmitico (16 atomi di carbonio) e miristico (14 atomi di carbonio). Sebbene l’acido laurico sia equiparato ad un acido a media catena (acidi grassi costituiti da soli 6, 8, o 10 atomi di C) esso si comporta biologicamente come gli acidi a lunga catena e viene assorbito e accumulato nei chilomicroni contribuendo all’incremento delle LDL. Come si è detto l’olio di cocco aumenta anche il valore del colesterolo HDL. Fino ad oggi però non è noto se vi sia un cibo o un fattore nutritivo in grado di aumentare il livello di HDL in misura tale da avere un effetto sull’aterosclerosi e la riduzione degli eventi coronarici.
Non vi è ad oggi un trial clinico randomizzato che abbia determinato gli effetti dell’olio di cocco sugli eventi cardiovascolari, d’altro canto richiederebbe un larghissimo campione di partecipanti, costi elevatissimi e molti anni di trattamento versus un grasso di controllo. Ne’ d’altro canto vi sono evidenze che altri componenti dell’olio di cocco possano avere un effetto benefico che controbilanci l’effetto deleterio degli acidi grassi saturi sul colesterolo LDL.
Pertanto gli effetti nocivi dell’olio di cocco fino ad oggi documentati fanno sì che esso non debba essere utilizzato per un uso regolare in cucina, mentre con parsimonia può essere saltuariamente utilizzato per l’azione sul gusto e sulla consistenza dei cibi.

Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma