Morte cardiaca improvvisa e coronaropatia: è tutta colpa della placca?
di Camilla Cavallaro
11 Ottobre 2022

Oltre il 50% dei decessi per coronaropatia si verifica sotto forma di morte cardiaca  improvvisa (MCI). L’interazione tra un substrato anatomico preesistente (determinato da fibrosi e ipertrofia) e l’ischemia acuta svolge un  ruolo determinante nel condizionare la prognosi, e nella patogenesi della MCI, sembrerebbe essere più rilevante delle complicanze acute della placca. Queste sono le considerazioni emerse da un importante studio sull’argomento, pubblicato da Holmström e colleghi su European Heart Journal (1).

In linea generale quando la morte improvvisa è associata a malattia coronarica si riconoscono come meccanismi fisiopatologici principali: la cicatrice di un pregresso infarto miocardico che agisce da substrato per aritmie fatali e le complicanze acute della placca (2).

Qual è la prevalenza di placche complicate e di patologia miocardica (espressa in termini di fibrosi o ipertrofia cardiaca) nei pazienti che muoiono improvvisamente a causa di una malattia coronarica? Questa è la domanda alla quale gli autori di questa analisi hanno cercato di dare una risposta.

Per rispondere al quesito il gruppo di ricercatori finlandesi ha riesaminato la popolazione  dello studio Fingesture, nel quale erano state analizzate 5896 autopsie di pazienti deceduti per MCI tra il 1998 e il 2017. Sono stati selezionati 600 pazienti, vittime di MCI dovute a coronaropatia, per i quali è stato eseguito l’esame istologico della lesione culprit. La determinazione della causa del decesso era stata stabilita in base ai dati provenienti da report medici e giudiziari e dati dell’autopsia. L’istologia della placca è stata invece classificata come: i) rottura o erosione di placca; ii) emorragia intraplacca; iii) placca stabile. L’età media dei soggetti arruolati era di 65 anni, per l’80% di sesso maschile. Nel 24% dei casi si è verificata una rottura della placca, nel 24% un’emorragia intraplacca, nel 52%  si trattava di placca stabile. L’ipertrofia cardiaca era presente nel 78% delle vittime, mentre la fibrosi miocardica nel 97%.

I principali dati riscontrati in questa sottoanalisi sono stati:

  • evidenza di complicanze acute di placca presente solo nel 48% delle vittime
  • evidenza di ipertrofia cardiaca e/o fibrosi nel 97% dei casi
  • la presenza di ipertrofia miocardica o fibrosi non è risultata essere associata all’istologia della placca

Considerazioni:

Per troppo tempo siamo rimasti concentrati sull’associazione delle sindromi coronariche acute (SCA) a  complicanze acute della placca o a tachicardie da rientro che si innescano sulla cicatrice di pregressi infarti del miocardio. Questo studio ci aiuta ad aprire gli occhi su altri elementi, che possono essere considerati responsabili di MCI nel contesto delle SCA.

La patologia miocardica sembrerebbe rivestire un ruolo centrale, dallo studio è infatti emerso che le complicanze acute di placca erano presenti in meno della metà dei pazienti che andavano incontro a MCI per coronaropatia, mentre la prevalenza di malattia del miocardio è risultata essere elevata (allo studio autoptico il 97% delle vittime era affetto ipertrofia cardiaca o fibrosi miocardica). La malattia del miocardio era infatti presente indipendentemente dall’istologia della placca.

Lo studio della vulnerabilità della placca, tema di centrale importanza nella prevenzione delle SCA e oggetto di numerosi studi randomizzati (3) deve essere affiancata ad una valutazione complessiva e personalizzata che tiene conto di fattori addizionali riguardanti le patologie miocardiche che potrebbero condizionarne la prognosi.

Referenze:

  1. Holmström L , Samuli Juntunen S et al, Plaque histology and myocardial disease

              in sudden coronary death: the Fingesture study, European Heart Journal (2022) 00, 1–9

  • Prati F. Placca vulnerabile: qualcosa è cambiato, https://www.centrolottainfarto.com/allnews/placca-vulnerabile-qualcosa-e-cambiato