Long COVID senza COVID?
di Filippo Stazi
07 Febbraio 2023

La sindrome della tachicardia ortostatica posturale (POTS), condizione clinica complessa e di cui si conosce ancora poco, è stata riconosciuta come una delle manifestazioni cliniche del cosiddetto long COVID. Ne abbiamo già parlato su questo sito nell’aprile del 2021 (1). Stanno ora comparendo segnalazioni che essa possa verificarsi anche come conseguenza della vaccinazione COVID-19 ed in assenza dell’infezione virale. Uno studio recentemente pubblicato da Kwan e collaboratori su Nature Cardiovascular Resarch (2) ha analizzato i dati di 285.000 soggetti vaccinati contro il COVID (vaccino a mRNA nel 93% dei casi) al Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles. I soggetti sono stati utilizzati come controlli di se stessi ed è stata confrontata la probabilità di presentare una POTS nel 90 giorni precedenti la vaccinazione con quella dei 90 giorni successivi al vaccino. Lo stesso confronto è stato realizzato anche per patologie differenti, quali le infezioni urinarie ed il reflusso gastroesofageo, al fine di tenere conto di una possibile “medicalizzazione” del paziente a seguito del vaccino, anche a causa di tutto il clamore mediatico che, soprattutto nei primi tempi, lo ha accompagnato. Nell’intera coorte sono state poste 4.526 diagnosi di POTS, 2.581 di queste dopo il vaccino. La probabilità di una diagnosi di POTS era quindi del 33% più alta dopo la vaccinazione rispetto a prima di essa. Tale percentuale era superiore a quella riscontrata nel caso delle infezioni urinarie o del reflusso gastroesofageo in cui l’aumento era solo del 21%. Gli autori hanno poi condotto un’analoga analisi separata in 12.460 pazienti con infezione da COVID ma che non avevano ricevuto il vaccino nei 90 giorni precedenti l’infezione. In questo gruppo sono state rilevate 1.004 diagnosi di POTS, di cui 605 dopo l’infezione virale. Confrontando i numeri risultava che il rischio di una POTS dopo l’infezione da SARS-CoV-2 era 5 volte superiore a quello registrato dopo la vaccinazione. Da notare che, sebbene la POTS sia più frequente nel sesso femminile, l’incidenza della forma che compariva dopo il vaccino era uguale tra maschi e femmine.

Lo studio in questione, come molti commentatori hanno giustamente rilevato è “provocatorio ma non conclusivo”. Vi è sicuramente una plausibilità biologica nell’ipotizzare che la risposta sistemica al vaccino, sebbene molto più attenuata di quella all’infezione, posa innescare i meccanismi responsabili della POTS ma certo i tassi di diagnosi di POTS riportati nello studio, sia prima che dopo il vaccino, sono molto più alti di quelli comunemente riportati in letteratura. A tal riguardo va segnalato che per porre diagnosi di POTS è tradizionalmente richiesta una persistenza dei sintomi per almeno 3 mesi, periodo che corrisponde, quindi, all’intero intervallo temporale, tra prima e dopo il vaccino, preso in osservazione nello studio. E’ quindi possibile che almeno ad una parte dei pazienti diagnosticati nei 90 giorni dopo il vaccino sia in realtà stata posta una diagnosi che il tempo non avrebbe confermato per il successivo miglioramento dei sintomi, causando in questo modo una sovrastima dei casi. Infine è strano che un aumento di 90 casi di POTS ogni 100.000 vaccini, analogo a quello osservato nello studio, non sia emerso anche nelle sperimentazioni che hanno portato all’approvazione dei vaccini.

Ciò nonostante la segnalazione che emerge dallo studio di Kwan merita di essere approfondita introducendo strumenti più precisi per identificare i nuovi casi di POTS dopo la vaccinazione. Uno di questi potrebbe, ad esempio, essere la registrazione di pressione e frequenza prima del vaccino, sia da sdraiati che dopo 10 minuti di ortostatismo. Tale test potrebbe essere ripetuto successivamente, in caso di comparsa di sintomi compatibili con la diagnosi di POTS. Un aumento della frequenza di almeno 30 battiti per minuto associato ad un calo pressorio di almeno 20 mmhg in ortostatismo è infatti caratteristico della sindrome e permetterebbe di confermarne oggettivamente la diagnosi.

In ogni caso, come sottolineano gli stessi autori dello studio, anche se si confermasse la relazione tra vaccino e POTS, essa non giustificherebbe comunque il non ricorso alla vaccinazione.

Bibliografia

  1. Stazi F: Manifestazioni di “long COVID” La sindrome della tachicardia ortostatica posturale (POTS). 6 aprile 2021. www. centrolottainfarto.com
  2. Kwan Ac, Ebinger JE, Wei J et al. Apparent risks of postural orthostatic tachycardia syndrome diagnoses after COVID-19 vaccination and SARS-Cov-2 Infection. Nature Cardiovascular Research  Volume 1,  December 2022, 1187–1194