La mamma inglese signora Rend Plantings, tanto spaventata dall’affermazione che, per la prima volta, a causa del problema obesità, questa generazione di genitori potrebbe sopravvivere ai propri figli, ha lanciato una campagna volta ad aiutare i consumatori ad identificare il cibo addizionato di zuccheri. Potrebbe sembrare incredibile ma nel Parlamento inglese si è pertanto tenuto uno “Sugar Summit” cui hanno partecipato rappresentanti dell’industria, del Dipartimento della Salute Pubblica, della British Soft Drinks Association e di altre associazioni portatrici di interessi.
Il Governo inglese ha annunciato per quest’anno l’introduzione di una tassa del 20% sulle bevande zuccherate. Anche l’organizzazione mondiale della Sanità ha proposto lo stesso intervento allo scopo di mettere un freno all’epidemia di diabete mellito di II tipo e obesità. D’altro canto non va dimenticato che nei passati 30 anni la caduta del consumo di tabacco, principale fattore di riduzione della mortalità cardiovascolare in quel periodo, è stata causata dagli interventi legislativi che hanno inciso sull’accessibilità economica e sull’accettabilità sociale del fumo.
Un gruppo di ricercatori di Oxford ha stimato che una riduzione del 15% del consumo di zucchero può prevenire la comparsa di obesità in 180.000 persone in un anno. Le calorie dello zucchero non solo favoriscono l’obesità, ma causano anche un incremento nella prevalenza di diabete di tipo II che nella popolazione statunitense tra il 1988 e il 2012 è cresciuta del 25% tanto nella popolazione degli obesi quanto nei normopeso. Per fortuna gli effetti positivi sulla salute causati dalla riduzione dell’assunzione di zucchero si vedono piuttosto rapidamente.
Di quanto zucchero abbiamo bisogno? Dal punto di vista della salute non abbiamo alcuna necessità di aggiungere zucchero. Fra l’altro tanto quello contenuto negli alimenti, quanto quello che aggiungiamo sono responsabili della patologia dentale, prima causa in Inghilterra di dolore cronico e accesso in ospedale di bambini.
Il problema è che spesso lo zucchero è presente anche in alimenti in cui non ci si aspetterebbe di trovarne traccia. L’industria alimentare sostiene che il pubblico ha una responsabilità personale nella scelta del cibo, ma in realtà, al di là della selezione consapevole e avvertita del consumatore, lo zucchero è contenuto in circa l’80 % degli alimenti processati.
Il fatto che ci sono voluti 50 anni prima che venissero pubblicati sul British Medical Journal i legami tra fumo e tumore del polmone e fossero introdotti adeguati interventi legislativi, può testimoniare quanto l’industria possa avere un peso nella difesa degli interessi commerciali. Una recente pubblicazione di JAMA Internal Medicine testimonia che l’industria dello zucchero ha pagato tre influenti scienziati di Harvard perchè minimizzassero il ruolo dello zucchero rispetto a quello dei grassi nella malattia cardiovascolare.
L’anno scorso sul New York Times è comparso un articolo in cui si scriveva che la Coca-Cola Company aveva pagato milioni di dollari per finanziare una ricerca che minimizzasse il ruolo delle bevande zuccherate nell’obesità rispetto alla mancanza di esercizio fisico.
Solo per fare un esempio una lattina di una nota bevanda zuccherata contiene circa 9 cucchiaini da tè di zucchero, tre volte la quantità limite che andrebbe consigliata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le incombenti epidemia di diabete ed obesità ci devono far riflettere.
Come dice l’articolo citato: bisognerà trattare lo zucchero come il tabacco?
Fonte:
Sugarwise http://sugarwise.org
Sugar is the New Tobacco, so Let’s Treat it That Way. Medscape 2016
Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma