Lo studio Orbita2 (REF 1) A Placebo-controlled Trial si può considerare un completamento del Orbita1 (REF 2) pubblicato nel 2018. Dopo la conclusione poco confortante per il cardiologo interventista del mancato beneficio dell’angioplastica nel ridurre i sintomi, rispetto alla terapia medica (REF 2), gli autori affrontano un quesito diverso; valutano infatti l’efficacia dell’angioplastica in soggetti rispetto ad un protocollo terapeutico che non prevede farmaci antianginosi.
Gli autori hanno randomizzato nel Trail Orbita2 n.301 pazienti. Ad un follow up di 12 settimane lo score per valutare l’angina (angina symptom score) era di 2,9 nel gruppo con angioplastica e del 5,6 nel placebo (OR 2.2, P<0.001). Si poteva concludere pertanto che l’angioplastica migliorava in modo significativo i sintomi in soggetti con angina stabile in assenza di terapia antianginosa (o con minima terapia). Inoltre, i pazienti trattati con angioplastica avevano una probabilità di non presentare angina tre volte più alta rispetto al gruppo in terapia medica (procedura Sham). Infine, il miglioramento del tempo di esercizio misurabile con la prova da sforzo nel gruppo angioplastica, risultava pari a 60 secondi.
Le conclusioni cui giunge lo studio, pubblicato forse nella rivista più ambita (New Eng JM), sembrano ovvie. L’angioplastica è in grado di risolvere come sintomo l’angina. Si tratta di un dato così facilmente ottenibile nella pratica clinica che è lecito chiedersi se fosse necessario lo studio Orbita2 per confermarlo.
Partendo dalle conclusioni dello studio Orbita1, si potrebbe sostenere che l’angioplastica è tanto efficace quanto una terapia medica massimale. Mantenere tuttavia i pazienti in terapia antianginosa ottimale non è semplice, visto l’alto tasso di sospensione dei farmaci. Lo studio Orbita2 dimostrerebbe quindi che l’angioplastica è una soluzione semplice ed efficace nel controllo dei sintomi.
Fatta questa considerazione va senza altro sottolineata la metodologia impeccabile dello studio che prevede l’effettuazione della procedura con Sham control e l’impiego di una metodologia molto innovativa per la valutazione dell’angina mediante un’applicazione con smart-phone.
Rimane infine sorprendente il dato secondo il quale nell’Orbita2 il 59% dei pazienti continuano a presentare dei sintomi anginosi residui. Considerando che si trattava di malattia prevalentemente monovasale (che dovrebbe essere stata trattata con rivascolarizzazione completa) si può forse ipotizzare un ruolo del microcircolo nel condizionare la riserva coronarica.
Bibliografia:
- Rajkumar et al. A Placebo-Controlled Trial of Percutaneous Coronary Intervention for Stable Angina. The New England Jorunal of Medicine 2023
- Al-Lamee R, Thompson D, Dehbi H-M, et al. Percutaneous Coronary Intervention in Stable Angina (ORBITA): a double-blind, randomised controlled trial. Lancet 2018