Lo scompenso cardiaco ha raggiunto purtroppo proporzioni epidemiche con ben oltre i 60 milioni di casi al mondo stando alle stime di qualche anno fa. (1) È noto che l’incidenza aumenti con l’età specie nella fascia sopra i 70 anni e con tassi di mortalità globalmente ancora alti ma in generale in declino di un 3% annuo nell’ultima decade. (2) Studi recenti però sembrerebbero suggerire un allarmante aumento dei casi, sebbene ancora per fortuna complessivamente ridotti, nella popolazione giovanile (con età inferiore a 50 anni) con eziologia non ischemica prevalente (cardiopatie congenite, miocarditi, cardiopatie tossiche etc.). Contrariamente, segnali provenienti da uno studio svedese e anche dallo studio Framingham indicherebbero un aumento dei casi di scompenso cardiaco in giovane età spiegabile soprattutto con un’aumentata prevalenza di fattori di rischio metabolici (obesità, diabete) che frequentemente sottendono alla forma ischemica. (3) Qual’è allora la attuale epidemiologia dello scompenso cardiaco in giovane età?
A gettar luce su questo argomento è senza dubbio un ampio studio di coorte retrospettivo francese apparso sull’ultimo numero dell’European Heart Journal. (4) Analizzando nel periodo 2013-2018 una popolazione di circa 1,5 milioni di pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco, gli autori hanno osservato, in linea con precedenti studi, una generale riduzione dell’incidenza di scompenso cardiaco (da 3.99‰ a 3.65‰, p<0.001) ma parallelamente anche un significativo aumento dei casi nella popolazione giovanile (18-50 anni, n=70.000), soprattutto nel sesso maschile (da 0.51‰ a 0.59‰, p<0.001). All’età di 50 anni, infatti, l’incidenza dello scompenso cardiaco è stata più del doppio negli uomini rispetto alle donne (1.84‰ vs 0.80‰, p<0.001). Per quanto riguarda l’eziologia dello scompenso cardiaco si è osservato come la diagnosi di cardiopatia non ischemica e cardiopatia ischemica fosse presente rispettivamente nel 23% e nel 20% dei casi e che l’incidenza della forma non ischemica nel tempo diminuisse all’aumentare dell’età in entrambi i sessi mentre la forma ischemica crescesse specie nel sesso maschile. In particolare, l’incidenza della forma ischemica nel gruppo 46-50 anni era del tutto simile a quella del gruppo di controllo 51-70 anni (38% vs 37% nel sesso maschile e 23% vs 24% in quello femminile). Inoltre, nella coorte in oggetto erano sorprendentemente presenti molti più fattori di rischio per malattie cardiovascolari rispetto a quanto atteso (specie fumo e obesità) soprattutto nel sottogruppo con la forma ischemica. Per quanto riguarda la prognosi dello scompenso cardiaco, in questa particolare popolazione si è registrato un tasso di re-ospedalizzazione a 2 anni di circa il 24% e 30% rispettivamente per la forma ischemica e non ischemica. Da ultimo, la mortalità ospedaliera per tutte le cause nei 2 anni dopo il primo episodio di scompenso è stata eccezionalmente alta indipendentemente dall’eziologia sottostante raggiungendo il 10%.
Pur con i limiti di uno studio retrospettivo, in assenza di dati sulla funzione sistolica ventricolare sinistra e della terapia in atto, emerge un dato abbastanza convincente: sebbene in assoluto l’incidenza dello scompenso cardiaco nella popolazione generale si stia riducendo di circa un 3% l’anno negli ultimi 10 anni e sebbene nella popolazione di età inferiore a 50 anni sia comunque un evento abbastanza raro (4.7%), la sua incidenza è in aumento specie nel sesso maschile e nella fascia d’età 36-50 anni. L’eziologia ischemica è risultata essere quella più in forte aumento in questa coorte e sottolinea il fatto che l’aterosclerosi coronarica è di fatto in preoccupante aumento, probabilmente perché è alta la percentuale di soggetti esposti ai fattori di rischio cardiovascolare tradizionali. In quest’ottica, non stupisce che negli USA più di 200.000 pazienti nell’età 30-54 anni vengano ricoverati con diagnosi di infarto miocardico ogni anno. (5) Similmente, anche in UK la prevalenza dell’infarto miocardico acuto raggiunge lo 0.5% negli uomini e 0.18% nelle donne tra 35 e 44 anni. (6) Nonostante la giovane età, la prognosi dello scompenso cardiaco rimane poi tutt’altro che buona: a 2 anni dall’episodio di scompenso cardiaco, infatti, il tasso di reospedalizzazione raggiunge il 25% indipendentemente dall’eziologia sottostante. Inoltre, dato ancora più insolito e non in linea con altri studi, la mortalità ospedaliera sfiora il 10%. Come fa notare anche l’editoriale di Schaufelberger che accompagna il lavoro, il dato sorprendentemente alto di mortalità ospedaliera osservato è difficilmente spiegabile dal momento che la letteratura in merito riporta in questa fascia di età solitamente una percentuale variabile tra il 2% e il 5% a seconda degli studi. (7) Il sesso femminile, probabilmente per la relativa protezione estrogenica, sembra avere una incidenza meno marcata dei casi di scompenso cardiaco e comunque una insorgenza più tardiva (almeno 5 anni più tardi). Lo studio in oggetto fornisce anche un altro dato importante: i due fattori di rischio che più di tutti sembrano essere significativamente più presenti in questa popolazione ed aumentare nel tempo dei 5 anni di osservazione sono l’obesità e il fumo.
Questi dati suggerirebbero quindi una strategia aggressiva ed invasiva anche nei soggetti più giovani, dal momento che anche in questa fascia d’età sembra annidarsi una significativa quota di aterosclerosi potenzialmente responsabile di eventi cardiovascolari che predispongono allo sviluppo di scompenso cardiaco. Non deve quindi destare troppe perplessità ricorrere allo studio coronarografico o altre metodiche invasive, atteggiamento che 20 anni fa probabilmente non era ancora giustificato. Inoltre, incoraggiare una vita non sedentaria e promuovere campagne contro il fumo sembrerebbero imprescindibili se si vorrà ridurre l’esposizione ai fattori di rischio cardiovascolare in questa popolazione.
Bibliografia
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- Gabet A, Juilliere Y, Lamarche-Vadel A, Vernay M, Olie V. National trends in rate of pa- tients hospitalized for heart failure and heart failure mortality in France, 2000-2012. Eur J Heart Fail 2015;17:583–590.
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- Schaufelberger M, Basic C. Increasing incidence of Heart Failure among young adults: how can we stop it? Eur Heart J 2023;44:393-395.