LE VARICI PREFERISCONO GLI “ALTI”
di Eligio Piccolo
09 Febbraio 2020

Trattare di vene varicose è un argomento che già di per sé dà fastidio, se non altro per l’immagine che può suscitare, quella di un’anziana obesa con le gambe da testo di dermatologia. Se poi le dobbiamo spiegare ai molti che non sanno la differenza tra vene e arterie, mentre sanno tutto fra politici di destra e di sinistra, il tema si fa improponibile e illeggibile. Ciononostante mi ci voglio cimentare, cominciando proprio dai due sistemi di tubi che ci percorrono dalla testa ai piedi. Le arterie sono come la seggiovia per gli sciatori, che dal basso li porta in alto, da dove, le vene, sciando li riporta alla base. Un’andata e ritorno che normalmente scorrono lisce, ma che possono avere dei contrattempi: la prima si può fermare perché il motore (cuore) si arresta o il cavo si rompe, la seconda per ostacoli sul percorso o quando gli imprudenti prendono i fuoripista. Detto ciò, va ricordato che le vene sono più sottili, meno elastiche e possono sfiancarsi (varici) o rompersi (ulcerazioni). Succede raramente e le conseguenze non sono in genere preoccupanti: nel naso provocano le epistassi, che non è dolorosa come quella alla fine del tubo digerente, dove prende un altro nome, emorroidi.
Ma le varici cui la ricerca nordamericana attuale ci obbliga a prestare attenzione sono quelle delle gambe, brutte a vedersi, operabili perché tanto di vene ne abbiamo molte, ma qualche volta si infiammano (flebiti) o formano nel loro interno un coagulo (trombosi).

Il quale, nei più sfigati, se si stacca scivola via senza freni, come lo sciatore incontrollato, fino al cuore e di lì ai polmoni. La complicanza si chiama embolia polmonare e può essere fatale. Quindi le varici vanno sempre considerate con attenzione, e oggi per fortuna ne abbiamo i mezzi grazie agli esami eco-Doppler. Sappiamo inoltre che esiste una certa predisposizione genetica, facilitata anche da alcuni fattori come il sesso femminile, l’obesità, la gravidanza e l’età avanzata, mentre non avrebbe alcuna azione la terapia ormonale anticoncezionale, segnalata in passato. Negli USA si calcola che più di 30 milioni di adulti ne soffrono (circa il 10%), con 20% delle quali ulcerate; molti pazienti hanno trombosi delle vene profonde; il tutto con una spesa annuale per la sanità di un miliardo di dollari. Precisazione questa che da noi non si fa perché il Pantalòn non ha patria.
La novità, pubblicata su Circulation di dicembre 2018, è che nella Stanford University Eri Fukaya e altri sei collaboratori, tra cui un’italiana, sono andati alla ricerca del fattore genetico nella predisposizione alle varicosità, analizzando circa mezzo milione di persone. Essi hanno applicato addirittura le leggi del monaco Gregorio Mendel, il padre della genetica, come se le vene varicose fossero i famosi piselli, e hanno scoperto che il fattore più importante che si inseriva nei cromosomi era quello della statura: tanto più alti tanto più frequenti le varici. Il perché di questo fattore non è facilmente spiegabile, se non pensando intuitivamente che quanto maggiore è la lunghezza delle vene tanto più forte sarebbe la pressione idrostatica del sangue sulle loro pareti.
Tutto a posto quindi? E’ una grande scoperta? Direi proprio di no. Perché considerando i nostri coetanei, ma soprattutto i nipoti, cresciuti a pane e Nutella come Salvini, ma solo come dessert, mentre io che con i 180 cm alla leva mi credevo un’eccezione, ora li guardo dal basso e trovarne uno con le varici alle gambe è una rarità. D’altra parte, leggendo attentamente la pubblicazione della Stanford si scopre che quel fattore genetico, l’altezza, che ha sbaragliato tutti gli altri nella significatività statistica è di per sé raro. Per cui ci devono essere altre predisposizioni, altri fattori ancora nascosti alla scienza medica, quelli che mio nonno agricoltore non conosceva di certo, ma si prefigurava nelle differenti qualità di granturco, sufficienti per farsene una ragione e pensare a delle differenze, che allora si dicevano razziali perché il termine non era stato vietato dalla politica.

Eligio Piccolo
Cardiologo