L’ATTIVITÀ FISICA E I “GUERRIERI” DEL WEEKEND
di Antonella Labellarte
15 Marzo 2017

L’attività fisica ha un ruolo così importante nella promozione della salute che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha da tempo steso delle linee guida: il livello minimo  settimanale per individui di età compresa tra 18 e 64 anni  è di 150 minuti di esercizio aerobico di moderata intensità, circa 30 minuti  per cinque volte a settimana, oppure 75 minuti di attività aerobica vigorosa, in tre sessioni distinte. Tale attività, distribuita nei diversi giorni della settimana, ha dimostrato di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, di ammalarsi di cancro e la mortalità per tutte le cause.

Quello che non si sapeva è se l’attività fisica concentrata in sessioni ravvicinate mantiene gli stessi benefici. Non è questione di poco conto visto che l’attività lavorativa e lo stile di vita frenetico che caratterizza le nostre città non consente di distribuire l’attività fisica durante la settimana. Alcuni hanno la possibilità di allenarsi solo uno o due giorni. Sono stati appunto identificati nella letteratura anglosassone come i “weekend warriors” (più di 150 minuti di esercizio moderato, oppure 75 minuti di attività aerobica vigorosa, distribuiti in uno o due giorni a settimana).

Ebbene in un report pubblicato online su JAMA Internal Medicine in gennaio il gruppo di Gary O’Donovan della Loughborough University ha analizzato i dati provenienti da un’indagine condotta su più di 63.000 soggetti inglesi, di età superiore ai 40 anni, relativi a sport, esercizio fisico e attività domestiche praticati nelle precedenti 4 settimane.

I partecipanti sono stati divisi in quattro gruppi:

 

inattivi; 

insufficientemente attivi (meno di 150 minuti di esercizio moderato, oppure di 75 minuti di attività aerobica vigorosa);

regolarmente attivi (più di 150 minuti di esercizio moderato, oppure 75 minuti di attività aerobica vigorosa, distribuiti in 3 o più giorni)

“weekend warriors” (più di 150 minuti di esercizio moderato, oppure 75 minuti di attività aerobica vigorosa, distribuiti in uno o due giorni).

Risultati: età media 58.6 anni, 45.9% maschi, 44.1% femmine. Il 62% inattivi, il 22.4% insufficientemente attivi, il 3.7% guerrieri del weekend e l’1.1% regolarmente attivi.

La maggior parte dei weekend warriors era di sesso maschile e tra questi è risultata molto più frequente la pratica di sport (94%) rispetto ai “regolarmente attivi” (75%). Gli inattivi erano più anziani, con malattie croniche, più frequentemente fumatori e con attività lavorative meno qualificate.

Ebbene senza continuare con tanti numeri il messaggio del report è stato che  qualsiasi esercizio è comunque migliore rispetto all’inattività: una o due sole sessioni a settimana di attività fisica moderata o intensa sono state comunque in grado di ridurre la mortalità per tutte le cause, per malattie cardiovascolari e per cancro, indipendentemente dalla corretta aderenza alle linee guida.

L’esercizio fisico concentrato anche in una sola o due sessioni comporta comunque dei vantaggi rispetto alla mortalità: è questo il messaggio importante che deve passare alla poplazione dei “pigri” che non praticano alcuna attività adducendo a giustificazione l’impossibilità di trovare il tempo per un esercizio costante.

E’ un buon inizio.

O’Donovan G, Lee IM, Hamer M, Stamatakis E. Association of “weekend warrior” and other leisure time physical activity patterns with risks for all-cause, cardiovascular disease and cancer mortality.. JAMA Intern Med 2017 Jan 9

Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma