L’attività fisica come parte della vita di tutti i giorni.
di Antonella Labellarte
19 Settembre 2021

Lo sport ha regalato negli ultimi mesi un po’ di gioia al mondo. Non solo all’Italia, ma al mondo. E diciamo che di un po’ di leggerezza avevamo bisogno. Le Olimpiadi, i Giochi Paralimpici, l’indimenticabile, per noi, Campionato Europeo di Calcio e il torneo di Wimbledon, dopo le cancellazioni del 2020 causate dai rischi per la salute legati alla pandemia, si sono svolti e hanno portato nelle case di milioni di telespettatori eccitazione e un pizzico di felicità per il proprio campione risultato vincente. Lo sport d’elite fa una gran pubblicità all’attività fisica, molto più di quanto non facciano pagine e pagine scritte che ne decantano le salutari proprietà. Anche la pandemia COVID-19 ha messo ancor più in evidenza quanto sia importante per l’individuo e per la collettività una buona forma fisica che si ottiene con un’attività regolare. 

Dal 2001 ad oggi non vi è stato un grande incremento dell’attività fisica a livello globale. Più di un quarto, (1.4 miliardi) della popolazione adulta mondiale risultavano fisicamente inattivi nel 2016, e pertanto a rischio di tutte le malattie croniche non infettive e di mortalità prematura. Nel 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il primo piano di azione globale sull’attività fisica, sostenuto da chiare evidenze scientifiche, definendo una serie di procedure e di obiettivi sostenibili aventi come target globale una riduzione dell’inattività fisica del 15% entro il 2030. Non dovrebbe essere necessario sottolineare quanto sia ormai noto ed accertato che l’attività fisica migliora la salute mentale, la capacità cognitiva, il sonno. Essa ha un effetto benefico sulla demenza e previene le cadute ed i danni ad esse correlati. E’ raccomandata nella prevenzione secondaria del cancro, migliorando la qualità della vita e la sopravvivenza, è parte integrante della prevenzione primaria e secondaria delle malattie cardiovascolari. Anche la pandemia Covid 19 ha in un certo senso contribuito ad incrementare l’attenzione sull’attività fisica. Se da un lato infatti ha comportato la chiusura per lunghissimo periodo di palestre ed impianti sportivi, dall’altro ha aumentato la consapevolezza di quanto ci mancassero tali attività; spesso si è scoperto “corridore” o “passeggiatore”, si permetta la battuta, chi non lo era mai stato finora. Quanti hanno scoperto quanto fosse semplice e salutare per la mente e per il corpo uscire per una camminata giornaliera di soli 30 minuti? E’ auspicabile che questa attività che per una volta almeno non amplifica le distanze sociali rimanga parte della vita di tutti i giorni. 
Qualche considerazione a parte merita la popolazione anziana. Visti i dati demografici del nostro paese questo è un aspetto che ci riguarda da vicino. L’esercizio fisico migliora infatti l’abilità funzionale delle persone fragili ossia la capacità di portare a termine quelle attività proprie della quotidianita’ e correlabili all’ età e al benessere di quell’individuo, promuovendone l’autonomia. Molti sono i parametri identificati, ad esempio la velocità dell’andatura, marker di longevità oltre che di autonomia. Nell’era della medicina di precisione deve trovare spazio una prescrizione personalizzata di farmaci, della dieta e dell’esercizio fisico che prevenga la comparsa di fragilità, della grave sarcopenia, prevenga il rischio di cadute, migliori lo stato fisico e mentale dell’anziano. Mutuando da Edgar Morin, per affrontare la complessità non basta semplicemente sommare saperi, è necessario trovare una nuova strategia per farli interagire.         

Fonti:
WHO Global Action Plan on Physical Activity. www.who.int/publications //item/9789240015128
WHO Guidelines on physical activity and sedentary behaviour. www.who.int/publications //item/9789241514187
Mikel Izquierdo, Gustavo Duque, John E Morley. Physical activity guidelines for older people: knowledge gaps and future directions. Lancet 2021;2 e380-383.

Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma