La pozione della vecchia contadina
di Comitato Scientifico del C.L.I.

Nell’estate del 1775 mentre si recava in carrozza da Birmingham al piccolo ospedale di Stafford, William Withering visitò una congiunta del postiglione costretta a letto da grave tachiaritmia, edemi e dispnea. Concluse che non c’era medicina efficace contro la malattia e che la fine della donna era prossima. Con sorpresa, due settimane dopo, apprese che la malata era migliorata grazie ad un decotto di erbe. Sembra che withering fosse da tempo al corrente che nelle campagne della zona c’era una contadina, in odore di magia, che si vantava di guarire l’idropisia. Il postiglione le offrì l’occasione di conoscere finalmente i componenti del “decotto magico”. Eccellente botanico, Withering attribuì lo straordinario risultato ad una pianta di fiori a forma di ditale, volgarmente chiamata foxglove, che i trattati classificavano come digitalis purpurea, della famiglia delle sclofolariacee. Con lunghe osservazioni Withering intuì che le foglie avevano le proprietà di aumentare la forza contrattile del cuore, di abbassarne la frequenza e di favorire la diuresi. Dopo dieci anni pubblicò “An account of the floxglove”, una pietra miliare della terapia cardiologia, in cui riportava le indicazioni, gli schemi posologici, nonché gli effetti collaterali della terapia digitalina che entrò nella pratica in modo lento e difficoltoso. Occorse quasi un secolo perché fosse isolato il primo principio attivo, individuato col nome di “digitalina” e ottenuto in forma cristallina da Nativelle nel 1868. Dovette passare quasi un altro secolo prima che la digitale si imponesse come cardiotonico maggiore che divenne il medicamento a lungo insostituibile nella cura dello scompenso cardiaco. Successivamente vennero individuati numerosi altri principi attivi: la digitossina, presente nelle foglie della digitale purpurea e della lanata, la diossina e lanatoside C presente nella digitale lanata, la G-strofantina o nabaina, estratto di differenti varietà di strofanto, scilla e altri. La farmacologia, nonostante l’impegno non è riuscita a ritrovare un cardiotonico superiore a quello che la contadina aveva carpito alla misteriosa alchimia della natura. Withering, nel 1785, fece questa mirabile descrizione che rimane perfetta dopo due secoli: “L’uso della digitale sta diffondendosi all’estero, ed è meglio che il mondo tragga, dalla mia esperienza, alcuni insegnamenti per quanto imperfetti, piuttosto che si arrischino vite umane per incauta somministrazione o che una medicina di tale efficacia venga condannata e respinta come pericolosa e impossibile a controllarsi. Ho cominciato circa dieci anni fa ad adoperare questa medicina, l’esperienza e la cautela mi hanno insegnato gradualmente come usarla. Negli ultimi due anni non ho avuto occasione di cambiare e modi di trattamento; ma non posso ancora considerarli perfetti. Dalla sua grande scoperta, ancor preziosa per i cardiologi di oggi, ricavo più amarezza che soddisfazione”. Sulla sua tomba, nella vecchia chiesa di Edgboston è scolpito un ramo di digitale purpurea, simile a quello che divenne lo stemma dell’Istituto di Cardiologia del Messico.