Integrazione con Olio di Pesce e Rischio Cardiovascolare: una panoramica dal sano al malato, mito o realtà?
di Rosa Maria Manfredi
25 Giugno 2024

Introduzione: Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte in tutto il mondo. L’olio di pesce, una ricca fonte di acidi grassi omega 3 (contenente acido eicosapentaenoico e acido docosaesaenoico) è stato raccomandato nel passato come misura dietetica di prevenzione cardiovascolare.

Scopo dello Studio: Questo Studio [1], analizza gli eventuali effetti benefici, nulli o dannosi, degli integratori di olio di pesce (IOP), sui sani e su differenti patologie cardiovascolari, all’interno di uno studio di coorte longitudinale di prevenzione primaria e secondaria.

Materiali e Metodi: Sono stati inclusi, Tra il 1 marzo 2006 e il 31 luglio 2010, 415.737 partecipanti, (età media 55,9±8.1 anni; 55% donne), provenienti dalla UK Biobank (studio di coorte di comunità) di età compresa tra i 40-69 anni.

Sono state chieste ai Partecipanti informazioni circa l’uso regolare di IOP, tramite un questionario touchscreen, e/o di altra terapia farmacologica. Sulla base di queste notizie, i P sono stati classificati come consumatori abituali di integratori di olio di pesce (COP: 31,4%, n=130.365) e non consumatori (NCOP: 65,9%, n=285.372).

I partecipanti sono stati seguiti dal momento del reclutamento fino al decesso, alla perdita al follow-up o alla data di fine del follow-up (31 marzo 2021; follow-up mediano di 11,9 anni). Gli eventi, definiti da un codice ICD-10, sono stati ottenuti dai registri di morte, dalle cartelle cliniche ospedaliere e/o del Medico di base. Sono stati raccolti dati relativi all’età (<65 anni e ≥65 anni), al sesso, all’etnia, alle condizioni socioeconomiche (misurate mediante l’indice di deprivazione di Townsend, punteggio più alto maggiore è la deprivazione), al consumo di alcool e tabacco e alle abitudine dietetiche.

Sono stati inoltre considerati diverse evoluzioni cliniche dello stato di salute: Transizione A: da sano, alla fibrillazione atriale; Transizione B: da sano, agli eventi avversi cardiovascolari maggiori; Transizione C: da sano, alla morte; Transizione D: dalla fibrillazione atriale a eventi cardiovascolari; Transizione E: dalla fibrillazione atriale alla morte; Transizione F: da eventi cardiovascolari, alla morte.

Risultati: Nel gruppo COP vi era una prevalenza di partecipanti più elevati di anziani (22,6% v 13,9%), bianchi (95,1% contro 94,2%) e donne (57,6% contro 53,9%) e un maggiore consumo di alcool (93,1% contro 92,0%), pesce azzurro (22,1% contro 15,4%) e alimentazione ittica in generale (18,0% contro 15,4%) rispetto ai non utilizzatori. L’indice di deprivazione di Townsend (media −1,5 (SD 3,0) v −1,3 (3,0)) e la percentuale dei fumatori (8,1% contro 11,4%) erano inferiori tra i consumatori abituali di olio di pesce.

Nel corso del un follow-up, 18.367 partecipanti avevano fibrillazione atriale (transizione A); e 17.826 partecipanti hanno avuto gravi eventi cardiovascolari avversi (transizione B); 14.902 partecipanti sono deceduti senza avere fibrillazione atriale o eventi cardiovascolari (transizione C). Tra i P con FA, 4810 hanno sviluppato eventi avversi cardiovascolari maggiori (transizione D) e 1.653 sono morti (transizione E). Per contro tra i partecipanti con eventi cardiovascolari, 5.585 sono morti durante il follow-up (transizione F).

Soggetti sani… Negli individui sani, l’uso degli IOP ha favorito l’insorgenza di FA, con un hazard ratio di 1,13 (IC al 95% da 1,10 a 1,17, transizione A).

Se considerati, in particolare, i principali eventi avversi cardiovascolari (HF, ictus e IMA), l’uso regolare di IOP era lievemente associato ad un aumento del rischio di ictus (hazard ratio 1,05, IC 95% da 1,00 a 1,11), mentre un effetto protettivo è stato riscontrato nello sviluppo di HF (0,92, 0,86 a 0,98). Inoltre l’associazione tra l’uso regolare di IOP e il rischio di modificare lo stato di salute era maggiore nelle donne e nei non fumatori, mentre l’effetto protettivo era maggiore negli uomini e negli anziani.

Nei soggetti con fibrillazione atriale all’inizio dello Studio…   l’uso di integratori di olio di pesce ha ridotto il rischio di eventi avversi cardiovascolari maggiori (transizione D, hazard ratio 0,92, IC 95% da 0,87 a 0,98) e aveva un effetto protettivo sullo sviluppo di infarto miocardico (0,85, 0,76-0,96) e sulla morte (0,88, da 0,81 a 0,95).

Soggetti con pregressi eventi cardiovascolari avversi…  nei partecipanti con insufficienza cardiaca, si è rilevato un effetto protettivo dell’uso regolare di integratori di olio di pesce sul rischio di mortalità (0,91, da 0,84 a 0,99).

Discussione: In questa analisi prospettica di più di 400.000 adulti nel Regno Unito, si evidenziava che un uso regolare degli integratori di olio di pesce potrebbero avere un ruolo differenziale nella progressione delle malattie cardiovascolari. Infatti, per persone sane, un regolare uso di IOP, in prevenzione primaria, era associato ad un aumento del rischio della fibrillazione atriale.

Per i partecipanti con FA o HF, tuttavia, l’uso regolare di integratori di olio di pesce, come prevenzione secondaria, ha avuto a effetto protettivo o nessun effetto sullo sviluppo di eventi cardiovascolari.

Tali risultati sono in linea con la Letteratura. Infatti, in prevenzione primaria, una meta-analisi di sette studi randomizzati e controllati hanno dimostrato che l’uso di IOP presentava maggior rischio di sviluppare FA; mentre in prevenzione secondaria lo Studio GISSI metteva in evidenza l’associazione tra la somministrazione di basse dosi di IOP e la riduzione degli eventi cardiovascolari nei pazienti (pz) con recente infarto miocardico [2]. Sulla stessa linea si collocava lo Studio GISSI sullo scompenso cardiaco (GISSI-HF) [3], condotto su 6975 pz con insufficienza cardiaca cronica, che ha dimostrato che un supplemento dietetico con acidi grassi omega 3 riduceva  il rischio di mortalità per tutte le cause del 9%.

Considerazioni e Conclusioni: Gli Omega 3 [4] hanno un forte impatto sulle proprietà fisiche della membrana cellulare, sulla sua fluidità, permeabilità ed elasticità, nonché essi hanno proprietà antinfiammatorie, di miglioramento della funzione endoteliale e del potenziale redox cellulare [5]. Come questi effetti benefici impattino su i sani o i malati è però differente.

Nei sani, infatti, l’assunzione di IOP aumenta il rischio di FA e di ictus. Ciò è maggiormente evidente nelle donne e nei non fumatori, probabilmente per le condizioni già ottimali di partenza. Pertanto, in tale contesto, ridurre ulteriormente il potenziale redox cellulare e aumentare la fluidità di membrana non porta benefici e tale pratica andrebbe scoraggiata bastando perciò, una dieta sana ed equilibrata.

Per contro nelle patologie cardiovascolari, quando già vi è un danno cellulare, la supplementazione di Omega 3 si traduce in un effetto protettivo sugli eventi avversi, come anche dimostrato dalla Letteratura.

Da quanto detto: Omega 3 sì o Omega 3 no, dipende da quanto un individuo sia portatore di patologie cardiovascolari, e non dalle proprietà benefiche dell’integratore.

Bibliografia:

  1. Ge ChenZhengmin Min QianJunguo ZhangShiyu ZhangZilong ZhangMichael G VaughnHannah E AaronChuangshi WangGregory Yh LipHualiang Lin: Regular use of fish oil supplements and course of cardiovascular diseases: prospective cohort study. BMJ Med. 2024 May 21;3(1):e000451.
  2. Marchioli R, Barzi F, Bomba E, et al.: Early protection against sudden death by N-3 polyunsaturated fatty acids after myocardial infarction: time-course analysis of the results of the Gruppo Italiano per lo studio Della Sopravvivenza Nell’Infarto Miocardico (GISSI)-prevenzione. Circulation 2002;105:1897–903.
  3. Tavazzi L, Maggioni AP, Marchioli R, et al. Effect of n-3 polyunsaturated fatty acids in patients with chronic heart failure (the GISSI-HF trial): a randomised, double-blind, placebo-controlled trial. Lancet 2008;372:1223–30.
  4. Carla C C R de CarvalhoMaria José Caramujo: The Various Roles of Fatty Acids.  Molecules. 2018 Oct 9;23(10):2583.
  5. Gianluca Gortan Cappellari et al: n-3 PUFA-Enriched Diet Preserves Skeletal Muscle Mitochondrial Function and Redox State and Prevents Muscle Mass Loss in Mice with Chronic Heart Failure. Nutrients. 2023 Jul 1;15(14):3108.