IN MEDIO STAT MEDICINA
di Eligio Piccolo
11 Gennaio 2019

Sull’aurea mediocritas annunciata dai filosofi greci, con Aristotele in testa, molti poi  sono ritornati per confermarne la giusta intuizione. Da Orazio con il sempre citato “est modus in rebus” (c’è misura nelle cose) a Ovidio con “medio tutissimus ibis (seguendo la via di mezzo camminerai sicurissimo) e, per farla corta, a Voltaire con “il meglio è nemico del buono”. Per tutti la radice lessicale è “med”, come meditare, mediare, moderare, modestia e medico, che viene da “medeor”, curare le malattie.

E dopo questa esibizione culturale, come dicevano i piazzisti d’antan prima di passare al prodotto da vendere, veniamo ai molti vantaggi che la medicina del buon senso ci ha offerto e che dobbiamo sempre tenere a mente. Senza dimenticare, si capisce, le insostitubili iniziative coraggiose e talvolta spericolate, come la prima vaccinazione di Jenner, i primi bypass di Favaloro o il trapianto cardiaco di Barnard, tutte idee geniali, ma sempre intraprese dopo accurate ricerche sperimentali onde non far correre all’uomo inutili rischi.

Oggi le iniziative dei pionieri medici sono più difficili da attuare perché la magistratura deve sorvegliare i rischi della sperimentazione non solo sull’uomo, ma anche sugli animali, al fine di evitare certi orrori del passato. Con la necessità che la prudenza e la moderazione devono essere la guida fin dai primi passi. La pratica clinica e anche gli studi epidemiologici su gruppi più o meno numerosi di popolazione già da molti decenni stanno insegnando al medico quel modus in rebus; che non vuol dire fare il minimo, andare avanti quasi indietro o, peggio, astenersi, ma fare il giusto. Che è il risultato di studi e di osservazioni continui, come quello attuato da 70 anni nella cittadella del Massachusetts, Framingham, i cui abitanti sono controllati ogni anno dal 1948 con esami, anche superflui, per chiarire i molti perché della scienza più complessa che ci coinvolge, la medicina.

Nella quale l’aurea mediocritas si è manifestata quale opportunità in molte di quelle osservazioni, ed è stata semplificata in certe situazioni con le lettere U o J, perché molti comportamenti o reazioni dell’essere umano danno l’impressione che il poco sia controproducente quanto il troppo, e che quindi il meglio sta nel mezzo, nella concavità della due lettere indicate. Così lo ha visto chi per la prima volta ha studiato i bevitori di alcol: gli astemi erano penalizzati nelle malattie e nella longevità quasi quanto i beoni, perché non beneficerebbero dei misteriosi protettori vascolari o induttori di HDL, che aumentano solo in coloro che amano il buon bicchiere a pasto e il whiskino dopo cena. Il vino più attivo sarebbe il rosso, ma pare che anche il bianco giochi un ruolo favorevole sul potassio, come vorrebbero i veneti con il prosecco. Lo ione antagonista del sodio, il sale da cucina, il quale entra anche lui in quella curva a U poiché, come si è scritto fino alla noia, il poco genera astenia mentre il troppo fa aumentare la pressione. Anche il polso interverrebbe in questo gioco magico: la bradicardia, se non è dovuta alla vagotonia dei Bartali, può essere segno di malattia, mentre la tachicardia sarebbe inversamente proporzionale alla durata della vita, almeno se la valutiamo nelle varie specie di animali, dove il fringuello vive un solo anno mentre la tartaruga marina raggiunge i cento e più.

Le ultime ricerche richiamano l’attenzione sull’attività fisica: assente o troppo poca è foriera di malattie cardiovascolari o del metabolismo, eccessiva come certi atleti intramontabili o nei fanatici delle maratone paesane ad ogni età è altrettanto pericolosa, mentre la giusta misura è stata calcolata in 150 minuti settimanali di prestazioni moderate, tipo la marcia o il golf non agonistico, oppure 75 minuti di attività vigorosa, quale la corsa o il tennis singolo. Gli stessi ragionamenti sul poco, sul medio e sul troppo sono stati fatti per il caffè e nell’uso di certi farmaci. In particolare quelli che regolano la pressione arteriosa, dove, tenuti presenti i molti fattori dell’età e delle altre malattie vascolari coesistenti, una massima troppo bassa rischia il deliquio e una troppo alta lo scompenso o il coccolone. Perfino il colesterolo alla fine di lunghe osservazioni ha mostrato il suo medio vantaggioso, poiché il troppo favorisce l’arteriosclerosi, ma l’abbassamento eccessivo logora i muscoli volontari.

Qualcuno forse vorrebbe avere una moderazione anche per certe droghe, che purtroppo hanno l’inconveniente di dare dipendenza e quindi intossicazione e    schiavitù perniciose. Ho conosciuto un caro amico e collega che da sempre fumava 3-4 sigarette al giorno, una dopo i pasti o dopo il caffè. Come quel napoletano che entrò nel filobus con la sigaretta accesa e al conducente che lo redarguì disse “ma ho appena preso il caffè”, “beh allora”, fu la risposta. L’amico che visse serenamente fino ai 94 non fa certo statistica, ma fa pensare.

Eligio Piccolo
Cardiologo