Recentemente sia il Past President sia il Presidente eletto dell’American College of Cardiology hanno affermato che, vista la scarsità del numero delle donne cardiologo, la cardiologia americana sta fallendo nell’obiettivo di reclutare il talento di tante donne che studiano medicina nelle università e di metterlo al servizio della cura dei pazienti. Sembra che il problema venga affrontato da più parti e che più facilmente oggi le donne possano trovare dei nuovi mentore, dei percorsi che pongano rimedio alla discriminazione e che favoriscano il progredire delle loro carriere al pari di quelle degli uomini.
Ma, ecco a seguire alcune delle considerazioni della dottoressa Douglas e qualche numero.
Nel 1984, primo anno in cui si hanno dati, il 3% dei soci dell’American College of Cardiology erano donne. Nel 2015 il numero è salito a 9.1%. Di questo passo occorreranno 170 anni perché possa essere raggiunta una qualche parità.
All’indagine condotta in Europa per conto della EAPCI Women Committee hanno aderito 1.787 cardiologi di cui il 60.7% donne. Le donne paragonate agli uomini erano meno frequentemente sposate (donne vs. uomini, 57.0% vs. 79.8%, p<0.001) e più frequentemente senza figli (46.6% vs. 20.5%, p<0.002).
La ragione più importante per la scelta della cardiologia interventista era la passione (83.3% vs. 76.1%, p=0.12), mentre ciò che aveva causato la non scelta era la mancanza di opportunità (29.0% vs. 45.7%), il problema delle radiazioni (19.9% vs. 11.6%) o una propria preferenza (16.2% vs. 29.5%), p<0.001.
Secondo i 652 uomini che hanno risposto sul perché nelle loro opinioni le donne non scegliessero la cardiologia interventista, le reperibilità e il lungo orario di lavoro sono state indicate come le ragioni più frequenti (35.3%). Quasi pleonastico sottolineare che solo il 7% degli uomini ha invece riconosciuto come deterrente la mancanza di opportunità.
Nel 2008 secondo l’ ACC Professional Life Survey l’11% dei cardiologi interventisti erano donne, il 29% uomini. Nel 2013 la percentuale di donne interventiste è esattamente sovrapponibile alla precedente, mentre la percentuale di uomini interventisti è salita al 39%. Sembra che, nonostante le “azioni positive”, le donne perdano terreno.
Se ci spostiamo in Italia citando un’analisi effettuata da un’organizzazione sindacale (periodo 2009-2014) e non riferita al solo mondo cardiologico, mentre si osserva un aumento in valori assoluti delle donne medico, il dato non si conferma per il ruolo apicale di direttore di struttura complessa e le donne sono il 15 % rispetto agli uomini.
Fonti
Pamela S. Douglas, MD. RESPONSE: Justified Optimism or Magical Thinking? J Am Coll Cardiol. 2016;67(25):3018-3019
Capranzano P, Kunadian V, Mauri J, et al., On behalf of the EAPCI Women Committee. Motivations for and barriers to choosing an interventional cardiology career path: results from the EAPCI Women Committee worldwide survey. Euro Intervention 2016;12:53–9
Williams KA, Chazal RA. Diversifying our ranks: a call to action. J Am Coll Cardiol 2016;67:588–9.
Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma