IL COMPLESSO DI SAN TOMMASO
di Eligio Piccolo
12 Settembre 2018

A Venezia, parlando di persona diffidente, dicono: “el xe come San Tomaso, nol crede fin che nol peta el naso”.

Secondo il Vangelo di Giovanni infatti l’apostolo incredulo fu invitato da Gesù a mettere il dito sulla ferita del torace, come la si può ammirare nel famoso dipinto di Caravaggio conservato nella Bildergalerie di Potsdam: in quel suo tipico fascio di luce che illumina il particolare della tela. Non vorrei mancare di rispetto alla storia sacra, ma di quel gruppo dei 12 fedelissimi Tommaso non fu il solo a mostrare diffidenza, un altro vendette il Maestro ai giudici del Sinedrio per 30 denari d’argento, Pietro, designato alla successione, lo rinnegò tre volte prima della fatidica alba e degli altri nove solo Giovanni, il prediletto, salì con le pie donne fino ai piedi della croce, gli altri otto se la squagliarono e si rifecero vivi solo dopo la Resurrezione. Un “si salvi chi può”, come tantissimi altri nella storia dell’uomo, seguiti magari poi da atti eroici, ma solo a ragion veduta.

In medicina, l’autopsia diagnostica, il santommaso che più santommaso non si può, sta diventando sempre più necessaria, giustamente si capisce, ma in molti casi la si potrebbe risparmiare, così come i tanti esami costosi e impegnativi in vita, spesso richiesti o per aiutare una scadente preparazione del medico o per evitare la querela. Che il fumo facesse male, ad esempio, lo avevano sospettato alcuni studiosi dei secoli passati e gli stessi indios che ce l’avevano fatto conoscere; ma poiché dava piacere e lucro si cercarono mille scuse e non lo si condannò con convinzione nemmeno dopo lo studio epidemiologico del 1964, il rapporto Terry; e neppure con le limitazioni legislative. Cosicché oggi l’orecchio da mercante, il santommaso tabagista, sta aggrappandosi alla sigaretta elettronica, che ha dimostrato solo piccoli vantaggi sui danni vascolari causati dalla nicotina, ma poche speranze che possa aiutare la sospensione del vizio. Quasi un delegare alla tecnologia un problema che dovrebbe essere risolto dal nostro ragionamento.

Questo “complesso di San Tommaso”, una specie di resistenza psicologica alle evidenze scientifiche pur di non rinunciare ai vantaggi, non riguarda solo il fumo e le altre droghe. Lo si è visto in molti egocentrismi come nell’istituzione delle specializzazioni quando davano disturbo a chi temeva la perdita di potere; ma anche con la dieta mediterranea e con l’eccesso di sale nei cibi. A questo proposito, non vorrei sembrare un quaresimalista, ma, ad onta dei numerosi richiami in questa rivista sul sale in eccesso nel causare danni alla pressione e alle arterie, su Circulation (gennaio 2018) si pubblica uno studio interessante quanto superfluo, nel quale si dimostra che l’eliminazione con le urine di troppo sodio, componente del sale dei cibi, favorisce l’ipertensione. “Abbundandum ad abbundantia”, come diceva Totò.

Il guaio però è che in queste diffidenze e valutazioni ripetitive, onde non rinunciare a certi vantaggi o credenze, sono coinvolte anche le staminali ed altri cocktail strani alla Di Bella, che qualcuno ha usato e usa millantando la guarigione dei tumori. Per non parlare dei vaccini, osteggiati da teorie o principi assurdi, che dimostrano solo quanto sia grande l’ignoranza e la sfiducia nella scienza in chi, come dicono in Veneto, vuole sapere una pagina più del libro.

E cosa dire dell’omeopatia, che insiste nel voler essere una terapia scientifica, nonostante la sua mancata dimostrazione? Ma qui vorrei soffermarmi perché recentemente, siamo nel 2018!, in un quotidiano nazionale il suo Direttore, giornalista dalla penna seducente, si è voluto confrontare in una diatriba con il Presidente delle Omeoimprese, il quale portava a suo credito, come si trattasse di un referendum dico io, il numero degli utenti a quella non-scienza, il loro aumento nel Nord, ritenuto evidentemente meno credulone del Sud, e il fatturato italiano, terzo dopo Francia e Germania. Il Direttore invece, che sosteneva la parte di chi crede più alla medicina ufficiale, per non apparire troppo conformista intitolava il suo intervento “L’unica medicina buona è quella che ti guarisce”. E quasi a voler compiacere ulteriormente l’avversario raccontava l’episodio di suo figlio che ancora piccolo si ammalò di cardite reumatica (lo desumo dalla descrizione), trattata correttamente con gli antibiotici nell’ospedale di Caravaggio (strana coincidenza con il pittore di San Tommaso!). Ma poiché il bimbo non si riprendeva rapidamente il padre lo affidò a un omeopata di Pavia, il quale senza sospendere gli antibiotici aggiunse anche le sue pozioni “miracolose”. La ripresa fu buona e soprattutto tolse al padre l’incauta prognosi negativa formulata dai medici dell’ospedaletto bergamasco, e ringraziò l’omeopatia, visto che ora il figlio, 42enne e anche lui brillante giornalista, gode di ottima salute.
Caro Direttore, mi permetto di dirle che l’episodio mi fa venire in mente gli ulcerosi dei tempi del Duce, anche lui sofferente, quando la cura era solo sintomatica e il medico che arrivava con il suo gastroprotettore alla fine del ciclo di riacutizzazione si beccava oltre al plauso pure il giudizio di grande clinico. Perché anche la cardite reumatica come altre patologie, dopo l’uccisione dello streptococco con la penicillina, ha bisogno di tempo per guarire.

Al mio paese si dice “con il tempo e con la paglia maturano le nespole e anche la canaglia”. Peccato che il tempo e i progressi della scienza medica non riescano ancora a far maturare nell’uomo la diffidenza e i canaglieschi interessi, perfino ammantati di ideologia. Interessi e disattenzioni di cui molto si discute oggi in medicina, il “choosing wisely” (scegliere saggiamente) raccomandato dai ricercatori anglosassoni. Difetti o peccati, come dicono quei teologi che affrontano anche i problemi secolari, e per i quali non c’è ragionamento che li possa togliere di mezzo quando manca la fede. Un ingrediente che anche in scienza si profila come un collante indispensabile a far emergere la convinzione convinta.
Albert Einstein diceva che la scienza senza la religione è zoppa e la religione senza la scienza è cieca.

Eligio Piccolo
Cardiologo