Un numero sempre crescente di pazienti viene sottoposto all’impianto di un defibrillatore, secondo quelle che sono le indicazioni fornite dalle linee guida internazionali.

Che cosa è un defibrillatore impiantabile o ICD (implantable cardioverter defibrillator)? Si tratta di un piccolo dispositivo che viene impiantato sottopelle nel torace, sul lato sinistro o destro, appena sotto la clavicola. E’, in realtà, un piccolo computer in grado di monitorare costantemente l’attività del cuore e di intervenire in caso di un arresto cardiaco. Va sottolineato che si tratta di una vera e propria terapia salvavita, poiché il defibrillatore è in grado di interrompere un’aritmia minacciosa (tachicardia ventricolare e fibrillazione ventricolare) e di ripristinare le condizioni di normalità del battito cardiaco.
Il defibrillatore è collegato a dei fili (elettrocateteri) che raggiungono internamente il cuore, attraverso i quali viaggiano le informazioni relative al battito e per il cui tramite viene erogato in pochi minuti lo shock elettrico in grado di salvare la vita di un individuo. E’ alimentato da una batteria. Esso ha inoltre una “memoria” che è possibile “interrogare” grazie ad un computer esterno e che conserva le informazioni relative al numero di eventi verificatisi, al tipo di aritmia ed all’eventuale shock erogato.

Le linee guida internazionali contengono le indicazioni relative ai soggetti a rischio che si giovano dell’impianto di un defibrillatore. Sono, ad esempio, i pazienti che hanno subito un grosso infarto, che ha causato una importante riduzione della capacità del cuore di pompare sangue o persone che, per anomalie ereditarie, hanno una predisposizione all’innesco di aritmie minacciose per la vita.
Ma non è delle indicazioni ad impianto che qui ci occupiamo, piuttosto di un aspetto molto particolare, ossia delle implicazioni che ha l’impianto di un defibrillatore sulla capacità di guida di un’autovettura in condizioni di sicurezza. Infatti, la transitoria perdita di coscienza che segue l’erogazione di uno shock da parte del defibrillatore, può essere causa di un danno a se stessi e agli altri che sono in strada mentre ci si trova alla guida.
Non esiste una legislazione uniforme che regolamenti le restrizioni cui devono essere soggetti i portatori di un defibrillatore, anche se in ambito internazionale numerose sono le raccomandazioni in proposito. Un gruppo di ricercatori olandesi ha studiato una popolazione di 2786 pazienti portatori di defibrillatore, presenti nei registri del Leiden University Medical Center, dal gennaio del 1996 al settembre del 2009. Per il calcolo del rischio è stata utilizzata una formula sviluppata dalla Canadian Cardiovascular Society Consensus Conference in cui sono inseriti vari parametri quali il tempo passato alla guida, la distanza compiuta in un determinato intervallo di tempo, il tipo di veicolo guidato, la probabilità che un evento di perdita di coscienza possa risultare in un incidente fatale e non.
Senza entrare nel dettaglio, i risultati assai articolati dello studio possono essere così riassunti:
dopo l’impianto del defibrillatore non è necessaria alcuna restrizione di guida per gli autisti privati;
dopo uno shock “inappropriato” (ossia erogato in assenza di un’aritmia minacciosa) rimane un livello di rischio molto basso e pertanto non necessita alcuna restrizione di guida;
in caso di shock “appropriato” i pazienti che hanno effettuato un impianto di defibrillatore in “prevenzione primaria” (ossia pazienti ad alto rischio nei quali non si era mai verificato un evento precedente) debbono sospendere la guida dell’automobile per quattro mesi; coloro i quali hanno effettuato l’impianto in “prevenzione secondaria” (ossia coloro che hanno già sperimentato precedentemente un’aritmia minacciosa) debbono sospendere la guida per due mesi;
ai guidatori di autoveicoli di professione va sospesa la possibilità di guidare.
E’ il primo studio che viene effettuato sui dati del mondo reale e gli autori si augurano che sia di supporto nella stesura di linee guida e legislazioni condivise.
Fonte :
Joep Thijssen et al. Driving restrictions after implantable cardioverter defibrillator implantation: an evidence-based approach. Eur Heart J 2011; 32: 2678-87
Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma