La fama di Ippocrate fu oscurata dopo oltre 500 anni da Galeno, nato anch’egli in Asia Minore. Singer ha definito Galeno “l’ultimo degli antichi ed il primo dei moderni”. Il suo prestigio in medicina fu pari a quello di Aristotele nella filosofia. Non aveva la statura intellettuale di Ippocrate, ma fu molto abile nell’imporsi, e i suoi insegnamenti dominarono la medicina, come dogmi, per tutto il Medio Evo. Chi osava contraddirlo veniva accusato di eresia. Ereditò la brillante intelligenza del padre, ricco architetto, e il carattere litigioso e prepotente della madre. Sogni rivelatori dei genitori avevano previsto la sua brillante carriera: in breve tempo da medico dei gladiatori a Pergamo, sua città natale, passò a Roma dove conobbe un grandissimo successo e l’ostilità dei colleghi che lo costrinsero a lasciare Roma. Tornò a Roma richiamato da Marco Aurelio che lo volle medico personale e restò a corte per oltre trent’anni, divenendo, come l’ha chiamato Guthrie, “medico dittatore”. Secondo la sia dottrina 4 erano gli elementi: aria, fuoco terra e acqua, e 4 le qualità: freddo, calco, umido e secco. La salute, le malattie, le cure, tutto era basato sull’equilibrio, sulle reazioni reciproche e sulla prevalenza fra elementi e qualità. La sua dialettica era fluente, la sua intelligenza pronta; aveva la risposta per ogni domanda, la soluzione per ogni problema, in modo tanto dogmatico da imporre il suo insegnamento come una fede e disarmare ogni critica. La sua descrizione della circolazione del sangue è ricca di osservazioni acute e di interpretazioni fantasiose del tutto inattendibili. Compilatore più che ricercatore, anche se fece studi anatomici su scimmie di Barbera, lasciò un’opera monumentale di cui ci sono pervenuti 150 dei 500 volumi che scrisse.
Galeno