Con una punta di ragionevole sciovinismo potrebbero essere ricordati altri due studiosi, l’anatomopatologo Bonet o Bonetus, svizzero, figlio di emigrati italiani laureatosi a Bologna, e soprattutto il padovano Bartoletti che, nonostante la sua opera monumentale, viene sistematicamente ignorato dagli storici della medicina. Il Bonetus nella prima metà del ‘600, in un’opera dal titolo poco invitante “Sepolchretum”, descrisse il caso di un poeta di mezza età, obeso, morto pochi minuti dopo essere stato colpito da un dolore al petto e che all’autopsia presentava evidenti calcificazioni delle coronarie.ùScrisse che le alterazioni coronariche potevano essere la causa della morte repentina, ma l’ipotesi non venne presa in considerazione. Pochi anni dopo il Bartoletti descrisse il “crampo del petto”, localizzato dentro lo sterno e irradiato a una o ambedue le braccia. Annotò anche che gli attacchi insorgevano sovente dopo uno sforzo o dopo un pasto abbondante e che talvolta l’ammalato moriva in pochi minuti. La morte, scrisse, sopravveniva spesso in modo così rapido che l’ammalato non faceva in tempo a descrivere i propri disturbi e senza che fosse possibile prestargli soccorso. Sottolineò anche che la malattia non era rara e che avrebbe meritato maggior interesse da parte dei medici. Il Bartoletti meriterebbe di essere considerato lo scopritore della cardiopatia ischemica, invece non venne preso in considerazione dai suoi contemporanei e fu dimenticato dai posteri. Il fatto che la scoperta dell’angina pectoris sia stata attribuita a Heberden e non a Bartoletti potrebbe essere verosimilmente spiegato con la diversa lunghezza della trattazione: tre pagine quella del primo, dodici tomi quella del secondo. Solo nei protocolli degli anatomo-patologi dell’inizio del secolo scorso si legge che i soggetti che avevano sofferto di dolori precordiali presentavano non raramente “arteria coronarie ossificate” oppure cicatrici del miocardio. I clinici erano però troppo impegnati nella lotta contro le malattie infettive per interessarsi a questi problemi, considerati a quel tempo di non grande rilevanza pratica. Dovrà trascorrere più di un secolo prima che le conoscenze intorno alle malattie delle coronarie facciano progressi significativi.
Fabrizio Bartoletti