Depressione post-partum e rischio cardiovascolare: a call for action!
di Vittoria Rizzello
18 Settembre 2024

Negli ultimi anni abbiamo imparato che il rischio cardiovascolare (CV) delle donne è consistente e non può essere ulteriormente trascurato. In particolare, è emerso che esistono diversi fattori di rischio specifici per il genere femminile, in gran parte correlati alla storia riproduttiva (storia di aborto, parto prematuro, morte intrauterina, pre-eclampsia e diabete gestazionale), che devono essere considerati nella definizione del profilo di rischio individuale.

Recentemente su European Heart Journal è stato pubblicato un importante studio che ha valutato nell’ambito del Registro Svedese l’associazione tra la depressione perinatale (DPN) e il rischio di malattie CV. La depressione perinatale è stata definita come un episodio depressivo durante la gravidanza o entro il primo anno dopo il parto.

Lo studio ha coinvolto un totale di 55.539 donne svedesi con una diagnosi, tra il 2001 e il 2014, di DPN (23 871 con depressione ante-partum, DAP e 31 668 con depressione post-partum, DPP). Come gruppo di controllo sono state valutate 545.567 donne senza DPN. Le donne sono state seguite fino al 2020, con un follow-up medio di circa 10,4 anni. L’end-point principale è stata l’incidenza di malattie CV, considerando vari sottotipi come: ipertensione, cardiopatia ischemica, insufficienza cardiaca, ictus, trombo-embolismo, aritmie e altre patologie cardiovascolari.

I risultati dello studio sono significativi: le donne con DPN hanno presentato un rischio di sviluppare malattie CV più elevato del 36% rispetto al gruppo controllo (HR 1.36, 95% IC 1.31–1.42). Questo rischio aumentato è stato osservato per tutti i sottotipi di malattie CV esaminati, con un rischio particolarmente elevato di ipertensione (50% in più rispetto al gruppo di controllo), cardiopatia ischemica (37% in più) e insufficienza cardiaca (36% in più).

Lo studio ha anche evidenziato che il rischio di sviluppare CVD è maggiore nelle donne con DPP (HR 1.42, 95% IC 1.35-1.49) rispetto a quelle con DAP (HR 1.29, 95% IC 1.22-1.37).

Per esaminare il possibile ruolo di fattori genetici e ambientali familiari, lo studio ha confrontato un sottogruppo di donne con DPN  (13804) con le rispettive sorelle che avevano avuto almeno una gravidanza, ma non DPN (16420). Nel confronto tra sorelle, l’associazione tra DPN e malattie CV è risultata attenuata, ma comunque significativa (HR 1.20, 95% IC 1.07-1.34), suggerendo che fattori familiari, come la genetica o l’ambiente familiare, possono contribuire parzialmente all’aumento del rischio, ma non spiegarlo completamente.

Inoltre, l’associazione tra DPN e malattie CV è risultata più pronunciata nelle donne che non avevano una precedente storia di disturbi psichiatrici. Tuttavia, anche nelle donne con una storia di depressione  o altri disturbi psichiatrici, la presenza di DPN comportava un aumento del rischio CV (HR 1.72 e 1.82, rispettivamente).

Infine, lo studio ha condotto analisi aggiuntive per esplorare l’influenza di vari fattori come l’età, il fumo, l’obesità e la presenza di complicanze della gravidanza, come la pre-eclampsia o il diabete gestazionale. Anche dopo correzione con questi fattori, l’associazione tra DPN e rischio CV è rimasta significativa.

Tutti queste analisi concordano nell’indicare la DPN, e la DPP in particolare, come un fattore di rischio indipendente per malattie CV.

Considerazioni.

Questo studio svedese ha una grande rilevanza clinica e sociale poiché la salute CV delle donne è stata storicamente sottovalutata e i fattori di rischio specifici, come la storia riproduttiva, sono stati a lungo trascurati nella valutazione del rischio di malattie CV.

Per contro, lo studio supporta un approccio olistico alla salute delle donne, che tenga conto sia di fattori fisici che mentali e psicologici, non solo per migliorarne il benessere psicologico in un periodo particolarmente importante della loro esistenza (attraverso l’adozione di terapie specifiche), ma anche per prevenire complicanze CV a lungo termine.

I dati dimostrano, per la prima volta, in maniera consistente e convincente nelle molteplici analisi condotte, che la DPP rappresenta un potente fattore di rischio CV a lungo termine. Ciò implica che nelle donne la storia di DPP dovrebbe essere indagata e inclusa nelle valutazioni del rischio CV. Questo potrebbe aiutare a identificare le donne che presentano un rischio più elevato, a cui dedicare interventi preventivi e terapeutici mirati. In particolare, strategie di prevenzione dello sviluppo di ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemia e insufficienza cardiaca potrebbero essere particolarmente cost-effective.

I meccanismi attraverso cui la DPN, e la DPP in particolare, contribuiscono ad aumentare il rischio CV rimangono sconosciuti, ma probabilmente coinvolgono meccanismi biologici, immunitari, infiammatori e ormonali che si esplicitano durante e dopo la gravidanza e possono influenzare in modo diverso lo sviluppo delle malattie CV. Tali meccanismi meriterebbero di essere approfonditi e valutati come possibili futuri target terapeutici.

References:

  • Lu D, Valdimarsdóttir UA, Wei D, et al. Perinatal depression and risk of maternal cardiovascular disease: a Swedish nationwide study. Eur Heart J. 2024 Aug 16;45(31):2865-2875.