Tutti i cardiologi sono concordi nel sostenere che una vita ben compaginata, al di fuori dello stress negativo e dell’ansia, è un vero toccasana per il cuore. Purtroppo, non solo i ritmi dell’esistenza moderna, ma anche e soprattutto la maleducazione e l’assenza di ogni predisposizione alla comprensione del “Bello”, oggi, producono ansia e stress negativo, lasciano il segno e rovinano la salute. La crisi economica e la scarsità di occupazione spingono alcuni giovani, che vogliono restare nel nostro Bel Paese, ad improvvisarsi in taluni mestieri. Fermo restando che artigiani o professionisti veramente validi è molto difficile scovarli, spesso ci s’imbatte in persone nel migliore dei casi di buona volontà, nel peggiore (ed è quasi la norma) in furbacchioni che vogliono rifilarti un lavoro spacciandolo per qualitativamente valido mentre, invece, è una fregatura.
Ad esempio, nella città di Roma, vocata per storia e per “bellezza” al turismo, sono sorti come funghi ristoranti e locali di ristorazione che si presentano come punte avanzate di qualità, mentre, purtroppo, sono delle emerite “sole”, per dirla proprio alla romana. In genere, in queste attività si trova un cuoco o una cuoca che hanno la presunzione di essere degli chef, ma che potrebbero andar bene, e nemmeno tanto alle volte, in una trattoria di quart’ordine. Presentandoti un piatto ornato con coreografiche strisce di cioccolato fondente o di salse non meglio identificate disposte come linee di Mirò, pensano di potersi accreditare al tuo palato come artisti della culinaria. Ahimè, di esperienze simili ne ho fatte abbastanza col rischio di rovinarmi la salute non solo gastrica, ma anche cardiaca per la rabbia nel constatare di essere stato buggerato nella qualità ancor prima che nel salatissimo conto. Il suggerimento che mi sento di dare, in questo caso, è di frequentare locali dove si è certi che lavori un ottimo chef, lo staff di sala sia all’altezza del compito e l’ambiente, con musica soffusa e di qualità, non sia “quella per cerebrolesi” sparata a volume da incoscienti.
La brutalità dell’impreparazione alla “bellezza”, la maleducazione dovuta all’assenza di cultura e del rispetto del prossimo, ci portano a vivere un’esistenza difficile in ogni campo. Dal lavoro al tempo libero, dai rapporti istituzionali a quelli più personali ed intimi, tutto è oggi vissuto come una guerra dove, secondo l’intendimento più retrivo e tutto sommato sciocco, vince chi riesce a buggerare l’altro. Questa “scienza del furbo” spinge ad affrontare l’esistenza con un sospetto continuo e con un’ansia di fondo che a lungo andare logora la salute, soprattutto quella cardiaca. Basterebbe educare fin dalla più tenera età al principio che gli altri siamo noi e che imbrogliare l’altro o fargli del male equivale a ingannare e far del male a noi stessi.
Nelle aziende più all’avanguardia, grande attenzione è posta alla qualità delle relazioni del Personale e alla gestione intelligente e preparata del conflitto. Lo stile di leadership alla sergente maggiore si è visto che non paga più. La coesione del gruppo, il meglio della risorsa umana si ottengono ponendo grande cura al rispetto della considerazione del prossimo lavorativo e offrendo un ambiente di lavoro accuratamente studiato, dove è piacevole e rilassante impiegare ed esprimere le competenze. I cosiddetti fringe benefits, inoltre, spingono le migliori professionalità a scegliere un’azienda che ne offra di ottimi piuttosto che un’altra, anche se lo stipendio di quest’ultima è più elevato.
Una città dove i servizi funzionano e in cui non vige la cultura del furbo che vuole raggirarti o, peggio, quella del faccio come mi pare perché esisto solo io, un luogo che rispetti la dimensione e le esigenze umane, ambienti dove è tenuta in massima considerazione la buona educazione al “Bello”, dove per “Bello” s’intende la proporzione, l’armonia e, quindi, la giustizia e la legalità, sono i presupposti basilari per una qualità della vita che predispone alla buona salute. Invece che occhio per occhio e dente per dente, dovremmo educare ed educarci tutti al principio del “cuore per cuore” nel quale è insita la agàpe, anche la più fideistica, sostenuta dal kalòs kai agathòs di più laico e classicistico intendimento. In conclusione, ricordo la definizione di salute data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità”.
Cuore per cuore non è legato al tre e quattordici, ma viaggia sempre insieme con la serenità. Sursum corda!
Ivan Battista
Psicologo, psicoterapeuta, docente presso la Scuola Medica Ospedaliera,
Ospedale Santo Spirito, Roma