Complicanze dell’infarto miocardico acuto: non dimentichiamo le aritmie ipocinetiche!
di Maria Chiara Gatto
01 Marzo 2021

Background: Le complicanze dell’infarto miocardico acuto sono classicamente suddivise in complicanze meccaniche (insufficienza sistolica acuta, rottura di cuore, disfunzione dei muscoli papillari) e complicanze elettriche.

Tra queste ultime distinguiamo le più frequentemente descritte aritmie ipercinetiche (tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare), ma anche i disturbi di conduzione che, se non interpretati come indicatori di instabilità elettrica ed emodinamica, possono esporre il paziente a rischio di morte cardiaca improvvisa.

Caso clinico: Un paziente di 60 anni giunge all’attenzione del suo medico curante per un singolo episodio di dolore toracico associato a sudorazione algida e presincope. Al momento della visita il paziente era asintomatico, anamnesi negativa per malattie degne di nota, esame obiettivo nei limiti.

Il medico di medicina generale eseguiva un ECG a 12 derivazioni che mostrava: ritmo sinusale FC 75 bpm, conduzione AV nei limiti, emiblocco anteriore sinistro, blocco di branca destro, non alterazioni specifiche ST-T (Figura 1). Il reperto elettrocardiografico, veniva confrontato con un ECG di qualche anno prima e che risultava completamente diverso (Figura 2).

 

Figura 1: L’ECG eseguito dopo l’episodio di dolore mostrava ritmo sinusale con blocco di branca destra ed emiblocco anteriore sinistro

 

 

Figura 2: L’ECG di base del paziente era nei limiti in assenza di difetti di conduzione intraventricolare

 

Il paziente veniva quindi indirizzato in pronto soccorso dove l’ECG registrato all’ingresso mostrava ritmo sinusale FC 75 bpm, blocco di branca sinistro (Figura 3):

Figura 3: L’ECG di ingresso in Pronto Soccorso mostrava ritmo sinusale con blocco di branca sinistro

 

Prendendo in considerazione gli elettrocardiogrammi portati in visione dal paziente è stato diagnosticato un blocco trifascicolare. Il paziente veniva monitorizzato in codice rosso e veniva registrata la seguente telemetria che mostrava episodi di blocco atrioventricolare avanzato associato a presincope (Figura 4).

 

Figura 4: Al monitoraggio telemetrico episodi di blocco atrio-ventricolare avanzato sintomatici per presincope

 

Veniva quindi somministrata isoprenalina in infusione endovenosa e veniva applicato pacing transcutaneo.

Nel frattempo si eseguiva un ecococardiogramma transtoracico che mostrava acinesia del setto interventricolare anteriore e della parete anteriore del ventricolo sinistro. Le analisi di laboratorio mostravano troponina hs notevolmente elevata pari a 4,1 mcg/L (cut off 0,014 mcg/L).

Il paziente è stato immediatamente trasportato in sala di emodinamica, si posizionava il pacemaker temporaneo e si eseguiva coronarografia che mostrava occlusione completa dell’arteria discendente anteriore al tratto prossimale poco dopo l’origine con il primo ramo diagonale appena visibile e una stenosi significativa al tratto prossimale del I ramo marginale ottuso (Figura 5 panel A e B).

 

Figura 5: Alla Coronarografia evidenza di occlusione completa dell’arteria discendente anteriore al tratto prossimale poco dopo l’origine con il primo ramo diagonale appena visibile e una stenosi significativa al tratto prossimale del I ramo marginale ottuso (panel A e B). Si effetuava angioplastica coronarica con impianto di due stent medicati al tratto prossimale della discendente anteriore (panel C e D)

 

Veniva quindi eseguita angioplastica coronarica con impianto di due stent medicati al tratto prossimale della discendente anteriore (Figura 5 panel C e D). Successivamente, veniva trattata anche la lesione sul I ramo marginale ottuso con impianto di uno stent medicato. Il paziente è stato monitorizzato in UTIC per 48 ore dal completamento della rivascolarizzazione coronarica e non sono state registrate ulteriori aritmie ipocinetiche. La degenza proseguiva in assenza di complicanze ed il paziente è stato avviato alla dimissione in settima giornata. L’ECG alla dimissione è mostrato in Figura 6.

 

Figura 6: L’ECG alla dimissione

 

Conclusioni: Il blocco trifascicolare rappresenta una significativa e pericolosa alterazione elettrica ed emodinamica che dovrebbe essere considerata a tutti gli effetti un equivalente ischemico, soprattutto in presenza di sintomi di allarme. L’immediato riconoscimento di questa problematica da parte del medico di pronto soccorso e del cardiologo è un punto cruciale al fine di indirizzare il paziente all’iter diagnostico-terapeutico più appropriato.

 

Bibliografia:

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