I pazienti sottoposti a protesi d’anca o di ginocchio nelle prime due settimane successive all’intervento hanno un rischio di infarto del miocardio ben 25 volte superiore. Tale rischio scende significativamente dopo le prime due settimane, pur rimanendo elevato per le prime sei settimane nei pazienti sottoposti a protesi d’anca. E’ quanto viene affermato dai ricercatori in uno studio recentemente pubblicato (Arch Intern Med luglio 2012).

Lo studio ha inoltre documentato che tale associazione è molto significativa nei pazienti di età uguale o superiore a 80 anni, mentre non è stata osservata alcuna associazione tra intervento chirurgico e rischio di infarto nei pazienti di età inferiore a 60 anni. Gli autori dell’Università di Utrecht – Olanda quindi suggeriscono, sulla base delle loro evidenze, che il rischio di infarto va preso in seria considerazione per un periodo di sei settimane per gli interventi di protesi d’anca e per due settimane dopo protesi di ginocchio.
In un editoriale a commento dello studio il Dr. Wallace del dipartimento di anestesia dell’ Università di San Francisco – California sottolinea come lo studio confermi ancora una volta che, come prevedibile, il periodo perioperatorio aumenti il rischio cardiaco e che gli operatori debbano lavorare alacremente per poterlo ridurre. Il periodo perioperatorio è decisamente stressante per i pazienti : dal 5 al 15% dei pazienti con rischio cardiologico presentano ischemia miocardica nelle 24 ore precedenti all’intervento. Il 20 – 40% dei pazienti – questo dicono gli studi – hanno un episodio di ischemia miocardica nella prima settimana dall’intervento.

Un fattore di rischio riconosciuto è la sospensione della terapia farmacologica in corso. I farmaci beta bloccanti, le statine, l’aspirina non debbono essere sospesi nel periodo perioperatorio, cosa che, purtroppo, accade ancora di frequente, nonostante le linee guida internazionali affermino con chiarezza il contrario.
Fattori di rischio importanti che vanno ricordati sono la presenza di insufficienza renale, diabete, vasculopatia periferica, la storia di scompenso cardiaco o di problemi cerebrovascolari.
Gli studi epidemiologici confermano che l’aver già avuto un infarto miocardico costituisce un rischio aggiuntivo: tale rischio diminuisce man mano che l’intervento si allontana dal precedente evento cardiaco.
Un paziente con infarto del miocardio nei sei mesi precedenti all’intervento ha un aumento di 4 volte del rischio di sperimentare un nuovo infarto. Tale dato si conferma per un infarto verificatosi fino a tutto l’anno precedente. Lo studio appena pubblicato ha confermato questo dato e pertanto gli autori del lavoro suggeriscono quanto sia importante rimandare gli interventi di protesi d’anca o di ginocchio che non hanno necessità di essere effettuati in urgenza.
Lalmohamed A et al Timing of acute myocardial infarction in patients undergoing total hip or knee replacement: a nationwide cohort study. Arch Intern Med 2012 July 23
Fonte:
Lalmohamed A et al Timing of acute myocardial infarction in patients undergoing total hip or knee replacement: a nationwide cohort study. Arch Intern Med 2012 July 23
Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma