Chirone, il primo guaritore che chiese a zeus la grazia di morire
di Comitato Scientifico del C.L.I.

Della medicina pre-ellenica dell’Iliade si sa che si era sviluppata soprattutto la chirurgia bellica. Sono descritti ben 141 tipi di ferite, il modo di fare i bendaggi, di arrestare le emorragie e tutte le possibilità di lenire i dolori. Sulla coppa di Sosias si può vedere la fasciatura a spina di pesce del braccio ferito di Patroclo fatta da Achille che sapeva di medicina. Nell’Odissea si ritrovano molte informazioni di genere magico e taumaturgico come il serpente di Elena che non si è mai capito che cosa fosse, probabilmente uno stupefacente, il filtro di Circe che trasformava gli uomini in animali, gli incantesimi per fermare le emorragie e molte altre notizie mediche con sapore di magia o di favola. Omero definì il medico “un uomo che vale molte vite. Vide che le contrazioni cardiache erano capaci di imprimere un movimento ritmico ai dardi che si infiggevano nel cuore. La grandezza del medico si esprimeva nella sua capacità di debellare le epidemie, la divinità medica in questo campo era Apollo, il dio della peste, al quale poi subentrò Asclepio, principe di Tessaglia, nonché suo figlio, che visse al tempo della guerra di Troia. Il primo medico pratico fu Chirone che la leggenda ci ha tramandato come centauro forse per rendere più rapido il suo arrivo al capezzale dell’ammalato, vissuto in Tessaglia verso il 1270 a.C.. Era molto colto e un gran conoscitore di erbe medicinali. Non usava bisturi, forbici né aghi, ma solamente le sue mani miracolose: per questa abilità fu chiamato Chirone. Dalla cintola in su era un uomo bellissimo, al di sotto un possente cavallo. Aveva un’ascendenza illustre anche se era modesto e buono: suo padre era Crono, la divinità suprema degli uomini dell’età dell’oro, suo nonno era Uranio, il cielo, sua nonna Gea, la terra. Sua madre, la bellissima Filira, concupita dal maturo Crono, per sfuggirgli si fece trasformare in giumenta, ma non le servì a niente perché crono con le sembianze di un purosangue arabo la raggiunse e la possedette per tutta una notte lunare sulla riva del mare di Tessaglia. Filira partorì di nascosto in una grotta e, fino a quando non si seppe la verità, provò molto imbarazzo nel mostrare in giro quel figlio metà bimbo e metà puledro. Chirone non si liberò mai dal disagio della nascita irregolare e nonostante le altissime origini, volle sempre abitare una grotta di fronte al mare dov’era venuto al mondo.Nella genealogia di Chirone gli incroci uomo-cavallo sono più di uno. Sua figlia Tea, inseparabile compagna di caccia di Artemide, incinta di Eolo, era molto preoccupata per il dispiacere che avrebbe arrecato al padre. Poseidone la tolse d’imbarazzo trasformandola in cavalla. Tea partorì un bel puledrino poi riprese le sembianze femminili. Anche il neonato dopo qualche tempo venne trasformato in bambino, tutto senza che l’ingenuo Chirone si accorgesse di niente. La sua caverna divenne la meta di schiere di uomini importanti che si recavano da lui per trovare salute per il corpo e conforto per lo spirito. Oltre che taumaturgo Chirone era infatti ineguagliabile consigliere e maestro. Persino Dante Alighieri lo ricorderà per le sue grandi qualità di educatore e guida. Insegnava ai suoi numerosissimi discepoli a cavalcare portandoseli in groppa, a cacciare, a fare sport e infondeva loro grande cultura e saggezza e insegnava anche a cantare durante i banchetti e a suonare il flauto. Chirone non ci ha lasciato alcun trattato perché nonostante la destrezza delle sue mani non sapeva scrivere, d’altra parte la sua ineguagliabile capacità di guarire lussazioni, fratture era legata alla sua manualità di prestigiatore, come un rabdomante scopriva i versamenti e gli ascessi all’interno del corpo, col tatto sentiva le infiammazioni e con le sole mani vinceva ogni male. La sorte fu crudele con lui: dopo aver guarito migliaia di ferite altrui non fu in grado di guarire la propria provocatagli incidentalmente da Eracle con una freccia intinta nel veleno dell’Idra di Lerna. Chirone capì che non ci sarebbe stata possibilità di guarigione e si recò da Zeus per chiedergli la grazia di morire. Da sempre a Zeus erano giunte richieste del dono dell’immortalità, mai di morte. – Come puoi porre fine ai tuoi giorni che sono eterni? Tu conosci tutti i segreti delle guarigioni. – Non ci sono rimedi contro il veleno dell’Idra che distrugge una ad una tutte le cellule del mio corpo. Il saggio Chirone controbatteva tutte le obiezioni di Zeus che non essendoci abituato appariva spazientito, ma da trent’anni era tormentato dalle grida di Prometeo che aveva incatenato sulle montagne per punirlo della sua presunzione. Per il condono aveva bisogno che un immortale discendesse volontariamente nel Tartaro, ma nessuno si era mai dichiarato disponibile al baratto. L’inaspettata richiesta di Chirone gli arrivava quanto mai opportuna. L’Olimpo si coprì di nubi violacee spinte da un forte vento, Chirone si adagiò su un tappeto di asfodeli e la morte lo raggiunse. Per eternare la sua memoria agli uomini Zeus trasformò il suo cadavere nella costellazione del Sagittario. Così, per sua volontà, morì secondo la mitologia greca l’inventore della medicina pratica, grande guaritore dalle mani miracolose che è anche l’inventore dell’eutanasia.