Ceftriaxone e lansoprazolo sono comunemente prescritti insieme. Uno studio retrospettivo (1) ha mostrato che tale combinazione si associa ad un allungamento dell’intervallo QT corretto (QTc) di 12 millisecondi negli uomini e di 9 nelle donne rispetto all’assunzione di uno solo dei due farmaci. Il meccanismo di tale incremento non è chiaro ma è probabilmente connesso con il blocco, ad opera di entrambi i farmaci, del canale hERG del potassio. Partendo da questa osservazione un recente studio canadese, anche esso retrospettivo, ha specificatamente indagato se tale associazione di farmaci si traduca in un aumento del rischio aritmico. A tal fine gli autori hanno incluso nell’indagine tutti i pazienti ricoverati nei reparti di medicina di 13 ospedali dell’Ontario, tra il 2015 ed il 2021, che assumevano contemporaneamente ceftriaxone ed un inibitore di pompa protonica (PPI). La popolazione osservata constava di 31.152 soggetti di cui 16.135 maschi (51,8%) e 15.017 femmine (48,2%), con un età media di 71,7 anni. Di questi 3.747 (12%) assumevano l’antibiotico in esame ed il lansoprazolo mentre i rimanenti 27.405 (88%) erano trattati con altri PPI (pantoprazolo, rabeprazolo, esomeprazolo ed omeprazolo). I pazienti nel gruppo lansoprazolo erano più anziani (74 vs 71,4 anni) e più frequentemente in terapia con farmaci associati ad aritmie ventricolari (24,8 vs 15,1%). Primary outcome dello studio era la combinazione di aritmia ventricolare o arresto cardiaco durante la degenza ospedaliera. Nel corso del ricovero 445 individui hanno presentato un’aritmia ventricolare od un arresto cardiaco; 126 (3,4%) nel gruppo lansoprazolo e 319 (1,2%) nel gruppo con altri PPI (p < 0.001). Anche la mortalità intraospedaliera è risultata superiore (p < 0.001) in chi assumeva il lansoprazolo (746 pazienti, 19,9%) rispetto ad altri PPI (2.762 soggetti, 10,1%). Dopo aggiustamento statistico il gruppo che assumeva la combinazione di lansoprazolo e ceftriaxone presentava ancora un aumentato rischio sia di aritmie ventricolari ed arresto cardiaco (adjusted risk difference di 1,7%) che di mortalità (adjusted risk difference di 7,4%).
Lo studio suggerisce quindi che i pazienti ricoverati in ospedale che assumono contemporaneamente ceftriaxone e lansoprazolo presentano un maggiore rischio di aritmie ventricolari ed arresto cardiaco e di mortalità rispetto a quelli che assumono PPI differenti. Punti di forza della presente ricerca sono costituiti dalla cospicua numerosità del campione arruolato (più di 30.000 pazienti), che ha consentito di evidenziare una differenza in un evento comunque relativamente raro come l’occorrenza di aritmia ventricolare o arresto cardiaco e la presenza di un gruppo di confronto trattato con PPI differenti dal lansoprazolo, che ha permesso di dimostrare che l’interazione avversa col ceftriaxone è limitata al lansoprazolo e non è un problema di classe farmacologica (ricordiamo che tutti i PPI possono infatti allungare il QTc). La limitazione principale risiede invece nella mancata acquisizione dei dati elettrocardiografici che non rende quindi possibile stabilire una relazione sicura tra la differenza di outcome e l’andamento del QTc.
In conclusione, quindi, in attesa di ulteriori conferme, i dati dello studio debbono essere letti con estrema cautela, come d’altronde affermato dagli stessi autori. Allo stesso tempo, però, nella pratica clinica può essere ragionevole rivalutare l’effettiva necessità della terapia gastroprotettrice nei pazienti che assumono lansoprazolo e a cui debba essere prescritto anche il ceftriaxone e, in caso, cambiare tipo di PPI.
Bibliografia:
- Loberbaum T, Sampson KJ, Chang JB et al. Coupling data mining and laboratory experiments to discover drug interactions causing QT prolongation. J Am Coll Cardiol 2016; 68 (16): 1756-1764
- Bai A, Wilkinson A, Almufleh A et al. Ceftriaxone and the risk of ventricular arrhythmia, cardiac arrest and death among patients receiving lansoprazole. JAMA Network Open 2023; 6 (10): e2339893