CASSANO E IL FORAME OVALE PERVIO
di Antonella Labellarte
31 Dicembre 2011

Per qualche giorno del mese passato il giocatore Antonio Cassano occupava gli spazi televisivi dei telegiornali non per le proprie prodezze calcistiche, ma per i bollettini medici che di ora in ora informavano sulla sua salute.
In prossimità di una partita sembra che il giocatore abbia avuto sintomi di confusione mentale e comunque segni di una compromissione neurologica, regrediti rapidamente e senza lasciare alcun reliquato. E’ quello che tecnicamente viene chiamato un attacco ischemico cerebrale transitorio, spesso abbreviato con la sigla anglosassone T.I.A. Questo sintomo è proprio di chi soffre per una malattia cardiovascolare e l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, il diabete, la fibrillazione atriale, possono essere cause importanti di questa compromissione cerebrale, fino alla comparsa di un ictus. Ma nel caso del giovane giocatore un’altra condizione è stata riconosciuta come scatenante. Si tratta sì di un’anomalia del cuore, ma che niente ha a che vedere con le malattie cardiovascolari e con la prevenzione delle stesse con uno stile di vita corretto. E’ stata riconosciuta nel giocatore la presenza di un Forame Ovale Pervio, il P.F.O.

E di cosa si tratta?

Nella vita adulta le due metà del cuore, la sinistra e la destra non comunicano tra loro. Durante la vita fetale, invece, il bambino respira grazie all’ossigeno che gli proviene dalla madre attraverso il circolo placentare ed i suoi polmoni sono inattivi e per questo i due atri , il destro e il sinistro, comunicano tra loro attraverso , appunto, il forame ovale. (Esiste nella vita fetale anche un’altra comunicazione che è il dotto di Botallo che connette l’aorta con l’arteria polmonare).

Alla nascita del bambino, a causa di una modificazione delle pressioni del circolo polmonare che qui non staremo a spiegare in dettaglio, una sottile membrana si “accolla” al forame ovale. Intorno all’anno di età, normalmente, la parete tra i due atri è completamente saldata e non vi è più passaggio di sangue da parte a parte.
Se questo non si verifica, può accadere che la persistenza di un forame ovale pervio, appunto, sia causa di un’ embolia, con piccoli trombi, magari creatisi in seguito a ematomi da trauma nel caso del giocatore, che possono dal cuore raggiungere il circolo cerebrale e causare un’ischemia. La comunicazione tra i due atri, infatti, consente il passaggio di sangue dal circolo venoso (quello del cuore destro), direttamente a quello arterioso (del cuore sinistro).

Va detto che la presenza di un forame ovale pervio non è identificabile con il solo elettrocardiogramma, che registra solo gli impulsi elettrici dei battiti, occorre un ecocardiogramma, l’esame che è in grado di “vedere” il cuore e le sue strutture. A volte occorre un ecocardiogramma ancora più specifico, un eco trans-esofageo, che si esegue introducendo una sonda attraverso l’esofago ed è in grado di vedere il cuore “più da vicino”, con una definizione decisamente più accurata.
Questa anomalia cardiaca si stima che riguardi circa il 25-30% della popolazione adulta e può capitare che passi completamente misconosciuta.

Se un tempo in caso di difetti rilevanti, era prevista la sola correzione chirurgica, oggi è possibile evitare un vero intervento ed effettuare, come si dice tecnicamente, una chiusura del forame per via percutanea. Si tratta di una procedura che viene effettuata in sala di emodinamica: semplificando un po’ si può dire che viene introdotto un catetere attraverso un vaso periferico che raggiunge il cuore e rilascia un dispositivo, comunemente indicato come “ombrellino”, che va a chiudere il “foro” tra i due atri. Per un periodo, chi viene sottoposto a questo tipo di procedura, assume l’aspirina. A distanza di 3-6 mesi le cellule ricoprono completamente l’ombrellino che diviene parte integrante della parete.

Al fantasioso giocatore cui è toccato di rendere famosa un’anomalia cardiaca i nostri auguri di rapido ed efficace recupero.

Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma