Ogni anno circa 20 milioni di soggetti muoiono per malattie cardiovascolari, la maggior parte delle quali è causata dalla malattia aterosclerotica. (1) Considerando la attuale prevalenza di obesità e sedentarietà tale numero sembra destinato a crescere nelle prossime decadi nonostante la disponibilità in prevenzione primaria di algoritmi di stima del rischio cardiovascolare oramai consolidati come lo score di Framingham. E’ evidente che in un’era dove sono disponibili molteplici classi farmacologiche per normalizzare il profilo lipidico, glicemico e la massa grassa corporea, appare di fondamentale importanza l’identificazione precoce e puntuale dei soggetti ad alto rischio per la malattia aterosclerotica. Il primo passo in tal senso è certamente quello di conoscere la attuale situazione della popolazione prima del primo evento cardiovascolare.
A tal proposito sono stati pubblicati sull’European Heart Journal i risultati di un ampio studio retrospettivo statunitense real world condotto su oltre 4.5 milioni di soggetti maggiorenni dal gennaio 2017 al settembre 2022 che non hanno avuto eventi cardiovascolari al momento dell’inclusione nello studio. (2) L’età media dei soggetti è stata di 70 anni (con un 25% con età inferiore ai 60 anni) con un 43% appartenenti al sesso femminile. Circa il 3.5% dei pazienti era stato sottoposto ad una pregressa rivascolarizzazione. Durante il follow-up il 65% dei soggetti ha avuto un infarto non ST elevato ed il restante 35% un infarto con sopraslivellamento del tratto ST.
L’82% dei soggetti aveva almeno uno o più fattori di rischio cardiovascolare modificabili e il 50% non aveva avuto alcun sintomo prima della sindrome coronarica acuta. I fattori di rischio più frequentemente osservati sono stati: dislipidemia (64%), diabete (41%), obesità (29%) ed ipertensione (27%). Solo il 36% dei soggetti era in trattamento farmacologico (statine nel 22%, beta bloccanti nel 20%, diuretici nel 15%, ACE inibitori nel 15%, calcio antagonisti nel 13%, ipoglicemizzanti nel 13% dei casi). Prima dell’evento cardiovascolare oltre il 75% dei pazienti aveva effettuato visite dal proprio medico di famiglia ma solo il 37% aveva effettuato una visita cardiologica. Di coloro che avevano effettuato una visita dal medico di famiglia ed avevano fattori di rischio cardiovascolare documentati il 56% non assumeva alcun farmaco (circa 1.8 milioni di soggetti). I pazienti con età superiore a 60 anni erano più spesso sintomatici, con più fattori di rischio modificabili, con più visite mediche effettuate prima dell’evento acuto (più spesso un infarto non ST elevato) e più spesso in trattamento farmacologico (p<.001). I soggetti di sesso maschile avevano un età leggermente inferiore rispetto a quelli di sesso femminile (68 vs 73 anni), avevano avuto meno sintomi (45% vs 56%), meno visite mediche prima dell’evento (74% vs 82%), assumevano meno farmaci preventivi (34% vs 40%) e più spesso come evento hanno registrato un infarto con ST sopraslivellato (38% vs 31%), p<.001.
Questo studio retrospettivo rappresenta la più ampia evidenza scientifica ad oggi disponibile circa le caratteristiche dei pazienti prima di un infarto miocardico. I dati più eclatanti sono che la metà dei pazienti non ha avuto prima dell’evento sintomi riconducibili ad ischemia, una percentuale significativa non aveva effettuato visite mediche (specie gli individui di sesso maschile più giovani e asintomatici) e la maggior parte di conseguenza non assumeva alcuna terapia farmacologica preventiva. Inoltre circa 1/5 dei pazienti non avevano fattori di rischio per la malattia coronarica. Tutto questo sottolinea l’importanza di cambiare paradigma verso un approccio clinico più basato sulla prevenzione che sui sintomi specie negli individui più giovani che sono più spesso asintomatici, con meno fattori di rischio modificabili e perciò tendenzialmente sottotrattati. Da questo studio il sesso femminile sembra più attento in quanto più spesso effettua visite mediche, assume terapia preventiva, è colpita con minore frequenza da infarto con ST sopraslivellato ed è significativamente più anziana rispetto alla controparte maschile. Ciò nonostante anche nel sesso femminile si registra una tendenza all’aumento degli eventi cardiovascolari (42% nell’attuale studio vs 29-32% negli studi di 15 anni fa).
E’ importante quindi riconoscere la necessità di identificare e stratificare meglio i pazienti nella pratica clinica utilizzando nuovi algoritmi (score di rischio poligenici, biomarcatori come la lipoprotena(a), proteomica, metodiche di imaging come il calcium score, TC coronarica) se si vuole tentare di ridurre gli eventi cardiovascolari.
Bibliografia:
- World Heart Federation. Deaths from cardiovascular disease surged 60% globally over he last 30 years: Report, Published 2023. https://world-heart-federation.org/news/deaths-from-cardiovascular-disease-surged-60-globally-over-the-last-30-years-report/
- Nurmohamed NS, Ngo-Metzger Q, Taub PR et al. First myocardial infarction: risk factors, symptoms, and medical therapy. Eur Heart J 2025 (ahead of print).