CAFFEINA E FIBRILLAZIONE ATRIALE
di Antonella Labellarte
23 Maggio 2015

Una metanalisi di un gruppo di ricercatori cinesi ha concluso che esiste una relazione inversa tra un’assunzione regolare di caffeina e il rischio di fibrillazione atriale.

Il dr. Min Cheng dello State Key Laboratory of Cardiovascular Disease di Pechino non solo afferma che è altamente improbabile che il consumo abituale di caffeina aumenti il rischio di fibrillazione atriale ma sostiene che, poiché la fibrosi atriale è un importante substrato per l’insorgenza di questa aritmia e la caffeina possiede proprietà antifibrosi, questi studi potrebbero aprire la strada allo sviluppo della caffeina come agente protettivo nei confronti della fibrillazione.

Lo scopo della metanalisi di Chen e colleghi era quello di investigare l’associazione tra assunzione cronica di caffeina e rischio di FA, aspetto ancora poco chiaro, e di valutare il potenziale effetto dose risposta.

L’analisi è stata condotta su sei studi prospettici di coorte che hanno incluso 228.465 partecipanti. Tre studi sono stati effettuati negli Stati Uniti, due in Svezia ed uno in Danimarca. In un periodo medio di follow-up durato da 4 a 25 anni, la fibrillazione atriale è comparsa in 4261 soggetti. L’ età media era compresa tra 53 e 63 anni. La prevalenza del fumo era pari al 5.8% tra i più scarsi consumatori di caffeina e pari al 76.8% tra coloro che ne assumevano le dosi maggiori. Si conferma l’associazione tra caffè e sigaretta!

La fibrillazione è stata documentata con elettrocardiogramma, l’assunzione di caffeina con il riferito consumo quotidiano, inoltre in tre studi è stato sommato anche il consumo di te, cacao o cioccolato, caffè e cola.
I risultati dell’analisi aggiustati per i fattori potenzialmente confondenti hanno mostrato una riduzione del rischio pari all’11% tra gli scarsi consumatori e del 16% tra i consumatori di quantità maggiori di caffeina.
Inoltre l’incidenza di fibrillazione atriale si riduceva del 6% per ogni incremento di 300 mg/die di caffeina rispetto al consumo abituale (per dare un’idea la nostra tazzina di caffè ha un contenuto in caffeina che può variare tra 30 e 170 mg.;un “decaffeinato” contiene circa 3 mg di caffeina).

La meta analisi ha dimostrato che 400 mg di caffeina non inducono cambiamenti dell’onda P se paragonata all’elettrocardiogramma di base. Parimenti uno studio ha dimostrato che 400 mg di caffeina non hanno modificato parametri quali l’intervallo PR, la durata del QRS, il QT corretto. In un altro lavoro in pazienti con aritmie ventricolari clinicamente rilevanti la caffeina non ha modificato significativamente l’inducibilità o la severità delle aritmie.

Gli autori dello studio suggeriscono che il consumo abituale di caffeina può offrire un moderato effetto protettivo per varie ragioni.
Nei consumatori abituali gli effetti adrenergici della caffeina vengono attenuati pertanto il possibile effetto pro aritmico acuto si riduce. La caffeina possiede un effetto anti fibrosi e quindi può giocare un ruolo nel ridurre il rischio di FA.
Spesso si raccomanda ai pazienti affetti da fibrillazione atriale di evitare stimolanti ma l’evidenza di effetti deleteri della caffeina sono davvero inconsistenti.
Siamo lontani dall’utilizzare la caffeina per trattare la fibrillazione ma possiamo dire che un paziente con fibrillazione atriale può bere serenamente la sua tazzina di caffè.

Per chi fosse interessato alla sua tazzina di caffè rimandiamo alla lettura della newsletter in archivio “Rischi e benefici dell’assunzione di caffè sulle malattie cardiovascolari”. (James H. O’Keefe, Salman K. Bhatti, Harshal R. Patil et al. Effects of Habitual Coffee Consumption on Cardiometabolic Disease, Cardiovascular Health, and All-Cause Mortality J Am Coll Cardiol. 2013;62(12):1043-1051)

Fonti:
Cheng M, Hu Z, Lu X et al. Caffeine intake and atrial fibrillation incidence: Dose response meta analysis of prospective cohort studies. Canadian J Cardiol 2014 Apr;30(4):448-54

Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma