BIBITE E PRESSIONE
di Antonella Labellarte
02 Marzo 2011

Fino ad oggi le bibite che contengono zucchero sono state poste in relazione, come è ovvio, alla comparsa di obesità, diabete mellito di tipo 2, sindrome metabolica.

La novità è che uno studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale di cardiologia Circulation, le pone in relazione con il livelli di pressione arteriosa.

Lo studio è stato condotto su 810 adulti, età compresa tra 25 e 79 anni, con “pre-ipertensione” o ipertensione in stadio 1. Partecipavano ad un behavioral intervention trial, un “trial di intervento sul comportamento“, il PREMIER, della durata di 18 mesi, progettato per prevenire o ridurre la pressione arteriosa tramite la dieta, l’esercizio e la perdita di peso.


Preipertensione: valori di pressione arteriosa sistolica (la ”massima”) compresi tra 120 e 139 mmHg, o di pressione diastolica (la “minima”) tra 80 e 89 mmHg.

Ipertensione Stadio 1: valori di pressione arteriosa sistolica compresi tra 140 e 159 mmHg, o di pressione diastolica tra 90 e 99 mmHg.

Valore ideale di pressione arteriosa: < 120/80mmHg.

Senza entrare in dettagli, la maggior parte dei partecipanti allo studio bevevano tra 250 e 300 ml di bibite zuccherate al giorno.

La riduzione a metà dell’introito giornaliero ha comportato una riduzione di 1.8 mmHg per la pressione sistolica e di 1.1 mmHg per la pressione diastolica. Cosa di non poco conto… Basti pensare che una riduzione di 3 punti dei valori sistolici riduce il rischio di morte per ictus dell’8% e per eventi cardiaci del 5%.

Sempre complicato confrontarsi con numeri e percentuali, ma il messaggio è : i valori di pressione arteriosa vanno portati nel range della normalità e ridurre l’assunzione di bevande zuccherate, indipendentemente dall’effetto benefico che ha la perdita di peso sulla pressione, contribuisce al raggiungimento del risultato.

Non vi è una spiegazione definitiva su quale sia il meccanismo alla base della riduzione dei valori pressori: si è ipotizzato che le bibite forniscono anche un carico di sodio, oppure che lo zucchero in esse contenuto può far aumentare i livelli di alcuni ormoni – le catecolamine – che possono causare un incremento della pressione.

Kelly Brownell, PhD, Direttore del Rudd Center for Food Policy and Obesity alla Yale University, New Haven, sostiene che la lista degli studi che documentano l’impatto negativo sulla salute delle bibite zuccherate è ormai lunga e che bisogna fare qualcosa… persino mettere una tassa sulle bevande!

Fonte:
Chen L, Caballero B, Mitchell DC et al. Reducing consumption of sugar-sweetened beverages is associated with reduced blood pressure: a prospective study among United States adults. Circulation 2010; 121: 2398-406

Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma