Una recente meta-analisi apparsa sul British Medical Journal consolida il dato relativo allo zucchero. Con qualche insignificante dubbio, infatti, l’autrice Lisa Te Morenga ed i suoi collaboratori dimostrano che la semplice riduzione – anche assai modesta – dell’introito di zuccheri con la dieta permette di perdere peso in modo piccolo, ma evidente.

Correttamente, il Prof. Willett – della paludata Harvard School of Public Health di Boston ed il Prof. Ludwig – del forse meno noto New Balance Foundation Obesity Prevention Center, del Boston Children’s Hospital, calcano ulteriormente la mano, rimarcando come la nostra dieta sia evidentemente troppo ricca in zucchero. Per di più, è insito nel commento, tale esagerata quantità è spesso legata non allo zucchero della pasta oppure del pane e della pizza, ma a quello raffinato, non raffinato ed addizionato ai cibi in forma di monosaccaride.
Ciò è di particolare danno per i bambini e gli adolescenti, che tendono a mangiare troppi zuccheri – spesso forniti da ignare mamme, convinte di far bene – ma soprattutto a berlo, in forma di deleterie bevande ipercaloriche.

Oltre al peso, d’altra parte, l’apporto esagerato di zuccheri favorisce anche la comparsa di diabete mellito di tipo 2, di ipertensione arteriosa, di dislipidemia e/o di iperuricemia.
L’elevato apporto di zuccheri, pertanto, va limitato in ogni modo, concludono Willett e Ludwig.

In atto, infatti, almeno il 10-15% delle calorie quotidiane viene dallo zucchero raffinato. Chi ritenga tale percentuale esagerata, provi a pensare un solo istante a quanti caffè e cappuccini zuccherati beve o a quante caramelle mangia in un giorno. Pe questo, la World Health Organization (WHO) invita a limitare al 10% massimo tale apporto, mentre l’ American Heart Association (AHA) suggerisce addirittura – a nostro avviso ben più correttamente – il limite del 5%. Non a caso, affermano Willett e Ludwig la meta-analisi di Te Morenga e collaboratori è stata commissionata dalla WHO, nelle more della elaborazione di raccomandazioni dietetiche più restrittive.
In attesa di un parere così autorevole, facciamo già noi poveri italiani – che viviamo in un misero paese che investe quasi lo zero per cento in prevenzione – il nostro compito a casa ed eliminiamo gli zuccheri aggiunti da cibi e bevande: a cosa servono, d’altra parte, se non ad allietare ogni tanto una festività, ma, quotidianamente, a far male a noi ed alle nostre famiglie, bambini inclusi ?
Prof. Claudio Ferri
Direttore della Scuola di Medicina Interna
Università degli Studi L’Aquila