ATTENZIONE AGLI ANTI-INFIAMMATORI NON STEROIDEI ED ALLE LORO INTERAZIONI CON I FAMACI ATTIVI SUL RAAS ED I DIURETICI
di Claudio Ferri
29 Marzo 2013

Sono anni che i clinici sanno che i farmaci attivi su COX-1 e COX-2 (FANS), comunemente usati come anti-infiammatori ed antalgici, ma soprattutto comunemente assunti come autoprescrizione da parte dello stesso paziente, possono interagire negativamente con l’apparato cardiovascolare e con la funzione renale, determinando la comparsa di scompenso cardiaco, il peggioramento di un precedente scompenso, episodi ischemici fatali e non fatali a carico del distretto coronarico, attacchi ischemici transitori o determinanti esiti permanenti a carico del sistema nervoso centrale e, ultimo, ma non per ultimo, deterioramento acuto della funzione renale fino all’insufficienza renale conclamata.

Come è noto, non tutti i FANS sono eguali: quelli attivi su COX-2, ad esempio, sono più attivi – negativamente – a livello renale e cardiovascolare rispetto ai COX-1 inibitori. Questi ultimi, d’altra parte, rappresentano una classe assai eterogenea in termini di cardio-cerebro-nefrotossicità. Alcuni, come il naprossene, sarebbero forse dotati di una blanda azione antiaggregante e, quindi, non particolarmente dannosi. Altri, come l’ibuprofen, addirittura antagonizzerebbero l’effetto dell’aspirina e, quindi, sarebbero di particolare lesività vascolare. Su questo argomento, come è noto, sono state pubblicate molte meta-analisi, spesso contrastanti, ma sostanzialmente sempre indicanti che il maggior potenziale dannoso sia evidente per i cox-2 versus i COX-1 inibitori, con qualche non certissima differenza a sfavore di diclofenac-ibuprofen ed a favore, almeno relativo, di naprossene.

Di certo, o quasi, ad essere vittime preferite dell’uso dei FANS sono gli anziani, i pazienti più fragili e quelli che iniziano ex novo un trattamento. In sintesi, pertanto, è spesso il ricorso in acuto ai FANS ad essere il più pericoloso per l’apparato cardiovascolare e renale. Ciò soprattutto nel paziente anziano.

In tale contesto, in un recente studio caso-controllo (Lapi F et al. British Medical Journal, 2013) è stato posto l’accento sulle interazioni negative tra FANS, ACE-inibitori o ARB e diuretici. Tale tripla terapia, comunissima anche in Italia nel paziente anziano che – trattato ad esempio per scompenso cardiaco o ipertensione – assuma un FANS per sedare un qualche dolore articolare, aumentava del 31% il rischio di manifestare un evento renale acuto. Ciò, commenta – dati alla mano ed insieme ai suoi colleghi – il nostro ricercatore Lapi, ormai come tanti connazionali attivo all’estero, avveniva soprattutto durante i primi 30 giorni di terapia con FANS (incremento degli eventi renali pari all’82%).

In considerazione di quanto sopra, è opportuno che il paziente – non solo il medico – conosca bene i potenziali danni che possono derivare da farmaci che vengono prescritti oppure autoprescritti per svolgere il nobile compito di sedare il dolore. Tali potenziali danni, infatti, sono nella maggior parte dei casi facilmente prevenibili con alcune semplici procedure, quali ad esempio la selezione di FANS ad emivita più breve, preferenzialmente COX-1 inibitori (se il rischio emorragico a livello gastrointestinale – minore, per converso, per i COX-2 verso i COX-1 inibitori – lo consente), l’assunzione della dose di FANS minore possibile, una corretta idratazione, una dieta iposodica, l’aggiustamento della posologia degli altri farmaci (RAAS inibitori e diuretici) e, infine, la valutazione quotidiana del peso corporeo durante il periodo in cui è necessaria l’assunzione dei FANS.

Prof. Claudio Ferri
Direttore della Scuola di Medicina Interna
Università degli Studi L’Aquila