Una rete per l’infarto più forte del Covid. I dati dell’Emilia-Romagna nella prima fase della pandemia.
di Gianni Casella - Giuseppe Di Pasquale
01 Marzo 2021

L’esplosione della pandemia COVID-19 ha imposto una pesante riorganizzazione del Sistema Sanitario e della rete ospedaliera, con conseguenti ripercussioni per la gestione delle malattie non COVID-19. Fin dai primi mesi della pandemia, vi sono state molteplici evidenze che segnalavano una significativa riduzione degli accessi in ospedale per patologie quali l’infarto miocardico, lo scompenso cardiaco, la chirurgia d’urgenza e in alcuni casi anche diabete e tumori. Alcuni lavori, provenienti anche da centri italiani, segnalavano una maggiore difficoltà nella gestione dei pazienti ospedalizzati per malattie non COVID-19, come ad esempio l’infarto miocardico acuto, con segnali poco incoraggianti per un significativo incremento di mortalità intra-ospedaliera.

Campo et al. hanno appena pubblicato sulla rivista The Lancet Regional Health Europe uno studio, promosso dalla regione Emilia Romagna, il quale fa luce sulla gestione dell’infarto durante la prima ondata della pandemia COVID-19 nella Regione con risultati molto interessanti.

Lo studio AMI-Co attraverso l’analisi dei dati amministrativi ha confrontato epidemiologia, gestione intra-ospedaliera ed esiti dei pazienti con infarto miocardico acuto nei mesi di febbraio-maggio 2020 rispetto ai mesi corrispondenti dei tre anni precedenti.

L’allarmante riduzione dei ricoveri per infarto fino al 40-50%, segnalato in molti Paesi nei mesi più critici della pandemia COVID-19, nella regione Emilia Romagna è stata più contenuta, dell’ordine del 20%. I ricoveri per infarto sono diminuiti dal 22 febbraio 2020 (IRR -19.5%, 95%IC da -8.4% a -29.3%, p=0.001), ma ancora di più dal 5 marzo 2020 (IRR -21.6%, 95%IC da -9.0% a -32.5%, p=0.001). Il ritorno ai volume di ricoveri per infarto del periodo pre-COVID-19 è stato osservato a partire dal 13 maggio 2020 (IRR 34.3%, 95%IC 20.0%-50.2%, p<0.001). Tra le possibili spiegazioni per questo ridotto accesso in ospedale è sicuramente predominante l’esitazione dei pazienti a recarsi in ospedale per paura del contagio.

Altra buona notizia che emerge dallo studio regionale dell’Emilia Romagna è rappresentata dalla mortalità intra-ospedaliera dei pazienti colpiti da infarto che è risultata del tutto sovrapponibile all’attesa in base alle serie storiche degli anni 2017-2019 (rapporto osservato/atteso pari a 0.96, 95%IC 0.84-1.08). Questo è dovuto al fatto che la rimodulazione temporanea della rete ospedaliera regionale non ha interferito con la piena operatività delle Unità Coronariche e dei laboratori di emodinamica H24 per il trattamento delle patologie tempo-dipendenti. Durante la prima ondata Covid-19, pochi pazienti con infarto  sono risultati positivi alla SARS-CoV-2 (1.5%), ma quei pochi hanno purtroppo mostrato una mortalità a 30 giorni quasi 4 volte superiore a quella dei pazienti negativi per SARS-CoV-2.

Contestualmente, lo studio AMI-Co ha evidenziato un aumento della mortalità cardiaca extra-ospedaliera del 17% (rapporto osservati/attesi 1.17, 95%CI 1.08-1.27) nel primo semestre 2020. Il picco dei decessi è stato raggiunto in Aprile (rapporto osservati/attesi 1.62, 95%CI 1.32-1.98). Questi dati sono in  linea con quelli ISTAT nazionali e l’eccesso di mortalità può essere stato legato non tanto ad una ridotta performance della rete dello STEMI, quanto piuttosto ad altri “effetti collaterali” della  pandemia COVID-19 (ridotto accesso dei cittadini in Pronto Soccorso, minore attenzione ai pazienti cronici etc).

In conclusione lo studio lo studio AMI-Co aggiunge all’ampia letteratura pubblicata durante l’emergenza COVID alcuni spunti decisamente peculiari. Prima di tutto lo studio è unico nel suo genere perché raccoglie i dati omogenei di un’intera regione, dotata di una Rete per l’Infarto Miocardico Acuto che data dal 2003, ben rodata ed efficiente, con percorsi di cura standardizzati e dati completi che tracciano l’intero percorso di gestione della patologia infartuale.

In secondo luogo lo studio, pur avendo registrato anche in Emilia-Romagna, un numero ridotto di accessi in ospedale per infarto miocardico acuto nel picco della pandemia, ha evidenziato una riduzione inferiore rispetto a quella osservata in altri centri o in altre nazioni.  Inoltro la rete, pur adattandosi all’emergenza pandemica, che ha richiesto in più zone di reindirizzare la missione di alcuni ospedali o di rivedere i percorsi dei pazienti con infarto, ha dimostrato che il trattamento di questi pazienti è rimasto immutato (in nessun caso si è ricorso alla trombolisi in alternativa all’angioplastica primaria) e i risultati sono stati del tutto simili a quelli osservati negli anni precedenti.  Tuttavia l’osservazione di un significativo incremento della mortalità cardiaca extra-ospedaliera durante questa prima ondata della pandemia, suggerisce la necessità di nuove risposte (potenziamento di una rete efficiente di cure primarie, implementazione della telemedicina per il controllo dei pazienti cronici, campagne mediatiche sulla popolazione, etc.) per ridurre questo effetto collaterale negativo della pandemia.  Sicuramente lo studio della seconda o della terza ondata – dove le caratteristiche del lock-down, la riorganizzazione ospedaliera e territoriale e l’informazione dei media sono state diverse – potrebbero chiarire quale tra i diversi provvedimenti attuati può essere più efficace.

 

 

ARTICOLO DI RIFERIMENTO:

In- And Out-of-Hospital Mortality for Myocardial Infarction during the First Wave of the COVID-19 Pandemic in Emilia-Romagna, Italy: a Population-Based Observational study

Gianluca Campoab, Daniela Fortunac, Elena Bertic, Rossana De Palmad, Giuseppe Di Pasqualed, Marcello Galvanie, Alessandro Navaziof, Giancarlo Piovaccarig, Andrea Rubbolih, Gabriele Guardiglia, Nazzareno Galièi, Giuseppe Borianil, Stefano Tondim, Diego Ardissinon, Massimo Piepolio, Federico Banchellic, Andrea Santarellig, Gianni Casellap, on behalf of the AMI-Co investigators

 

RIVISTA:

The Lancet Regional Health Europe 24 febbraio 2021 published ahead of print

 

DOI:https://doi.org/10.1016/j.lanepe.2021.100055