Stupefacenti ed Aritmie: Un Binomio Letale
di Filippo Brandimarte
07 Ottobre 2025

L’abuso di sostanze stupefacenti è un problema rilevante nel mondo con un caso su 6 di morti cardiache improvvise o presunte tali determinate da overdose. (1) Anfetamine e cocaina risultano essere gli stimolanti più usati nonostante diversi piccoli studi abbiano associato l’assunzione di queste sostanze ad un aumentato rischio di aritmie ventricolari. (2) Ma esiste davvero una relazione tra l’abuso di tali sostanze e aritmie ventricolari potenzialmente letali?

Sull’ultimo numero dell’European Heart Journal sono stati pubblicati per la prima volta i dati di un ampio studio retrospettivo condotto su un campione di quasi 30 milioni di soggetti maggiorenni a partire dal 1 gennaio 2005 fino al 31 dicembre 2019 utilizzando come database le cartelle cliniche del Dipartimento di Sanità della California. (3) Circa 700.000 (2.3%) soggetti hanno fatto uso nel periodo di follow-up di metamfetamine e circa 300.000 (1%) di cocaina. Circa 300.000 individui hanno avuto una tachicardia ventricolare, circa 72.000 una fibrillazione ventricolare, circa 330.000 un arresto cardiaco e circa 600.000 almeno una aritmia ventricolare. Si sono registrate inoltre circa 2.7 milioni di decessi.

Dopo aver corretto per età, sesso, etnia, ricchezza, l’utilizzo di altre sostanze e la presenza di altre comobidità, l’utilizzo di tali sostanze è risultato essere associato ad un’aumentata incidenza di tachicardie ventricolari, fibrillazioni ventricolari, aritmie ventricolari in genere (HR 1.90, 95% CI 1.85–1.95 per metamfetamine, e HR 1.15, 95% CI 1.10–1.19 per cocaina, rispettivamente), mortalità per tutte le cause e mortalità extraospedaliera (HR 1.51, 95% CI 1.47–1.54 e HR 1.68, 95% CI 1.64–1.72, rispettivamente). Tale associazione è rimasta evidente anche dopo esclusione di categorie a rischio come i soggetti affetti da HIV, obesità, sindrome da deficit di attenzione e narcolessia (gli ultimi 3 gruppi di soggetti assumono tali farmaci a scopo terapeutico). L’uso di metamfetamine ma non quello di cocaina è risultato essere associato ad un’aumentata incidenza di arresti cardiaci. Il rischio di aritmie ventricolari, inoltre, è risultato essere più alto nei soggetti con età inferiore ai 65 anni e di sesso femminile. La razza afro-americana presentava un rischio aritmico maggiore rispetto alla popolazione caucasica per l’assunzione di cocaina mentre la razza asiatica un rischio aritmico maggiore rispetto a quella afro-americana per l’utilizzo di metamfetamine. Infine, i soggetti con un reddito elevato sono risultati essere associati ad un rischio più alto di aritmie ventricolari da uso di metamfetamine, mentre la cocaina non ha dimostrato questa tendenza.

Il dato allarmante che emerge è senz’altro l’alto tasso di assunzione di sostanze stimolanti nella popolazione generale (oltre il 3% nella coorte oggetto di studio). Gli individui più a rischio aritmico sono risultati essere i soggetti giovani e di sesso femminile. La cocaina è dimostrato essere in grado di alterare le proprietà dei canali del potassio voltaggio-dipendenti determinando un prolungamento del QT, condizione che determina un significativo aumento del rischio di aritmie ventricolari. Inoltre la cocaina blocca i canali rapidi del sodio proprio come fanno i farmaci antiaritmici di classe Ic oltre che alterare i canali del calcio determinando un aumento della durata del potenziale d’azione responsabile dell’aumentato rischio aritmico. Similmente le metamfetamine sono in grado di alterare la trascrizione e le funzioni dei canali ionici cardiaci del potassio e del calcio con conseguente aumento del QT. In aggiunta sia le metamfetamine che la cocaina possono aumentare il tono catecolaminergico, lo stress ossidativo, l’infiammazione, la necrosi, l’ipertrofia, la deposizione di collagene e fibrosi che costituiscono il substrato perfetto per innescare aritmie ventricolari. L’aumento del rischio aritmico da assunzione di cocaina nella razza afroamericana rispetto a quella caucasica è giustificabile con la differente modalità di assunzione: la popolazione di colore tende a fumare crack mentre quella caucasica a sniffare cocaina. E’ noto infatti che il fumo di crack aumenta la dipendenza e con essa i danni cronici ad essa derivati.

E’ importante enfatizzare che queste sostanze (soprattutto le metamfetamine) predispongono a tali eventi in maniera comparabile se non più elevata rispetto ai tradizionali fattori di rischio come diabete, ipertensione, dislipidemie e la malattia aterosclerotica e di qui l’importanza che rivestono le campagne di informazione circa questi effetti potenzialmente letali che la sanità pubblica dovrebbe promuovere in maniera più capillare specie tra i giovani.

Bibliografia

  1. Rodriguez RM, Montoy JCC, Repplinger D, et al. Occult over­dose masquerading as sudden cardiac death: from the postmortem systematic investi­gation of sudden cardiac death study. Ann Intern Med 2020;173:941–4.
  2. Dominic P, Ahmad J, Awwab H, et al. Stimulant drugs of abuse and cardiac arrhythmias. Circ Arrhythm Electrophysiol 2022;15:e010273.
  3. Noubiap JJ, Dewland TA, Montenegro GC et al. Illicit stimulants and ventricular arrhythmias: a longitudinal cohort study. Eur Heart J 2025;46:3639-3647.