Può la terapia ipolipemizzante essere considerata un’arma aggiuntiva per la profilassi al tromboembolismo venoso?
di Lorenzo Scalia
25 Giugno 2024

Il fenomeno del tromboembolismo venoso (TEV) è considerato tra le cause più comuni di morbilità e mortalità in ambito cardiovascolare. Considerando che la TEV è una malattia potenzialmente prevenibile, è importante individuare strategie efficaci di prevenzione sia primaria che secondaria. L’utilizzo di protocolli di tromboprofilassi con terapia anticoagulante risultano essere efficaci ma associati ad un aumentato rischio di sanguinamento e tassi di interruzione non infrequenti.

Pertanto, rimane un forte interesse da parte della società scientifica internazionale nella validazione di strategie alternative di prevenzione della TEV.

Il razionale dell’utilizzo statinico nei confronti del TEV è stato introdotto nel 2009 attraverso uno studio clinico randomizzato e controllato (RCT) chiamato JUPITER Trial. In questo studio, a persone relativamente sane con livelli elevati di proteina C-reattiva (CRP) e livelli normali di colesterolo lipoproteico a bassa densità (LDL-C), è stato somministrato un placebo o rosuvastatina.1 I risultati del trial hanno dimostrato che il tasso di TEV era significativamente ridotto nei pazienti trattati con rosuvastatina rispetto ai controlli, rispettivamente 34 contro 60 pazienti, con un follow-up mediano di 1,9 anni

Sono stati proposti diversi meccanismi molecolari inerenti alla riduzione della trombosi nei pazienti trattati con statine, tra cui la diminuzione del fattore tissutale, l’inibitore-1 dell’attivatore del plasminogeno (PAI-1), l’aumento dell’espressione dell’attivatore tissutale del plasminogeno (tPA), diminuzione dell’aggregazione piastrinica e aumento dell’espressione della trombomodulina.

L’avvento di nuovi agenti ipolipemizzanti (e.g. inibitori proteina PCSK9, acido bempedoico ed ezetimibe), ha rappresentato un caposaldo nella prevenzione sia primaria che secondaria di eventi cardiovascolari grazie ai loro potenti effetti in aggiunta o singolarmente alla terapia statinica. L’utilizzo di questi farmaci in altri ambiti di ricerca clinica, compreso il fenomeno del tromboembolismo, è ancora oggi molto limitato.

I risultati della metanalisi pubblicata da Ioannis Farmakis et. Al su European Heart Journal nel giugno 2024 hanno avuto come obiettivo principale quello di valutare l’evidenza inerente all’effetto comparativo dei vari agenti ipolipemizzanti ad oggi in commercio (sebbene non siano stati inseriti studi con acido bempedoico) nei confronti degli eventi tromboembolici in prevenzione primaria.2 Sono stati identificati 45 studi randomizzati (n = 254.933 pazienti), che hanno segnalato un totale di 2.084 eventi di TEV.

I dati dello studio hanno mostrato come rispetto al placebo, la combinazione dei PCSK9i con statina ad elevata intensità è stata associata alla maggiore riduzione del rischio di TEV (risk ratio [RR] 0,59; intervallo di confidenza al 95% [CI] 0,43–0,80), mentre si è verificata una tendenza verso la riduzione con monoterapia utilizzando statine ad alta intensità (RR 0,84; CI 0,70–1,02) e con statine a bassa/moderata intensità (RR 0,89; CI 0,79-1,00). La monoterapia con ezetimibe non ha influenzato il rischio di TEV (RR 1,04; CI0,83–1,30).

Si è verificato un aumento graduale dell’effetto riassuntivo della riduzione del TEV con l’aumentare dell’intensità della terapia ipolipemizzante.

La combinazione di un inibitore di PCSK9 più una statina ad alta intensità ha mostrato l’effetto maggiore con una riduzione fino al 41% del rischio di TEV nel contesto della prevenzione primaria rispetto al placebo (RR 0,66; CI 0,49–0,89).

Probabilmente gli effetti antinfiammatori delle statine e degli agenti ipolipemizzanti non sono stati sfruttati appieno, ad oggi, in particolare nel ridurre gli eventi associati al tromboembolismo venoso. Oltre al loro potenziale antitrombotico/antinfiammatorio, questi agenti dispongono di anni di dati clinici che non hanno evidenziato effetti collaterali di tipo emorragico, rendendoli una potenziale terapia aggiuntiva preventiva e sicura per la TEV.3

Bibliografia:

  • Robert J. Glynn, Eleanor Danielson, Francisco AH Fonseca, A Randomized Trial of Rosuvastatin in the Prevention of Venous Thromboembolism: the JUPITER Trial, N Engl J Med. 2009 Apr 30; 360(18): 1851–1861.
  • Ioannis T. Farmakis Lipid lowering for prevention of venous thromboembolism: a network meta-analysis, European Heart Journal 2024, 00, 1-9.
  • Joseph P, Glynn R, Lonn E, Ramasundarahettige C, Eikelboom J, MacFadyen J, et al. Rosuvastatin for the prevention of venous thromboembolism: a pooled analysis of the HOPE-3 and JUPITER randomized controlled trials. Cardiovasc Res 2022;118: 897–903.