Se ancora vi fosse necessità di fornire delle ragioni a favore della perdita di peso eccone un’altra: l’obesità favorisce la comparsa di fibrillazione atriale.
Negli studi di popolazione i soggetti obesi se paragonati a normo-peso presentano un rischio aumentato di comparsa di fibrillazione atriale di 2.4 volte. Questo dato si conferma anche negli studi condotti in soggetti sottoposti ad interventi di cardiochirurgia (rischio aumentato da 1.4 a 2.4 volte). Il rischio di FA aumenta progressivamente con l’aumentare del valore del Body Mass Index, non solo, ma in uno studio condotto alla Mayo Clinic la probabilità che la fibrillazione atriale parossistica si trasformi in fibrillazione atriale permanente aumenta anch’essa progressivamente con il valore di BMI. Non solo l’obesità in generale, ma è stato dimostrato che i depositi di grasso regionali e, in particolare, un’aumentata deposizione di grasso epicardico misurata con risonanza magnetica, rappresenta un potente fattore di rischio per FA.
L’obesità si associa soventemente all’ipertensione arteriosa, anch’essa potente fattore di rischio di fibrillazione, così pure la malattia ischemica del cuore e la sindrome metabolica. Nuovo è l’interesse sull’associazione di Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS), obesità e fibrillazione atriale. Le apnee notturne hanno una prevalenza che raggiunge il 90% nelle popolazioni di obesi, promuovono un’iperattività simpatica, si associano ad aritmie notturne e variabilità del battito cardiaco.
Altro aspetto da considerare, ora oggetto di approfondimento da parte degli studiosi è il rapporto tra obesità e “rimodellamento cardiovascolare”. Il rimodellamento degli atri del cuore che ha un ruolo così importante per la comparsa di fibrillazione atriale, è un processo eterogeneo caratterizzato dalla disorganizzazione dell’integrità elettrica secondaria all’effetto di stress di origine ischemica, metabolica o emodinamica sulle cellule cardiache atriali. Il risultato è la comparsa di infiammazione e fibrosi che crea un substrato pro aritmico. L’obesità si associa ad aumento del volume dell’atrio sinistro, può favorire, in associazione all’ipertensione, l’ipertrofia ventricolare e un’alterazione della funzione diastolica che promuove il rimodellamento atriale. La morfologia, la durata e la grandezza delle onde P all’elettrocardiogramma di superficie costituiscono un indice riproducibile e a basso costo della funzione atriale e questi parametri sono stati correlati ai valori di Body Mass Index. In un piccolo studio è stata riportata una differenza significativa nei periodi refrattari degli atri e delle vene polmonari nei soggetti obesi rispetto a normo-peso, suggerendo così la presenza del substrato pro-aritmico.
Più volte ci siamo occupati di obesità e per tanti suoi aspetti. Suggeriamo ancora la lettura delle varie news letter in archivio tra cui “Obesità: miti, supposizioni e certezze”.
Fonte
Magnani J.A., Hylek E.M., Apovian C.M. Obesity Begets Atrial Fibrillation. Circulation 2013;128:401-5
Casazza K, Fontaine K.R., Astrup A. et al. Myths, Presumptions, and Facts about Obesity. N Engl J Med 2013;368:446-54
Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma