Nelle calde notti d’estate….il rischio di ictus è più alto!!!!
di Vittoria Rizzello
02 Luglio 2024

Che il caldo aumenti il rischio di mortalità totale è ben noto e ogni estate i media riportano numerosi casi di morte imputabili all’esposizione alle temperature elevate, generalmente nelle ore diurne. Una robusta evidenza che l’incremento anche delle temperature  notturne rappresenti un pericolo per la nostra salute cardiovascolare è  stata appena pubblicata sull’ultimo numero di European Heart Journal.

Un gruppo di ricercati tedeschi ha valutato  l’associazione tra  le temperature notturne registrate nei mesi più caldi (da maggio a ottobre) nella regione di Augusta in Germania e il rischio di  ictus sia ischemico che emorragico. Il periodo di osservazione è stato compreso tra il 1 gennaio 2006 e il 31 agosto 2020. Sono stati considerati 11.037 ictus non fatali (642 emorragici, 7430 ischemici e 2947 TIA), ricoverati presso il Dipartimento di Neurologia dell’Ospedale  Universitario di Augusta. L’età media della popolazione è stata di 71.3 anni. L’entità dell’eccesso di caldo notturno è stata definita dall’ indice Heat Night Excess (HNE) che esprime  in gradi centigradi la somma dell’eccesso di temperatura registrata nei giorni in cui la temperatura notturna era superiore al 95esimo percentile della temperatura minima diurna durante tutto il periodo di osservazione (ossia di  circa 15°C che rappresenta il valore soglia). Un HNE di 0°C indica l’assenza di notti calde nei mesi analizzati, mentre un HNE di 40°C indica una somma totale di eccesso di temperatura oraria durante le ore notturne pari a 40°C. 

Una prima osservazione dello studio è stata che il numero di notti con temperature elevate è aumentato da 79 nel periodo tra il 2006 e il 2012 a 82 nel periodo tra il 2013 e il 2020 (p<0.05).

Durante l’intero periodo di osservazione è stato osservato un aumento statisticamente significativo del rischio di  ictus totale nelle notti con un caldo estremo notturno, definito come superiore al 97.5esimo percentile di HNE (OR 1.14; 95%IC 1.01-1.32). Tale aumentato rischio era statisticamente  significativo per l’ ictus ischemico (OR 1.16; 95%IC 1.02-1.35), anche embolico, ma non per quello emorragico (HR 1.04; 95%IC 0.83-135). Tale associazione rimaneva significativa anche dopo correzione per la temperatura media e massima diurna registrata nel periodo di osservazione.

Inoltre, l’analisi dell’andamento temporale del rischio ha dimostrato che  l’aumento di rischio è stato statisticamente significativo solo nel periodo 2013-2020, ma non nel periodo 2006-12 (p<0.05), con un numero assoluto di ictus nelle notti molto calde rispettivamente di 33 e  2.

L’analisi per sottogruppi ha documentato che in particolare le donne e la popolazione di età >60 anni hanno un rischio maggiore di ictus durante le notti più calde.

Considerazioni:

Il lavoro di He C e coll appare particolarmente attuale e interessante perché innanzitutto rappresenta un’ulteriore dimostrazione che l’incremento delle temperature degli ultimi decenni rappresenta un pericolo per la nostra salute oltre che per l’intero ecosistema e  inoltre, richiama noi medici alla necessità di educare la popolazione a una corretta interazione con l’ambiente e gli amministratori a mettere in atto delle politiche ambientali adeguate.

I meccanismi attraverso cui il caldo delle ore notturne può causare ictus possono essere  molteplici. Infatti, la disidratazione notturna (secondaria a sudorazione e a una insufficiente idratazione), aumentando la concentrazione e la viscosità del sangue, favorisce la formazione di trombi. Inoltre, la disidratazione  determina ipotensione e quindi ipoperfusione, che in presenza di stenosi carotidee o intracraniche può determinare ischemia cerebrale. A ciò si aggiunge che nelle notti molto calde possono verificarsi episodi di fibrillazione atriale favoriti da squilibri elettrolitici conseguenti ad eccessiva sudorazione, con conseguente rischio di ictus embolico. Infine, il caldo eccessivo può determinare deprivazione di sonno con aumento dei valori pressori.

Queste problematiche possono essere particolarmente rilevanti nei mesi estivi alle nostre latitudini e pertanto è importante educare i pazienti a idratarsi adeguatamente e mantenere dentro casa temperature fresche anche durante le ore notturne, ammettendo anche l’utilizzo di aria condizionata nelle notti più calde.  E’ infatti noto che, in particolare tra gli anziani, è comune un atteggiamento ostativo nei confronti dell’utilizzo dell’aria condizionata.

E’ inoltre altresì auspicabile che le amministrazioni locali mettano in atto delle strategie di intervento che favoriscano la diffusione di aree verdi e di infrastrutture resilienti ai cambiamenti climatici in particolare nei centri urbani, dove la problematica dell’aumento delle temperature è più rilevante.

Reference:

  1. He C, Breitner S, Zhang S, Huber V, Naumann M, Traidl-Hoffmann C, Hammel G, Peters A, Ertl M, Schneider A. Nocturnal heat exposure and stroke risk. Eur Heart J. 2024;45(24):2158-2166.