Il tabacco è la foglia essicata della nicotina, una pianta annuale, originaria dell’America Centrale, di cui esistono più di sessanta varietà, appartenente insieme alla patata, alla melanzana e al peperoncino alla famiglia delle solanacee. Il 90 per cento dei tabacchi coltivati nel mondo è rappresentato dalla nicotiana tabacum, i cui fiori sono ermafroditi, contengono cioè gli organi riproduttivi dei due sessi.
Secondo la tradizione a scoprire il tabacco fu Cristoforo Colombo. Nel giornale di bordo della Pinta è scritto che due marinai spagnoli, Rodrigo de Jerez e Luigi de Torres, sbarcati sull’isola di Cuba il 6 novembre 1492, incontrarono molti uomini e donne che tenevano in mano rotoli di erbe secche accesi ad un’estremità e dall’altra «li succhiavano e li assorbivano». Questi rotoli venivano detti nella loro lingua tabaccos, e le foglie impiegate erano quelle della cohiva, pianta che essi coltivavano da secoli. Il de Jerez portò con sé alcuni sigari, ma quando i suoi concittadini di Siviglia lo videro emettere fumo dal naso e dalla bocca lo credettero posseduto dal demonio e lo chiusero in carcere dove poco dopo morì.
Anche altrove gli uomini avevano imparato a fumare assai prima di Colombo: negli affreschi pompeiani sono raffigurati fumatori, e pipe di varia foggia sono state ritrovate negli scavi fatti in Europa e in Asia. Non si sa bene cosa fumassero: secondo Plutarco era diffuso l’origano, Plinio consigliava il farfara, i Vosgi fumavano l’arnica, i babilonesi l’hashish. A diffondere il tabacco in tutto il mondo furono soprattutto i missionari spagnoli e portoghesi: lo chiamavano «erba santa» e gli attribuivano proprietà magiche e medicamentose.
Le prime coltivazioni di tabacco vennero fatte in Portogallo e in Spagna nel 1518.
In Francia venne introdotto da un cappuccino, padre Thévet, ma a propagandarlo fu Nicot, ambasciatore in Portogallo, il quale ne fece omaggio a Caterina de Medici come rimedio contro l’ostinata cefalea che l’affliggeva. Il tabacco venne per questo chiamato «erba della regina», prima che «erba di Nicot». Linneo chiamerà nicotina in suo onore il principale alcoloide contenuto nelle foglie.
In Italia il tabacco venne portato dal Cardinale Tornabuoni e venne chiamato «erba di Tornabuoni» o «erba di Santa Croce». Ben presto insorsero reazioni contro l’infatuazione per il tabacco da parte dei religiosi. I papi Urbano Vili e Innocenzo X ne proibirono l’uso rispettivamente nel 1642 e nel 1650. Urbano Vili scomunicò i fumatori. Nel 1690 cinque monaci di Santiago che seguitavano a usare e a propagandare il tabacco vennero sepolti vivi. Il sultano di Turchia, lo scià di Persia e lo zar di Russia emisero numerose condanne a morte di fumatori recidivi. L’esploratore Sir Walter Raleigh, che importò in Gran Bretagna il tabacco dalla Virginia, venne decapitato. Una ditta americana chiamerà questo tipo di tabacco col suo nome. Questi drastici provvedimenti contro il tabacco non ne limitarono la diffusione. Luigi XIII, invece, incoraggiò l’uso del tabacco e il Cardinale Richelieu mise, nel 1629, una tassa sui tabacchi importati dall’America. Colbert nel 1674 creò il primo monopolio di stato: in breve tempo fruttò 22 milioni di franchi l’anno. Necker la definirà la più dolce, impercettibile e abile invenzione fiscale. Napoleone perfezionò il regime di monopolio creando, nel 1810, il SEITA «Service d’Exploitation industrielle des Tabacs et des Allumettes.» Una bella signora pregò un giorno Talleyrand di prendere provvedimenti contro il fumo «nocivo e fastidioso»: «riconosco, signora, che lei ha pienamente ragione, e non appena mi indicherà una virtù capace di far entrare nelle casse dello stato 120 milioni l’anno, io proibirò questo vizio orribile», rispose il ministro. La sigaretta venne introdotta nella seconda metà del secolo scorso; George Sand viene accusata di averla fatta diventare di moda, oltre che di aver aggravato la malattia polmonare di Chopin. La sua diffusione si ha dopo la prima guerra mondiale. Dopo la seconda si diffonde l’abitudine del fumo di sigaretta fra le donne.
L’umanità è costituita per il 50 per cento da fumatori, per il 25 per cento da ex-fumatori, e solo il restante 25 per cento è refrattario.
Non esiste al mondo altra pianta che abbia avuto una fortuna paragonabile a quella del tabacco.
Link utili: