LO STUDIO CANTOS: NOVITA’ NELLA CURA DELL’ATEROSCLEROSI
di Antonella Labellarte
13 Settembre 2017

Da più di 20 anni si parla dell’ ”ipotesi infiammatoria” nel meccanismo di formazione, crescita, fissurazione e rottura della placca aterosclerotica. Le cellule infiammatorie e i segnali da queste inviati contribuiscono al danno della parete dei vasi, innescando così i processi aterotrombotici.
Il processo infiammatorio contribuisce all’instabilità della placca e l’erosione, la fissurazione e la rottura della placca costituiscono il substrato che ha per temibile conseguenza la formazione del trombo e quindi l’infarto del miocardio.

Sono anni, infatti, che studiamo la “placca vulnerabile”. Ma l’ipotesi infiammatoria, ad oggi, confermata non è.

Al recente congresso europeo, tenutosi a Barcellona in agosto, sono stati presentati i dati del CANTOS (Canakinumab ANti-inflammatory Thrombosis Outcomes Study) Trial.

Il canakinumab farmaco anti-infiammatorio, un anticorpo monoclonale umano che blocca l’interleuchina-1 beta (IL-1β), citochina pro-infiammatoria, viene solitamente utilizzato per la cura dell’artrite gottosa, malattie autoimmuni e sindromi infiammatorie. I ricercatori, somministrando il canakinumab, hanno voluto testare l’ipotesi che riducendo la componente infiammatoria, senza agire sui livelli di colesterolo, si potesse ridurre il rischio di eventi cardiovascolari.

Il trial randomizzato in doppio cieco ha coinvolto 10.061 pazienti ad alto rischio (età media 61 anni, 74% maschi) con pregresso infarto miocardico e valori persistentemente elevati di proteina C reattiva ad alta sensibilità (hs-CRP ≥2mg/L).  Il 93% dei partecipanti erano trattati con statine ad alto dosaggio, più di un terzo erano affetti da diabete, un quarto erano fumatori attivi. Nello studio sono stati utilizzati 3 dosaggi di canakinumab, 50 mg, 150 mg e 300 mg versus placebo, somministrati per via sottocutanea ogni 3 mesi.
Ebbene il gruppo trattato con 150 mg ha presentato una riduzione del 15% del rischio composito di infarto miocardico e ictus non fatali e morte cardiovascolare (end point primario dello studio); la riduzione è stata significativa anche per il secondo end point composito che comprendeva l’ospedalizzazione per angina instabile con necessità di rivascolarizzazione urgente.
La dose di 50 mg non è risultata efficace, mentre quella di 300 mg non ha raggiunto la soglia predeterminata per la significatività statistica.
I valori di colesterolo sono rimasti costanti per tutta la durata dello studio, mentre i valori di hs-CRP si sono significativamente ridotti nei tre gruppi (del 26%, 37% e 41% rispettivamente nei gruppi trattati con 50, 150 e 300 mg).

Il CANTOS trial ha suscitato commenti entusiastici: per la prima volta dopo molti anni vi è la dimostrazione dell’effetto biologico di una classe di farmaci che, non agendo sul colesterolo bensì sull’infiammazione, porta sostanziali benefici alla popolazione di pazienti ad alto rischio affetti da cardiopatia ischemica. Da molto tempo utilizziamo farmaci come le statine o l’aspirina che, al di là del proprio meccanismo d’azione, hanno verosimilmente anche un effetto anti-infiammatorio e hanno dato ottimi risultati nella cura della cardiopatia ischemica.

Lo studio CANTOS aprirebbe nuove strade per la comprensione dei meccanismi alla base dell’aterosclerosi, la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci.

Fonti:

Paul M Ridker, Brendan M. Everett, Tom Thuren et al. for the CANTOS Trial Group Antiinflammatory Therapy with Canakinumab for Atherosclerotic Disease. .N Engl J Med 2017; 377:1119-1131September 21, 2017DOI: 10.1056/NEJMoa1707914.

Antonella Labellarte
Cardiologa
Ospedale S. Eugenio, Roma