In un recente articolo apparso su Circulation (2019, 140,2:117-125) sono stati pubblicati i dati relativi allo Swedish National Board of Health and Welfare ed allo Swedish Military Service Conscription Register. La numerosità del campione è impressionante: 1.668.893 maschi (età media 18.3 anni, DS 0.7 anni) valutati per la leva obbligatoria dal 1969 al 2005, in cui sono disponibili IMC, pressione arteriosa, e malattie evidenti, oltre a dati di performance fisica.
Tutti i dati sono stati confrontati prospetticamente con il National Hospital Register and Cause of Death Register e suddivisi in base all’eventuale presenza di patologia cardiaca riscontrata in epoca successiva alla leva: dilatativa, ipertrofica, alcool/droghe-correlata, ed altre. Il follow-up mediano è stato di 27 anni, con 4.477 casi di patologia cardiaca riscontrati: 2631 (59%) dilatativa, 673 (15%) ipertrofica e 480 (11%) correlabile ad alcool e/o droghe. Un IMC crescente era legato al rischio di cardiopatia, specie dilatativa, partendo da un IMC normale (IMC = 22.5-<25 kg/m2; hazard ratio, 1.38 [95% CI, 1.22-1.57]), anche dopo aggiustamento per età, anni di follow up, centro di valutazione e malattie concomitanti.
L’incremento del rischio era pari ad otto volte per un IMC ≥35 kg/m2 in comparazione con un IMC tra 18.5 e <20 kg/m2. Ogni incremento di 1 unità di IMC portava ad un consistente incremento del rischio di cardiopatia = 1.15 (95% IC, 1.14-1.17) per le dilatative, 1.09 (95% CI, 1.06-1.12) per le ipertrofiche e 1.10 (95% IC 1.06-1.13) per le alcool/droghe-correlate. Con tutti i limiti di un’analisi di questo tipo, la casistica è enorme e spinge a prestare maggiore attenzione al nostro peso.
Le maniglie dell’amore – su base nazionale – è forse meglio non averle quando si è ragazzi.
Prof. Claudio Ferri
Direttore della Scuola di Medicina Interna
Università degli Studi L’Aquila