L’INCONTRO DEI CUORI
di Ivan Battista
18 Ottobre 2016

Aristofane, nel Simposio di Platone, narra il mito dell’androgino dal quale è stata tratta l’idea che esista un’anima gemella per ognuno di noi. Questa convinzione è un mito, per l’appunto, e possiede  il solo “pregio” di fuorviare la migliore e più corretta predisposizione all’amore.  Spesso si pone come alibi inattaccabile contro i nostri fallimenti amorosi: “Non era la mia anima gemella”…  e ci assolviamo con formula piena.  Sulla base di tale convinzione si è sempre predisposti a ricominciare da capo, abbandonando la relazione d’amore che non ha funzionato, senza mai chiedersi approfonditamente perché si è conclusa. Ciò giacché non tanto è complesso capire le responsabilità del compagno quanto comprendere ed ammettere le nostre. Non c’è nulla di più utile al funzionamento di un incontro di cuori che rendersi conto delle nostre deficienze e peculiarità psichiche.

Siamo spinti l’uno verso l’altra da potentissime forze oscure e primarie oltre che da fattori più in luce e comprensibili razionalmente. Se è vero che la bellezza esiste ed è incontestabile è anche vero che è essa ad attrarci di più in prima battuta. Sembra che la leggiadria sia dovuta alla proporzione simmetrica dei tratti somatici. Più simmetria si riscontra, più è alta l’immunocompetenza in un soggetto, sostiene la medicina moderna. È la proporzione dei tratti corporei a porsi quale garante contro le malattie. Ognuno di noi è attratto dalla bellezza, scrigno di simmetrie, perché sceglie inconsciamente il partner che offre maggiori garanzie di salute e quindi di sopravvivenza dei nostri geni da tramandare. Un’ottima strategia contro l’estinzione della specie.

Almeno da Vitruvio fino alla recente architettura, la ricerca della simmetria sembra essere uno degli aspetti più importanti per i costruttori. La simmetria, garante della bellezza anche edile, allenta le tensioni percettive nell’essere umano e lo dispone ad un sentimento di serena ammirazione, molto funzionale alla sua salute psicofisica. Un palazzo ben costruito, funzionale e ricco di ornamenti allarga il cuore e favorisce nel cervello il rilascio di ormoni endorfinici, antagonisti delle catecolamine. (Battista, I., 2015).

Per fortuna l’incontro dei cuori non viaggia soltanto sospinto dalle forze potenti in ombra. Siamo animali fortemente culturali e un ruolo fondamentale lo gioca anche la corrispondenza degli ideali e degli interessi, in una parola: la visione del mondo che ognuno s’è formato col crescere. Quindi, come ci racconta Thomas Hardy (Hardy, T., 1874) nel suo romanzo Via dalla pazza folla, la bellezza pur restando un forte impulso all’incontro d’amore non si pone a garanzia della sua durata quanto la coincidenza delle weltanschauung, delle concezioni di vita. Diciamo che un mix delle due cose costituirebbe la pozione giusta per un incontro duraturo che renda felici e sani i cuori che s’incontrano.

Lo psicanalista britannico John Bowlby, con le sue teorie dell’attaccamento espresse in Costruzione e rottura del legami affettivi, ci spiega come nascono e si sviluppano i legami sentimentali. Per l’educazione di un bambino è indispensabile comportarsi in modo che nessuno dei due impulsi principali, amore e odio, percepiti fin dalla più tenera età, diventino in lui troppo forti. L’affetto dei genitori è fondamentale, con il loro amore faranno sì che il desiderio libidico e l’odio non attecchiranno in maniera scorretta. Se da parte dei genitori non ci sarà questa attenzione, egli fino alla più tarda età tenderà a cercare costantemente l’amore e ad odiare chi non si cura di lui. Ovviamente c’è tanto altro nel testo di Bowlby che per ragioni di spazio e di comunicazione non posso riportare in questo articolo. Lascio, perciò, ai più intrepidi la lettura del suo importantissimo libro che evidenzio in bibliografia. (Bowlby, J., 1979).

Un altro straordinario psicoanalista, Guido Crocetti, inoltre, nel suo libro Legami imperfetti (Crocetti, G., 1997) ci segnala quanto, oltre le qualità in luce, il legame d’amore spesso è sotteso da tendenze psicologiche particolari, se non da vere e proprie psicopatologie reciproche ad incastro. Esempio: se io sono una personalità tendenzialmente sadica mi incastrerò alla perfezione con una tendenzialmente masochistica. Non è difficile da comprendere. Se il mio partner masochista mi chiedesse con brama di essere umiliato e/o picchiato e io fossi veramente, ma veramente un sadico, risponderei di no. Chiaro, vero?  Fuor di battuta, sono tantissime le coppie che, senza nemmeno rendersene conto, si fondano su queste patologie reciproche ad incastro. Paradossalmente, tali legami affettivi “perversi” sono anche duraturi perché è davvero difficile interrompere un rapporto così “malato”. L’asperità di uno si pone alla perfezione nella disponibilità oltremodo accogliente dell’altra. L’assenza dell’uno sarebbe la massima disconferma alla ragion d’essere dell’altra.

L’incontro dei cuori non è poi una cosa così aleatoria e inspiegabile. Come sostengo nel mio libro Assalto all’amore (Battista, I., 2012), basterebbe una buona educazione ai sentimenti per evitare tanto dolore e anche tante tragedie di vita, compresi gli omicidi per amore. Purtroppo, mentre nella prima parte della vita siamo oggetto di un investimento didattico a dir poco massivo, nella seconda, la più difficile da vivere, siamo abbandonati a noi stessi. A parte le onnipresenti organizzazioni parrocchiali che offrono un’interpretazione troppo fideistica e poco tecnica dello stare insieme, nel nostro Paese i corsi sull’educazione al sentimento sono rarissimi. Quelli validi, poi, si contano sulle dita di una mano. Capire perché ci piacciamo, c’incontriamo, ci cerchiamo, ci amiamo, sbagliamo, ci lasciamo, soffriamo e ricominciamo a cercare l’amore è un discorso complesso, ma non inspiegabile. Ad esempio una delle frasi più banali che sento in continuazione sull’amore è che rende soli; nel senso che i due amanti provano un sentimento di estraniamento dal mondo perché si fissano e percepiscono solo la presenza l’uno dell’altra.
Allora, cominciamo a capire che in un incontro amoroso a due non si è assolutamente soli perché saranno presenti almeno otto convitati. In lui: l’Io, l’Io ideale, l’archetipo dell’Ombra (tutto ciò che di più primordiale e sconveniente siamo e non vorremmo essere), l’archetipo dell’anima (il portato fantasticato del femminile nella mente dell’uomo). In lei: l’Io, l’Io ideale, l’archetipo dell’Ombra, l’archetipo dell’animus (il portato fantasticato del maschile nella mente della donna).

L’amore rende soli? Mai sentita una imprecisione più grande. Dunque, l’amore è una forza poliedrica incessantemente in movimento, ma ha i suoi punti fermi che solo uno specialista può spiegare. Chi ha studiato parecchio l’argomento non è un mago risolutore delle pene d’amore, ma può contribuire molto al più vantaggioso incontro dei cuori, garantendone in qualche modo la migliore salute. In alcuni casi, anche e soprattutto, sostenendo il loro migliore e meno sofferente allontanamento.

Fonti:

Battista, I. 2012 Assalto al’amore, Contro le banalità del più antico e nobile dei sentimenti, Nuova Ipsa, Palermo
Battista, I. 2015 Psicoarchitettura, Riflessioni di uno psicologo sull’arte di costruire, Gangemi Editore, Roma
Bowlby, J. 1979 Costruzione e rottura del legami affettivi, Raffaello Cortina, Milano, 1982
Crocetti, G. 1997 Legami imperfetti,  Armando, Roma
Hardy, T. 1874  Via dalla Pazza folla, Garzanti, Milano, 2002

Ivan Battista
Psicologo, psicoterapeuta, docente presso la Scuola Medica Ospedaliera,
Ospedale Santo Spirito, Roma