L’ELISIR DI MEFISTOFELE
di Eligio Piccolo
12 Marzo 2018

Non mi sarà facile far capire a voi ciò che da medico io stesso fatico a razionalizzare, ma confido nella dea della semplificazione che talvolta mi sorregge. Anche perché l’argomento che sto per affrontare è di quelli che si collegano in qualche modo alla filosofia del vivere, al sogno dell’uomo, e della donna, di poter prolungare la propria giovinezza, di imitare l’ineffabile Faust, senza vendersi l’anima si capisce. Ma che si collegano pure con le grandi conquiste della scienza medica, con la soddisfazione del paziente e del medico di vedere il colesterolo cattivo scendere nonostante molti non cambino per nulla le loro abitudini alimentari, mentre l’industria farmaceutica continua ad accendere ceri a “san” Akira Endo, l’inventore delle statine.

Non vorrei presumere, ma, modestamente come dicono a Napoli, tempo fa scrissi sulle pagine del Centro per la Lotta contro l’Infarto che il colesterolo, tanto inquisito fin dai tempi degli esperimenti russi sui conigli, ossia da oltre un secolo, non è un veleno, ma un nutrimento base, soprattutto per il cervello, che ne contiene più di quanto ne denunciamo noi nelle uova, nel burro e nel lardo di Colonnata.

La novità che rinforza oggi questa osservazione è uno studio portato quasi a termine da differenti gruppi di ricerca del Centro per la Complessità e Biosistemi dell’Università di Milano e pubblicato su Scientific Reports di marzo 2017. Nel quale, e qui viene il bello della spiegazione difficile, si è documentato che abbassando in modo importante il colesterolo con statine o altre molecole, come la betulina, si provoca uno “scompaginamento” delle proteine, quali la neuroserpina, che proteggono i nostri neuroni. E a questo punto però mi fermo con la citazione di termini e di meccanismi, per voi e per me ostrogoti, e vado direttamente alle conclusioni di quelle sofisticate microricerche. O meglio, alle estrapolazioni che quei bravi studiosi si sentono autorizzati a fare, non senza un pizzico di fantasia latina, che, lasciatemelo dire, è spesso premonitrice di ottime scoperte.

Una conclusione che mi permetto di esprimere con la seguente semplificazione: ridurre drammaticamente il colesterolo, potrebbe  rendere le nostre nobili custodi del pensiero e della memoria permeabili a quelle proteine che altri insigni autori del passato, come Alzeimer e Parkinson, avevano trovato nelle cellule del tessuto nervoso oramai degenerato.

Negli ultimi anni sono stati giustamente segnalati gli effetti secondari o nocivi dei farmaci, quasi quanto le denunce della magistratura di persone indagate per illeciti vari. In campo cardiologico ad esempio vanno ricordati la digitale e alcuni antiaritmici, che in altre epoche venivano prescritti senza precisi criteri, e che non raramente rischiavano di accorciare la vita più di quanto non lo facessero la stessa aritmia o l’insufficienza cardiaca lasciate libere di agire. Oggi essi sono stati ridimensionati o addirittura abbandonati. In altre realtà mediche si potrebbero  ricordare le molte terapie “alternative”, che non alternano un bel nulla e che spesso prendono il posto di quelle veramente efficaci. Per non parlare poi di certi effimeri  rifacimenti della chirurgia estetica che in molti casi, oltre a non togliere gli anni, rendono le signore amimiche quanto un parkinsoniano o una mummia egizia.

Insomma, a farla breve, pare proprio che Johann Wolfang von Goethe abbia avuto una grande intuzione nel descrivere l’uomo, il Faust, incapace di sfuggire alle illusioni che l’eterno Mefistofele gli offriva, e che continua ad offrirci con sempre nuove suggestioni e inganni del suo Elisir.

Eligio Piccolo
Cardiologo