Gli acidi grassi polinsaturi, omega-3 rappresentano un elemento importante della dieta mediterranea e svolgono un ruolo protettivo per il sistema cardiovascolare.
L’effetto benefico di queste molecole, di cui i pesci sono ricchi, deriva dall’integrazione degli acidi eicosapentanoici (ESA) e del loro precursore acido alfa-linoleico (ALA), all’interno delle membrane dei miocardiociti. Le catene lipidiche espletano a livello delle membrane fosfolipidiche un’azione protettiva sul danno cellulare, antagonizzando l’infiammazione provocata dall’ischemia (con il rilascio di sostanze antinfiammatorie).
Nell’ultimo numero di JACC Lazaro et al S (1) hanno studiato 944 pazienti consecutivi con infarto tipo STEMI trattato con PTCA primaria, fornendo mediante la tecnica della cromatografia a gas la misurazione indiretta dell’assunzione con la dieta di omega-3 di acidi grassi sierici contenuti nel pesce ( EPA ) o di origine vegetale (ALA).
L’end-point primario dello studio è stata l’incidenza di eventi cardiovascolari maggiori, mortalità per tutte le cause e ricovero per cause cardiovascolari al follow-up di 3 anni. I tassi di tali eventi sono stati rispettivamente del 22.4%, 11.4% e 13.8%.
L’ EPA sierico al momento dello STEMI era inversamente associato all’incidenza di eventi cardiovascolari maggiori (MACE) ed all’ospedalizzazione per cause vascolari (HR 0.76 e 0.74 rispettivamente). L’ ALA sierica era invece inversamente correlata alla mortalità (HR: 0.65).
Conclusioni:
Questo studio chiarisce ulteriormente il ruolo benefico degli acidi grassi omega 3 nella prevenzione delle patologie cardiovascolari, mostrando che livelli di omega-3 plasmatici sono inversamente proporzionali al rischio di sviluppare eventi CV maggiori o al rischio di nuove ospedalizzazione in soggetti ricoverati per infarto miocardico.
A sostegno dell’ipotesi di “protezione dei miocardiociti dai danni ischemici”, lo stesso gruppo di ricercatori ha pubblicato qualche anno fa un interessante studio che evidenziava come il livello di omega 3 circolanti fosse associato ad un ridotto “infarct size” valutato alla risonanza magnetica cardiaca (2).
In precedenza trial randomizzati, come il REDUCE IT (3) avevano dimostrato che alte dosi di EPA in pazienti ad elevato rischio cardiovascolare, con ipertrigliceridemia, erano in grado di ridurre in maniera significativa i principali endpoint ischemici.
L’originalità del lavoro di Lázaro e colleghi è nell’aver studiato per la prima volta il valore prognostico dei livelli di acidi omega 3 in un campione ampio di pazienti con STEMI con un follow up a lungo termine.
Questo dato dimostra ancora una volta i benefici della nostra dieta mediterranea, ricca di pesce, e verdure.
Bibliografia
- Lázaro I, Rueda F, Cediel G, et al. Circulating omega-3 fatty acids and incident adverse events in patients with acute myocardial infarction. J Am Coll Cardiol. 2020;76:2089-2097.
- Sala-Vila A, Fernández-Jiménez R, Pizarro G, et al. Nutritional preconditioning by marine omega-3 fatty acids in patients with ST-segment elevation myocardial infarction: A METOCARD- CNIC trial substudy. Int J Cardiol 2017;228: 828–33.
- Bhatt DL, Steg PG, Miller M, et al. Cardiovas- cular risk reduction with icosapent ethyl for hypertriglyceridemia (REDUCE IT trial). N Engl J Med 2019;380: 11–22.