L’ASINO DI BURIDANO E IL CANE DI PAVLOV
di Eligio Piccolo
09 Maggio 2019

L’apologo di Buridano era un’immagine assurda, creata allo scopo di estremizzare un concetto, l’esperimento di Pavlov, invece, fu il risultato inatteso ma ricercato di un vero e proprio esperimento scientifico.
Giovanni Buridano, Jean Buridan, filosofo dell’Università di Parigi nel XIV secolo, confutando certe teorie di Aristotele secondo cui la volontà umana seguiva le vie dell’intelletto per assicurarsi la scelta giusta, le contrastava ipotizzando la storiella dell’asino che, messo di fronte a due tipi di foraggio ugualmente appetibili, nell’incertezza di quale scegliere morì di fame. D’altra parte, il fisiologo Ivan Petrovich Pavlov, Nobel della medicina per la scoperta dei riflessi condizionati, aveva osservato che se un cane veniva richiamato contemporaneamente da due tipi di riflessi condizionati, ugualmente attivi quando applicati isolatamente, l’animale non ne eseguiva alcuno e nell’indecisione si addormentava. Quindi, di fronte al dubbio della scelta l’asino moriva, il cane invece cadeva nel sonno.

Nella storia dell’umanità le situazioni di incertezza cui conseguono eventi spiacevoli o luttuosi sono moltissime. Tito Livio ricordava che mentre il Senato Romano si perdeva in discussioni inutili Annibale espugnava Sagunto (“dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”). Carlo Alberto, quello della carducciana “fatal Novara”, passò alla storia come il re tentenna. Ma il più emblematico di tutti, immortalato da Shakespeare, rimane il principe Amleto, sul cui “essere o non essere” caddero molte teste, compresa la sua.

D’altro canto, le situazioni di sicurezza e il conseguente decisionismo premiarono invece altri personaggi, secondo il detto virgiliano: “audaces fortuna juvat”. Ne sono esempio Cesare con l’“alea jacta est”, il dado è tratto, e Napoleone con “le soleil d’Austerlitz se leva radieux”, il sole durante la battaglia di Austerlitz vinta sorse radioso. Ma nella storia ci sono stati anche molti  avvenimenti in cui le trattative, la diplomazia, hanno dato risultati positivi, di più che se si fosse andati allo scontro; forse grazie all’addormentamento dei problemi, ma certamente con meno morti e distruzioni.

In medicina le situazioni di incertezza sono altrettanto numerose, se non di più, sia da parte del paziente che del medico. Forse conviene ricordare una riflessione di Spinoza dopo aver letto l’apologo di Buridano: “nel caso mi domandaste se l’uomo nelle stesse condizioni si comporterebbe come quell’asino direi che è possibile, ma alla domanda se un tale uomo sia da considerare un asino o un uomo, risponderei di non saperlo, come non so in qual modo siano da considerare chi si impicca o i bambini, gli stolti, i pazzi, ecc”. Va ricordato inoltre che il paziente ha dalla sua una grande giustificazione, l’ignoranza, l’assenza di ogni informazione dalla scuola dell’obbligo, e la conseguente diffidenza e riluttanza a ragionare di ciò che non conosce e che oltretutto gli dà spesso apprensione. D’altro canto il medico un tempo era libero di agire secondo coscienza perché la sua e l’altrui ignoranza lo rendevano immune da critiche e da ritorsioni; oggi lui stesso  sente i propri limiti decisionali, il carico delle maggiori certezze diagnostiche e terapeutiche, deve sempre più aggiornarsi, ricorrere agli accertamenti in progressiva evoluzione e alla corresponsabilità di altri colleghi. Mentre la parte “avversa”, forse più i familiari che il malato, muniti di quell’informazione mal costruita dai media, che li fa sentire come il contadino che confonde l’esperienza con la laurea in agraria, ha un nuovo tutore, la querela, talvolta giustificata, ma che più spesso lega le mani al medico.

I vecchi medici che come me, hanno avuto la fortuna di passare dal periodo in cui le proprie decisioni avevano la comprensione di chi vi si affidava, mentre loro stessi giuravano su Ippocrate e sui propri limiti, hanno potuto avere una graduale formazione parallelamente con i progressi medici. Il confronto fra loro e chi li  giudicava è stato altrettanto graduale sia nell’accusa che nella difesa. Oggi il prezzo pagato alle assicurazioni per tutelare l’azione del medico va progressivamente aumentando. E poiché curare e guarire diviene sempre più complesso e costoso, mentre l’ignoranza del paziente rimane la stessa, con l’aggravante di essere supportata dalla presunzione e dalla disinformazione (vedi i vaccini), speriamo si formi una nuova reazione immunitaria capace di prevenire il sonno del cane o l’inedia dell’asino nella decisionalità del medico.

Eligio Piccolo
Cardiologo